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Ex Safau

Storia della Safau, un libro dalla prospettiva inedita sul recupero dell'area dismessa

Oggi, giovedì 29 giugno, la presentazione del volume scritto da Andrea Negro che si intitola "Acciaio friulano. Storia e memoria della Safau di Udine e dei suoi lavoratori"

Oggi, alle ore 17 e 30 al Salone del Popolo di palazzo d’Aronco si terrà la presentazione del libro "Acciaio friulano. Storia e memoria della Safau di Udine e dei suoi lavoratori", scritto da Andrea Negro. Il volume è il risultato di una ricerca durata oltre due anni, condotta dall’autore per scrivere la sua tesi di laurea discussa a Ca' Foscari a marzo 2022. Abbiamo intervistato il giovane autore, originario di Udine.

Come hai deciso di dedicarti a quest'opera?

Ogni volta che mi recavo in facoltà a Venezia prendevo il treno. Impossibile non notare i ruderi industriali. Così ho cominciato a farmi delle domande. Non solo la storia dell'acciaieria, ma le storie delle persone che ci hanno lavorato e che si intrecciano con l'evoluzione della città. Guardavo la ciminiera e mi chiedevo cosa ci fosse sotto queste rovine. Si sente parlare molto spesso della Safau a Udine, ma come un luogo da eliminare per costruirci qualcosa di nuovo. Io volevo portare alla luce cosa fosse, chi ci avesse lavorato, puntare i fari sulla storia della Safau per non dimenticare, recuperare una sorta di memoria storica di un luogo che ritenevo estremamente affascinante.

Come hai approcciato la stesura e le ricerche per il tuo testo?

Ho cercato di contattare i lavoratori. Già delle prime testimonianze mi sono reso conto che c'erano tanti dettagli interessanti. Ero stupito da come un luogo che tutto sommato fa parte della quotidianità dei cittadini, a volte anche senza che se rendano conto, nascondesse un tesoro di storie ancora da raccontare. Ho capito di voler scrivere questa storia, dando soprattutto voce agli ex lavoratori. Una sorta di narrazione polifonica. Un mosaico nel quale sono i lavoratori stessi a raccontare la propria storia attraverso i frammenti delle interviste, frammenti integrati fra di loro.

Come sei riuscito a contattare gli ex lavoratori?

Una gran mano me l'hanno data le persone della rete Amis de Safau, che ringrazio tantissimo. Poi ho fatto altre ricerche personali, perché volevo dare voce a tante opinioni diverse per aver un quadro quanto più possibile a tutto tondo. Il primo lavoratore  che ho contattato è stato  Bruzio Bisignano, che ormai da anni porta in tutta Italia il suo spettacolo teatrale a tema sicurezza sul lavoro “Ocjo".

Dopo aver ascoltato tante voci che cosa pensi tu sul futuro della ex Safau?

Vorrei che fosse mantenuta la memoria di questo luogo e delle storie a esso legate. Un passato industriale che Udine tende a negare, ma che in realtà è parte del vissuto della città. Sarebbe bello che nel progetto di recupero ci fosse una sorta di museo che raccolga queste importanti testimonianze. Tra l'altro la ciminiera è diventata per gli ex lavoratori un simbolo attorno la quale si sono raccolti. Sarebbe motivo di orgoglio per loro se fosse valorizzata, su questo mi trovano d'accordo. Snaturare quel luogo così carico di storia sarebbe un vero peccato. Va bene il recupero, la trasformazione in qualcosa di nuovo, bello e funzionale, ma anche celebrare il passato sarebbe molto importante, secondo me.

L’autore

Andrea Negro è dottorando in studi storici presso le università degli studi di Padova e Ca’ Foscari di Venezia. Le sue ricerche si concentrano sulla storia del lavoro industriale con particolare attenzione al Friuli. Il filo conduttore che unisce i suoi studi è l’utilizzo di fonti orali per intercettare le traiettorie individuali e collettive della storia, un approccio legato alla memoria, alle narrazioni e alle rappresentazioni del lavoro. Attualmente è impegnato nella ricerca per il proprio progetto di dottorato dal titolo: «Partire in cerca di fortuna, tornare malati. Minatori e silicosi fra Belgio e Friuli (1945-1980)». La tesi di laurea magistrale da cui è tratto questo libro è stata discussa nel marzo 2022 presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e ha vinto ex aequo il premio Giuseppe Del Torre per la migliore tesi magistrale in storia indetto dal Dipartimento di studi umanistici dell’ateneo.

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