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Buoni spesa, chi ha diritto e chi no a Udine: i criteri

L'amministrazione comunale comincia a raccogliere oggi le domande per i bonus per chi ha subito un danno economico a causa dell'emergenza Covid-19

Comincia oggi l’accettazione delle domande dei buoni spesa nel Comune di Udine: 526.853 mila euro sono il totale del fondo a disposizione dell'amministrazione udinese a favore dei cittadini. Ma chi sono i veri beneficiari di questa manovra? Dovrebbero essere i “nuovi poveri”, coloro i quali hanno subito un notevole danno economico causato da questa emergenza sanitaria che ha comportato anche il fermo lavorativo di molte persone. Lo Stato ha però deciso di demandare ai singoli Comuni la facoltà di stabilire i criteri di accesso al bonus. I servizi sociali, infatti, sono già a conoscenza dei casi noti nei propri Comuni e per agevolare il criterio di celerità, in questo modo dovrebbe essere più facile individuare le nuove situazioni di difficoltà emerse tra le categorie finora non colpite da disagio, come ad esempio un artigiano impossibilitato a svolgere la propria attività o nella vendita del prodotto con figli a carico. Dovrebbe, appunto.

Il Comune di Udine

Le scelte dell’amministrazione del capoluogo non si sono fatte attendere e qualche giorno fa sono arrivati i requisiti. Al punto uno vengono inclusi tutti i cittadini secondo i parametri di riferimento della legge regionale 6/2006, con cui è stato riformato tutto il servizio sociale regionale. È con i punti successivi che si fa una scrematura energica

Gli esclusi

Sostanzialmente il Comune esclude chi ha il reddito di cittadinanza, la disoccupazione, ogni altro aiuto pubblico e anche chi beneficia di cassa integrazione e chi ha pensioni o rendite. Include solo chi non ha reddito o ha un reddito da lavoro dipendente al di sotto dei 500 euro mensili. Sono esclusi anche i titolari di deposito bancario inferiore a 2000 euro. All'ultimo punto del disposto vengono ammessi i cittadini rientrati nelle graduatorie del reddito di cittadinanza o altre forme di aiuto (non cassa integrazione e non naspi, nuova assicurazione sociale per l'impiego, un’indennità mensile di disoccupazione) ma che ad oggi non li abbiano ancora ricevuti. 

I beneficiari

Riassumendo, solo chi oggi non ha un reddito certificato (o certificato, ma sotto i 500 euro e non gode di alcun aiuto pubblico) può beneficiare dei buoni spesa del Comune di Udine, escludendo di fatto i nuovi cassaintegrati da Covid-19, ovvero quelli per i quali la manovra in teoria è stata pensata, che chissà quando vedranno saldati i loro stipendi. Anche chi ha una naspi o un reddito di cittadinanza o un qualsiasi aiuto che ammonti ad esempio a 200 euro al mese è escluso, così come i senza tetto.

La raccolta

Ultima considerazione sul punto di raccolta dei buoni spesa, previsto nelle circoscrizioni: chi è assegnatario dovrebbe uscire di casa e recarsi nella sua circoscrizione di riferimento per ritirare il buono, con conseguenti rischi di assembramenti.

Convenzionati

Al momento, la lista dei supermercati convenzionati conta 30 punti vendita: la scelta di legare i buoni spesa a esercizi che accettano i ticket restaurant implica che ci siano solo supermercati della grande distribuzione, escludendo i piccoli negozi di prossimità. I requisiti del Comune di Udine, dopo che in un primo momento includevano solo i punti vendita cittadini, si sono poi allargati a tutti i comuni dell'Ambito Friuli Centrale. Questo significa che nella lista dei supermercati sono inclusi anche i grandi negozi di Pradamano, Tavagnacco e Pagnacco. Salta all'occhio la presenza di un unico negozio a Udine cosiddetto di prossimità, "L'Alimentare", una gastronomia con cucina che mette in vendita prodotti di altissima qualità (con conseguente prezzo coerente) mentre mancano i discount nei quartieri con case popolari, come ad esempio Sant'Osvaldo, dove è più presumibile trovare famiglie in difficoltà. Al momento, inoltre, non sono incluse le farmacie, nonostante da decreto i farmaci siano ritenuti come beni di prima necessità. 

In Regione

Trieste ha lasciato il requisito di residenza ma ha, ad esempio, previsto la consegna dei buoni attraverso la mail o un numero whatsapp, per scongiurare rischi di assembramento. In casi eccezionali, per le persone che non sono in grado di muoversi da casa, verrà concordata una consegna a domicilio della spesa. Il Comune stabilisce che il nucleo familiare richiedente abbia un patrimonio mobiliare disponibile, alla data del 3 aprile 2020, inferiore a 10.000 euro (cifra massima di scomputo nell’Isee) e che nel mese di marzo 2020 il nucleo familiare abbia percepito redditi inferiori alla soglia di reddito di povertà e rapportata alla composizione del nucleo familiare (si considererà solo il numero di persone senza la specificazione se maggiorenni o meno). Inoltre, l’ufficio dei servizi sociali del Comune di Trieste, per garantire il buono acquisti a coloro che sono più esposti agli effetti economici derivanti dall’epidemia e non beneficiano di altri contributi pubblici, ha stilato una lista di criteri di priorità, che mette in cima alla lista proprio chi ha subito un danno a causa dell’emergenza sanitaria. 

Gorizia non esclude chi ha già aiuti pubblici, ma stabilisce una graduatoria. Gli operatori del servizio sociale valuteranno la situazione dei richiedenti nel rispetto del requisito legato alla “soglia di povertà relativa” stabilito dall’indicatore Istat, calcolata in base al numero di componenti del nucleo e alle entrate autocertificate. 

Il Comune di Pordenone parla anch’esso esplicitamente di singoli cittadini e nuclei familiari residenti a Pordenone, che abbiano perso o ridotto notevolmente le proprie entrate del mese di marzo a causa dei fenomeni socio-economici conseguenti all’emergenza epidemiologica Covid-19, che si trovino in condizioni di disagio economico e che non risultino essere titolari di entrate o di depositi di un importo pari o superiore alle soglie stabilita sulla base dei componenti anagraficamente costituenti il nucleo familiare.

Gli stranieri

Ad occuparsi dei criteri che escludono gli stranieri, tra i lavoratori più colpiti dal fermo delle atività, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che ha inviato una lettera ai comuni firmata anche da Avvocati per niente, Cgil Umbria e Caritas Ambrosiana.

Già alcuni comuni hanno deliberato escludendo tutti gli stranieri o, in altri casi, ammettendo al beneficio solo gli stranieri titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Simili esclusioni sono illogiche, ingiuste e in contrasto con le vigenti norme di legge.
Le associazioni firmatarie ricordano in primo luogo che si tratta di interventi straordinari destinati a supplire alla perdita di occasioni di lavoro provocata dall’emergenza. In quanto tali, devono essere rivolti a tutti coloro che appartengono a una comunità territoriale e hanno subito gli effetti di tale particolare situazione, indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno, dalla durata della permanenza precedente sul territorio.
In particolare, per quanto riguarda i titoli di soggiorno, va ricordato che numerose norme (artt. 2, 41 e 43 TU immigrazione, oltre a varie direttive UE) garantiscono la parità di trattamento con gli italiani nell’accesso alle prestazioni di assistenza sociale a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti, anche se titolari di un permesso di soggiorno per famiglia, lavoro o protezione internazionale; pertanto non è consentito ai Comuni operare distinzioni a seconda del titolo di soggiorno.


 

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