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Giovedì, 25 Aprile 2024
Friuli Doc

"C'era una volta Friuli Doc", perché non è più così?

Come è l'edizione 2022 vista da chi non ha vissuto gli esordi della manifestazione che vuole celebrare le eccellenze friulane, ma l'ha conosciuta solo nella versione degli ultimi anni

C’era una volta Friuli Doc. Per me era una vera festa dei sapori. Sono veneta e conoscevo poco i miei "vicini di casa" prima di trasferirmi da queste parti. Ci sono venuta ogni anno da quando gli amici udinesi conosciuti all’università mi portarono in città per un "evento imperdibile". Parole loro. Volevano farmi conoscere le prelibatezze locali. Perché a me mangiare è sempre piaciuto. Ma ancora di più adoro scoprire nuovi piatti, ricette diverse, sapori inusuali. E la cucina friulana è zeppa di piatti interessanti, ricchi di influenze dei paesi vicini.

Com'era

Così, mappa alla mano, mi segnavo tutto quello che volevo assaggiare, in quella che consideravo un’occasione unica: nello stesso posto, per quattro giorni, potevo accedere a tutti i piatti friulani che desideravo. Ogni anno il giro, da giovedì a domenica sera, era più o meno lo stesso. I cambiamenti in corso d’opera erano dettati esclusivamente dall’afflusso di gente. In fondo c’erano sette pasti da consumare nell’arco di tempo della manifestazione. A casa facevo solo la colazione. Ma con lo strudel preso rigorosamente in una delle bancarelle di via Vittorio Veneto. Ogni anno, anche quando poi mi sono trasferita in città perché ho sposato un friulano, si iniziava con il fritto misto di Marano Lagunare il giovedì sera. Secondo la convinzione che l’olio fosse ancora fresco e quindi fosse il momento migliore. Poi, in ordine sparso, i cjarsons della Carnia, il prosciutto di Sauris e le perle di formaggio di Ovaro in piazza Duomo, il toro e le costicine su in castello, il frico di Carpacco, gli gnocchi di Godia, il bisteccone e gli gnocchi di susine del Tarvisiano. E via così. E i dolci? Frittelle di mele a go go, gelato con i lamponi caldi di Avasinis e le fragole con la panna di Attimis. Un tripudio di piatti gustosi e indimenticabili. La città era in festa. C’era un sacco di gente in giro, incontravi persone che non vedevi mai. Era bellissimo. Non sono mai riuscita a capire quelli che scappavano dalla città in occasione del Friuli Doc. Ho sempre pensato che forse il mio entusiasmo fosse dovuto al fatto che non sono di Udine, che sono una “foresta” come si dice qui. Il rito di tutti i pranzi e le cene agli stand della manifestazione è durato nel tempo.

Com'è

Per l’edizione 2022, in ragione di tutto quello che ho sempre vissuto e amato, erano proprio alte le mie aspettative. Dopo un’edizione 2020 cristallizzata a causa della pandemia e una 2021 sottotono, sempre per la stessa ragione, mi aspettavo grandi cose per quest’anno. La verità? Sono rimasta un po’ delusa. Dov’è la sagra delle sagre che mi ha sempre entusiasmato? Mancano tante pro loco, gli stand appaiono scarni, ci sono meno bancarelle e, in generale, mi sembra tutto un po’ meno festoso, un po’ confuso e un po’ poverello. Come se mancasse qualcosa anche nell’atmosfera. Per non parlare dell’aumento dei prezzi, aspetto che si fa sempre più marcato di anno in anno. A fronte di un servizio basico per chi vuole mangiare negli stand si prospetta un conto da ristorante.

Come sarà

Non so se è una responsabilità del post pandemia. O se Friuli Doc, come l’ho conosciuto e amato io, si sta sgretolando sotto le critiche. Critiche che lamentavano una città invivibile, piena di ubriachi, senza nessun risvolto economico per gli esercenti della città. Il ritorno al passato con le osterie e i ristoranti coinvolti lo rende meno accattivante ai miei occhi? Forse. Ho sempre vissuto Friuli Doc come una grande sagra con i suoi stand affollati, i piatti della tradizione, una vera festa. Magari scoprirò che il passato è meglio, più genuino e meno dispendioso. Mi restano ancora tre giorni per scoprirlo.

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