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Lunedì, 29 Aprile 2024
Mondo dello spettacolo

Dal Palio a un ruolo da protagonista nella serie del momento, la storia dell'udinese Paola Buratto

L'attrice, cresciuta in città, è una delle star di Call My Agent, in onda su Sky. "Udine mi stava stretta, ora sono sulla buona strada per amarla"

È nata a Treviso, ma si è trasferita a Udine con la famiglia quando aveva solo 4 anni. Paola Buratto è un astro nascente del panorama teatrale e televisivo italiano. Ora è sugli schermi con la seconda serie di Call My Agent, in onda su Sky, dove interpreta Camilla, la nuova arrivata nell'agenzia Cma: una ragazza inesperta, magari ingenua, ma con grinta da vendere e tanta voglia di imparare. Dal Friuli ha spiccato il volo verso Roma, riuscendo a realizzare il suo sogno di fare l'attrice. 

Quanto c'è di te stessa nel personaggio di Camilla?

Il fatto di arrivare dalla provincia in una grande città, in un nuovo mondo così diverso da quello che aveva immaginato, ci accomuna. Camilla va a Roma per ricucire il rapporto con suo padre e capisce che vuole lavorare nel mondo dello spettacolo nonostante le sue ombre, la competizione feroce, i meccanismi che possono stritolare. Anche io ho dovuto fare i conti con un ambiente completamente diverso da come me l'immaginavo. Ma nonostante tutto era decisamente stimolante e ho capito che quello che frequento è il mondo di cui voglio assolutamente fare parte, anche e proprio per le sue peculiarità, le sue incongruenze e le difficoltà che presenta.

Quando hai iniziato a recitare?

In prima liceo mi ero iscritta al Copernico. Volevo fare una scelta diversa da mia sorella, che aveva frequentato il Marinelli. A scuola c'era un corso di teatro, il Copernidrama, e decisi di partecipare. Per i primi due anni ci gestimmo da soli. I compagni più grandi, di quarta e di quinta superiore, erano responsabili anche di noi più piccoli. Età diverse, un gruppo eterogeneo, ma molto serio. Mettemmo su spettacoli senza nessun aiuto, tutto da soli, lavorando sodo nello scantinato della scuola. Mi ero approcciata al teatro per sfidarmi. Sono una persona timida e volevo trovare il modo di fermare la vergogna che mi attanagliava ogni volta che stavo di fronte alle persone, a un pubblico, piccolo o grande che fosse. Dal terzo anno arrivò un docente a seguirci in questo percorso, Alessandro Vasta. È stato il primo a intuire il mio talento e a dirmi che avrei potuto considerare di intraprendere la carriera di attrice.

Qual è stato lo spettacolo messo in scena che ti ha fatto capire che potevi farcela?

Sicuramente lo spettacolo che abbiamo messo in scena con il gruppo teatrale del Copernico al terzo anno: Romeo e Giulietta. Avevo la parte di Giulietta e sentivo tutta la responsabilità di interpretare un ruolo così iconico. Capii che per me la recitazione è il modo, il mio modo, di trasmettere emozioni. E fu in quell'occasione che il professor Vasta mi disse che nel mio futuro poteva esserci la recitazione. Un altro tassello fondamentale è stato il Palio Studentesco (presentato oggi, ndr). Un appuntamento che non ho mai perso. Andavo a vedere gli spettacoli delle altre scuole, ne ero affascinata. Ero costantemente al Palamostre. Un'esperienza magica, indimenticabile, che mi porterò sempre nel cuore. Non c'era competizione, c'era la voglia di stare insieme, di portare la gente a teatro. Quella dimensione mi ha insegnato a non mollare mai. 

E poi come hai proseguito lungo la tua strada?

Finito il liceo ero in uno stato di completa confusione. Mi sembrava che il sogno di diventare un'attrice fosse più grande di me. Un desiderio irrealizzabile. Così mi iscrissi all'università e feci un po' di anni, come dire, turbolenti. Prima cominciai con lo studio del cinese, convinta che fosse il mezzo per viaggiare per il mondo. Poi lasciai e mi misi a lavorare per alcuni mesi. Dopo decisi di proseguire con gli studi e iniziai Scienze della comunicazione. Nel frattempo superai le selezioni per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Scelsi di frequentare recitazione nella capitale, usando i soldi della borsa di studio dell'università per mantenermi, e di continuare a studiare. Tutto nello stesso lasso di tempo. In pratica andò tutto a rotoli. Così decisi di fermarmi un attimo e mi dedicai allo studio, recintando solo a livello amatoriale. Una volta laureata la volontà di intraprendere la carriera di attrice era ancora là, ben salda nella mia testa. Così iniziai a frequentare la Scuola d'arte cinematografica Gian Maria Volontè, sempre a Roma. Mi trovai un'agente e iniziai a fare dei provini. Trovai alcune piccole parti in Bang Bang Baby, una serie tv in onda su Prime Video. Poi mi scelsero per la parte di Camilla in Call My Agent, un ruolo importante, che proseguirà anche in una terza stagione.

La tua famiglia ha mai osteggiato il tuo sogno di recitare?

Assolutamente no, mi hanno sempre sostenuta quando ne avevo bisogno. Mi hanno lasciata fare le mie scelte, con le mie tempistiche, in autonomia, senza spingermi né verso una carriera tradizionale, diciamo, né verso la recitazione. Mi hanno lasciata libera: di provare, di cadere, di capire, dentro di me, quale fosse il mio posto nel mondo. Quando sono entrata alla Volontè, mia mamma mi disse: "Io lo sapevo già che quello dell'attrice è il tuo destino".

Qual è il tuo rapporto con Udine?

Quando me ne andai, a 19 anni, la odiavo. Mi stava stretta, avevo bisogno di spazio, confusione, vita. La trovavo un po' provinciale, poco stimolante. Ora invece la sto riscoprendo. Sono cresciuta e sono maturata. Non posso ancora dire di amarla, ma siamo sulla buona strada. Qui ho ancora tanti amici, anche del liceo e del Copernidrama. Per lungo tempo non sono mai tornata a casa e ora mi dispiace non averlo fatto. L'ultima volta che sono stata in città è stato lo scorso settembre per Friuli Doc. Mi sono divertita come una matta. È una festa bellissima, sono state delle giornate meravigliose.

Vorresti recitare in un film girato in Friuli Venezia Giulia?

Sarebbe davvero un sogno! Mi piacerebbe tantissimo. Lo metto tra i desiderata. La Friuli Venezia Giulia Film Commission sta facendo un lavoro egregio. Ci sono posti meravigliosi nella nostra regione, che meriterebbero di essere immortalati nel contesto di una bella storia. Penso alle Valli del Natisone, a cui sono molto legata perché le frequentavo quando ero piccola. O Cividale che è stupenda, un set naturale. Ma il posto che ho più nel cuore è il Tagliamento: il greto di sassi, l'acqua che scorre, sullo sfondo le montagne. Impareggiabile.

Progetti per il futuro?

Purtroppo è tutto ancora top secret, non posso rivelare nulla. E poi via di provini, provini, provini.

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