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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Terza età: servono nuovi modelli per nuovi bisogni

Presentato a Udine il risultato di una ricerca commissionata dalla Cisl a Uniud che getta le basi per un'innovazione dei servizi dedicati agli anziani e alle persone fragili

Ripensare il sistema dei servizi di protezione sociale alla persona, anziani e fragili, in termini completamente nuovi. Un'esigenza impellente in Friuli-Venezia Giulia che si presenta fra le regioni più anziane d’Europa, al decimo posto. Il 26,4 per cento della popolazione ha più di 65 anni e l’8,5 per cento più di 80. Con un trend di crescita per i prossimi anni molto significativo: nel 2030 le statistiche ci dicono che avremo 356 mila over sessantacinque anni, circa il 33 per cento della popolazione regionale.  Ad oggi l’indice di vecchiaia in Fvg risulta del 223 per cento, a fronte del 178,4 per cento registrato a livello nazionale. La soluzione non può essere solo la tradizionale casa di riposo. "Per nuove esigenze bisogna pensare a nuove soluzioni - dice il vicegovernatore Riccardo Riccardi - un percorso che ha bisogno di alleanze con tutti i portatori di interesse, dal privato sociale al Terzo settore fino ai sindacati. Una rivoluzione culturale che deve dare risposte a fenomeni nuovi e che per farlo deve necessariamente modificare l'esistente".

L'indagine

Lo studio della Cisl Fvg e della Fnp Cisl regionale, affidato al dipartimento di scienze economiche e statistiche e coordinato dal professor Andrea Garlatti dell’università di Udine dell’Università di Udine, ha come obiettivo quello di delineare una serie di misure e interventi, ricollocabili anche all’interno del recovery fund, per rendere maggiormente funzionale e rispondente ai fabbisogni della popolazione più vulnerabile, il sistema dell’offerta sociosanitaria sul territorio. Un’offerta oggi carente almeno sotto tre punti di vista: pressoché esclusivo riferimento ai servizi in struttura, anziché verso la permanenza domiciliare del soggetto bisognoso di assistenza; insufficiente utilizzo delle tecnologie digitali e di integrazione organizzativa tra figure professionali; sistema di finanziamento dei servizi molto impegnativo per le famiglie e non sempre adeguato per l’equilibrio economico dei gestori.

In Friuli

Attualmente, in Friuli-Venezia Giulia, risultano oltre 37mila 800 anziani non autosufficienti, tra strutture residenziali e assistenza a domicilio, e poco più di 44mila 100 anziani ancora autonomi ma catalogati come fragili o ad altissimo rischio di perdita della propria autonomia. Guardano sempre alle proiezioni, soprattutto i numeri dei non autosufficienti tenderanno a crescere, superando le 43mila 600 unità nel 2030, 48mila 600 nel 2040 e sfiorando le 60mila unità dieci anni dopo, nel 2050, passando dall’attuale 15,3% al 28,6% nei prossimi venti anni e al 45,3% nei prossimi trenta.

Riguardo allo stato di salute della popolazione anziana, in Friuli-Venezia Giulia si stima che 1 ultra-sessantaquattrenne su 8 sia disabile e 1 su 10 in condizioni di fragilità, ovvero on autonoma nello svolgimento di due o più funzioni complesse, come, ad esempio, preparare i pasti, assumere farmaci, gestirsi economicamente.

Le proposte

Tre gli elementi chiave su cui fondare le prossime mosse: privilegiare la domiciliarizzazione, calmierare le rette delle case di riposo, aumentare e regolamentare il rapporto pubblico/privato. Al centro deve esserci la persona. La ricerca commissionata dalla Cisl all’Università di Udine proseguirà nei prossimi mesi con l’elaborazione di una short list di soluzioni innovative coerenti con il contesto locale e l’identificazione di alcune azioni principali da intraprendere. “Crediamo che un processo virtuoso, come quello delineato sopra, non solo potrebbe dare maggior soddisfazione agli utenti, ma anche generare un volano aggiunto economico, amplificando in senso positivo la spesa pubblica investita” concludono per la Cisl Fvg e la Fnp Cisl, i segretari Luciano Bordin e Renato Pizzolitto

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