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Riccardo, 17 anni, il nuovo leader udinese contro i cambiamenti climatici

Riccardo Ielle frequenta il quinto anno del liceo scientifico Copernico. Oggi in piazza San Giacomo ha esaltato i manifestanti con un discorso pieno di pathos

Si sono alternati in tanti, questa mattina, davanti alla folla di studenti scesi in piazza per il terzo sciopero mondiale contro i cambiamenti climatici. Piazza San Giacomo è diventata così il pulpito dal quale i giovani friulani hanno fatto sentire la loro voce nei confronti non solo dei leader mondiali, ma anche di tutti quei cittadini che sviliscono ancora il loro impegno.

Ad accendere gli animi dell'affollatissima piazza, tra gli altri, è stato il diciassettenne Riccardo Iellen. Iscritto al Copernico, ultimo anno, Riccardo si è impossessato del microfono con piglio sicuro arringando la folla con un discorso tutt'altro che adolescenziale e incerto. Qui ne riportiamo il testo integrale.

Terzo sciopero globale del clima, terza volta che prendo in mano questo microfono. Probabilmente non sarà l'ultima, purtroppo, ma so che sarò qui ogni volta che ne avrò la possibilità, ogni volta a far sentire la mia voce, la nostra voce, fino a che avrò fiato in corpo, fino a che l'aria sarà respirabile.

E dall'ultima volta che ci siamo trovati in così tanti, in migliaia di posti contemporaneamente, di cose ne sono successe.

Centinaia di paesi hanno visto andare letteralmente in fumo ettari interi di foresta. Per dirne una fra tutte, l'Amazzonia. L'Amazzonia, il nostro pomone verde, il regno della biodiversità che dal 1970 ha perso 792.051 km quadri, pari a due e mezzo volte la superficie dell'Italia, ha preso fuoco. Si parla di un concorso di incendi dolosi e naturali, per quanto naturali possano essere le temperature che li causano. E , in tutto questo, il maiale neofascista che occupa la poltrona del potere in Brasile, ha saputo dire che "gli incendi li hanno appiccati le Ong ambientaliste" e, due giorni fa, che "l'Amazzonia non è un patrimonio dell'umanità" e che è "praticamente intatta".

Più a nord, questo settembre l'America è stata colpita dall'uragano Dorian: un mostro di categoria 5, con venti fino a 295 Km/h che ha prodotto 7 miliardi e mezzo di danni. Ma tranquilli! Eventi degeneri di questo tipo, che fino a quindici anni fa accadevano molto più raramente e che invece oggi accadono a distanza di pochi mesi, per il presidente Trump non sono indicazione del cambiamento climatico che, ricordiamo, per lui non esiste. Parentesi: questo è lo stesso Trump che, dopo aver sbagliato di includere l'Alabama negli stati colpiti da Dorian, invece di ammettere l'errore è arrivato a modificare con un indelebile nero la traiettoria dell'uragano sulla cartina che ha mostrato ai giornalisti. E chiusa parentesi.

Qua in Italia, invece, il ghiacciaio del monte Bianco scivola a un ritmo di 35 cm al giorno verso valle e continua a sciogliersi a causa delle temperature folli che si sono raggiunte d'estate. Ma non c'è da temere! Questo governo ha promesso un focus concreto sui problemi climatici. Considerando la storia di promesse sempre mantenute che il nostro paese sfoggia, non c'è veramente nulla da temere.

Le cose vanno di bene in meglio, no?

Eppure ci sono anche buone notizie.

La paladina di noi "gretini", come ci ama chiamare Libero, che come tutti sappiamo è l'apoteosi del giornalismo, quello fatto proprio bene, è salpata attraverso l'oceano per arrivare al vertice sul clima delle nazioni unite, pochi giorni fa. E nel suo discorso pieno di fuoco e fiamme ha accusato senza paura i governi di tutto il mondo che per anni sono rimasti inermi a guardare. Ha suonato più o meno così:

"Il mio messaggio è che vi teniamo d'occhio. Tutto ciò è sbagliato! Io non dovrei essere qui sopra, io dovrei essere a scuola, dall'altra parte dell'oceano. E invece voi avete chiesto a noi ragazzi di venire qui per la speranza. Come vi permettete? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote, senza considerare che io sono tra i ragazzi fortunati. Le persone soffrono, le persone stanno morendo e i nostri ecosistemi stanno collassando. Siamo all'inizio di un'estinzione di massa e tutto ciò di cui parlate sono i soldi e le favole su una crescita economica?! Ma come osate?"

Così Greta, 16 anni, davanti ai leader di tutto il mondo. Paura, eh?

Giusto. Dovrebbero averne. Nella nostra folle corsa verso l'autodistruzione siamo diventati così abituati a sentire predizioni di morte che forse non ce ne rendiamo più conto, siamo diventati insensibili a tutto ciò, abbiamo costruito una tolleranza per la relatà che ci circonda e nemmeno la certezza di una fine orribile ci spaventa più. Ma come siamo arrivati a una cosa del genere? Abbiate paura! Tremate come dei cani randagi di fronte alla cotra ignavia! Ululate di terrore di fronte ai decenni di non-azione che vi siete rimbalzati a vicenda, vigliacchi, e fatevela addosso! Per anni avete voluto girare il viso dall'altra parte - Riccardo si rivolge idealmente ai leader mondiali spaventati dal discorso della sedicenne Greta Thunberg - ignorando i costanti allarmi e profezie funeste della comunità scientifica tutta, preferendo credere alle profezie Maya sulla fine del mondo che a quelle della comprovata scienza. Il tempo di agire è questo. Non è domani, non è fra un po', non è dopo aver discusso di migranti, di elezioni di buche nella strada, di Saviano, di Bibbiano e di chi più ne ha più ne metta; è adesso! Perché, credetemi, sarà molto più complesso parlare di politica per voi o andare a scuola per noi quando non ci sarà più un pezzo di terra abitabile, straziato dal caldo, inondato da piogge torrenziali o sopraffatto dalle microplastiche che torneranno sulle nostre tavole. Fra il discutere di politica e il sopravvivere, la scelta mi pare piuttosto ovvia, sinceramente.

