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Riccardi: tra spaccio e accoglienza diffusa c'è un forte nesso

Il consumo di droga è drammaticamente in aumento fra i minorenni. Un fenomeno causato anche dalla necessità della criminalità di “soddisfare” reti di spaccio sempre più articolate sul territorio.

 L’arresto di 22 richiedenti asilo per droga a Pordenone apre la necessità di una riflessione profonda. «C’è una connessione diretta tra la gestione diffusa dell’immigrazione e l’aumento del consumo di stupefacenti, sopratutto fra i minori. Siamo di fronte al rischio di destabilizzazione dell’equilibrio sociale, con una bomba a orologeria innescata in mezzo alla nostra popolazione più vulnerabile». Lo dichiara Riccardo Riccardi, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Fvg. 

L’Italia è il secondo Paese in Europa per il consumo di cannabis e 4° per il consumo di oppiacei: la cocaina rappresenta il 43% del mercato e l’eroina, il cui consumo è in crescita sopratutto fra i ragazzi dai 15 ai 19 anni, è al terzo posto con il 16% dopo la cannabis che è al 28%. Forza Italia, già a novembre del 2017, aveva proposto un emendamento alla legge di bilancio, a firma di Roberto Novelli e Mara Piccin, per finanziare strumenti di contrasto all’intensificazione dell’uso di droghe fra i giovanissimi. 

«Si sta notevolmente abbassando l’età del primo contatto con la droga - ricorda Riccardi citando dati della Questura di Udine - e oggi avviene già alle medie: una drammatica infiltrazione fra i soggetti più indifesi della nostra società». 

Questo è il risultato dell’espansione delle reti di spaccio: «sotto ai nostri occhi si svolge una guerra fra bande, con i nuovi arrivati, afgani e pakistani, stanno cercando di sottrarre un mercato precedentemente presidiato dai nigeriani. E lo fanno arruolando “forza lavoro” fra quei richiedenti che rimangono sospesi per mesi e mesi tra il loro ingresso in Italia e l’eventuale riconoscimento del loro status». Un fenomeno naturalmente e tragicamente favorito dall’accoglienza diffusa incontrollata, che diventa veicolo pervasivo su tutto il territorio regionale della peggiore forma di infettività sociale, quella della tossicodipendenza. 

«La responsabilità è sempre individuale e le generalizzazioni sono fuorvianti - conclude Riccardi - ma ricordiamo che, per i dati dell’Ufficio di contrasto alle droghe e alla criminalità delle Nazioni Unite - l’Afghanistan è l’indiscusso primo produttore di oppiacei al mondo». Nel 2017 i territorio dove si coltiva l’oppio sono aumentati del 63% e la produzione del 87%. E il canale che porta buona parte di queste materie in Europa passa dalla rotta balcanica. «Un progetto sociale efficace non può prescindere dalla consapevolezza di queste informazioni e da una visione globale del Friuli Venezia Giulia inserito in un contesto internazionale e non sempre confinato nel suo orticello».

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