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Francesco Guidolin: "Non andremo in Sicilia per fare esperimenti"

Il tecnico bianconero ha presentato la difficile sfida di Catania, crocevia per le ambizioni europee della squadra. L'Udinese si presenta in Sicilia con parecchie defezioni e la formazione sembra obbligata

"Siamo in emergenza, è inutile nasconderlo - risponde grintoso mister Guidolin alla prima domanda della conferenza stampa della vigilia di Catania-Udinese -, ma non possiamo piangerci addosso. Domani affronteremo una rivelazione del campionato con molti giovani in campo. Non ricordo, a memoria, una squadra con un età così bassa in Serie A, ma non andremo in Sicilia per fare esperimenti. Ci andremo con i ragazzi a disposizione, con due o tre uomini guida e proveremo a fare bene nell'immediato. La gara del Massimino sarà anche un banco di prova per quegli elementi che ultimamente si sono sentiti trascurati per aver giocato poco. Sarà l'occasione di dimostrare tutte le loro qualità".

Nell'incontro di domani c'è in palio lo scettro di regina delle provinciali?
"Noi siamo stati la prima delle così dette grandi per due stagioni, anzi, siamo arrivati prima di molte grandi. Adesso il Catania è meritatamente davanti a noi. Non ho mai parlato di Europa, ma di obiettivi raggiungibili: lottiamo con il Catania per essere la prima delle non grandi e ci guardiamo le spalle".

Che cosa ammira del Catania?
"E' una squadra con un'ottima organizzazione di gioco e che si esprime sempre con grande determinazione, soprattutto in casa. Il gruppo è composto da giocatori di qualità che hanno fatto grandi passi avanti per emergere. Negli ultimi quattro anni la società etnea si è migliorata sempre sposando il progetto abbracciato dall'Udinese andando a scovare giovani talenti nel mondo".

Quale dei sui ragazzi del 91 deve prendersi maggiori responsabilità? Muriel o Pereyra?
"Nè Muriel né Pereyra sono veterani. Voglio solo che dimostrino quello che valgono nel contesto della squadra, insieme a tutti gli altri".

La società le ha chiesto il raggiungimento di un obiettivo?
"No, non ce n'è bisogno. L'orgoglio e la voglia di alzare sempre l'asticella sono più importanti dei traguardi economici. Si tratta di spingere sull'acceleratore e di avere a cuore il proprio lavoro".

Pensa che Faraoni possa essere pronto dopo un così lungo periodo di inattività?
"Davide ultimamente è stato colpito da un problema familiare, ma è giovane, è stato impiegato con buona frequenza nella prima di stagione quando si giocava più volte alla settimana. La fiducia in lui non è mai mancata. Se sarà chiamato in causa farà del suo meglio".

La diverte l'idea che il nuovo papa si chiami Francesco?
"Mi piace pensare che il papa abbia il mio stesso nome, è impegnativo. Mi sembra proprio una bella persona"

(udinese.it)

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