E questo è considerare solamente i passanti, quelli con una forza d'animo di livelli inesistenti, le amebe che non fanno nulla e che si lasciano sfuggire la vita fra le mani; quelli che invece di reagire si fermano a guardare, quello che "lo fanno perché lo fanno anche gli altri", quelli che "tanto non cambia niente....". 

Ma in tutto questo, non dimentichiamocene, ci sono sempre quegli inguaribili simpaticoni, quei romantici senza tempo dei complottisti: quelli che dicono che il cambiamento climatico non esiste. Troviamo la specie dei complottisti solitamente impegnata anche in altre teorie, perché mica rimani con le mani in mano, eh! Abbiamo come contorno quasi sempre una sana dose di antivaccinismo e di terrapiattismo, per buona misura, in una trinità del neurone mancato che mi affascina e al contempo mi deprime.

Basta prendere uno qualsiasi dei post del nostro paio di trecce svedese e andare a vedere i commenti per trovare il peggio dell'umanità, che generano una pena, uno sdegno, una rabbia indescrivibile a parole.

Gente, adulti che non hanno di meglio da fare che insultare a male parole una ragazzina, i famosissimi leoni da tastiera che hanno una vita così miserabile da doversi mettere a creare assude teorie pur di non ammettere la più palese e intuibile verità dei fatti,ossia che il clima sta cambiando. E perché noi no? E questi sub-esseri, questi poveracci senza arte né parte che con veemenza e alzando il proverbiale dito al cielo si mettono a sputare sentenze granitiche, si mettono a complottare a destra e a manca, dicendo che è una balla, è una fake news, creata da chi si vuole (gli studiosi, i comunisti, i rettiliani) per il bene di qualcun altro (i poteri forti, le banche, i cinesi) contro il popolo vero che viene manipolato sempre.

Ma in mezzo a tutto questo, in mezzo a dosi di follia da entrambi gli estremi dello spettro reazionario e anti-cambiamento, spunta vittoriosa ancora una volta la scienza, rimbalzata a gran voce da noi ragazzi. Che sia ben chiaro: non siamo noi gli scienziati, non siamo noi quelli qualificati che si inventano storie tanto per.

No, che sia ben chiaro: la nostra voce, in tutto il mondo, è il megafono di un ideale comune di giustizia climatica, di libertà dall'oppressione alle mani dell'inquinamento umano come viene richiesto da anni ormai dall scienza; il nostro grido è per attirare l'attenzione al fine di far scattare il nostro ideale in pratica effettiva, in leggi, ordinamenti, cambiamenti tangibili che possiamo e dobbiamo intraprendere per riuscire a vincere la sfida più grande mai presentata all'umanità:quella contro se stessa. Il nostro manifestare è portare attenzione su ciò che è veramente importante, ora, e richiedere ancora e ancora finché non verranno ottenute le necessarie modifiche e modernizzazioni ad un sistema datato che non funziona più.

No, sia ben chiaro! Il nostro scendere in piazza non è saltare scuola per il gusto di farlo, non è ipocrisia gratuita, non è mera tendenza ribelle o confusa retorica: è una richiesta, una chiamata, un ordine di aiuto e necessaria azione, con la strada illuminata dalla luce folgorante del faro della scienza. E dietro alle nostre richieste di economia circolare, energie rinnovabili, restrizioni e annullamento delle emissioni di gas serra, riduzione di plastiche e materiali non riciclabili, dminuzione della iperproduzione industriale, compostaggio di rifiuti e stili di vita zero-waste deve, DEVE, esserci lo Stato, gli Stati, il mondo tutto, pronto a collaborare per trovare una soluzione rapida, comune, immediata, effettiva e tempestiva. 

No, che sia ben chiaro! Non siamo qui per la terra! Alla terra non interessa nulla di noi, ha resistito a piogge di asteroidi, a collisioni con altri corpi celesti, è qui da un fracasso di tempo e ci rimarrà ben dopo la nostra dipartita. Siamo qui per il nostro futuro, per il futuro di noi giovani, da salvaguardare ma soprattutto da slavare dalla pila di spazzatura fumante che ci è stata lasciata addosso dalle generazioni precedenti;siamo qui per i nostri figli, per evitare che loro debbano soffrire le disgustose trappole che quelli prima di noi ci hanno appioppato; siamo qui perché la morte a trent'anni per diossina, scorie tossiche o carestia non va a genio a nessuno, tantomeno agli egoisti che la fomentano e per anni l'hanno fomentata. 

No, che sia ben chiaro! La nostra sarà l'unica valanga degna da ricordare, il nostro unico incendio da scolpire nella pietra, il nostro l'unico terremoto che - paradossalmente - riuscirà a aportarci via dal casino in cui ci hanno ficcato.

I venerdì per il futuro, che storia! Da raccontare ai nostri nipoti, sparlando di tutti quelli che non c'erano o che non hanno fatto abbastanza, ma che comunque avranno beneficiato dei nostri combattimenti e dei risultati ottenuti. I venerdì per il futuro, che follia! Una cosa tanto semplice quanto potente, la scossa che serviva per mettere in moto la macchina giudiziaria, la scintilla che ha fatto esplodere la dinamite della nostra rabbia. I venerdì per il futuro, che rivoluzione! Ed inizia, come sempre, come tutti i cambiamenti, da noi. 

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