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Palmanova, Martines: "Nei comuni si rischia il blocco dei lavoratori socialmente utili"

Il sindaco della Città stellata scrive a Debora Serracchiani: "I Comuni che nel 2009 non hanno avuto una spesa elevata per lavoro flessibile, sono ora costretti a rinunciare ad attivare progetti di lavoro simili"

“Se non interverrà una correzione normativa i Comuni saranno costretti a rinunciare a lavoratori di pubblica utilità, lavoratori socialmente utili e cantieri lavoro, risorse spesso fondamentali per i comuni più piccoli, ma ancor più per la comunità vista la funzione sociale che svolgono”.  

L’allarme giunge dal sindaco di Palmanova Francesco Martines che ha scritto alla Presidente della Regione Debora Serracchiani, all’Assessore regionale alla Funzione pubblica Paolo Panontin e al Direttore Generale della Regione Roberto Finardi, per sottolineare le conseguenze dell’estensione della normativa nazionale sui limiti alle assunzioni negli enti locali, anche ai comuni della nostra regione. Problema che Martines ha sollevato anche nell’ultima assemblea dell’Anci regionale.

Il riferimento va all’art. 4 della LR n.12 del 26.06.2014, in vigore dallo scorso 3 luglio, che dispone che, a decorrere dal 1 gennaio 2014,  agli enti locali della Regione si applicano le disposizioni previste a livello nazionale in materia di limiti di assunzione e relative fattispecie di deroga; conseguentemente per i contratti di lavoro flessibile il riferimento è l’art. 9 comma 28 del DL 78/2010, che pone il limite del 50% della spesa sostenuta per le stesse finalità nel 2009. Le successive modifiche includono nelle forme di lavoro flessibile anche i lavori socialmente utili, i lavori di pubblica utilità e i cantieri lavoro.

“Da questo nuovo quadro normativo – spiega Martines - discende che i Comuni che nel 2009 non hanno avuto una spesa elevata per lavoro flessibile sono ora costretti a rinunciare ad attivare progetti di lavoro socialmente utile, cantieri lavoro, lavoro di pubblica utilità, anche se già finanziati in larga misura dalla Regione, perché la quota a carico del bilancio comunale  comporta il mancato rispetto del limite. Una prospettiva desolante poiché questi lavori, oltre a dare dignità alle persone, svolgevano e svolgono la funzione di attutire la morsa della crisi, che interessa sempre più famiglie”.

Ad aggravare la situazione vi è anche l’incertezza nell’applicazione delle leggi dovuta al sovrapporsi della normativa statale e regionale, che non chiarisce il da farsi per quanto riguarda i rapporti di lavoro già avviati, comprese le assunzioni di personale a tempo determinato a supporto degli organi politici.

“So che la Regione si è spesa molto per risolvere questo problema ed è opportuna un’ulteriore sollecitazione perché si avvicinano le scadenze di molti progetti già avviati. E’ necessario  promuovere ogni iniziativa utile a introdurre una disciplina normativa regionale o nazionale che deroghi ai limiti imposti a fronte delle specifiche e rilevanti finalità sociali di questi lavoratori, che li rendono sostanzialmente diversi dalle altre tipologie di lavoro flessibile come il tempo determinato, la somministrazione lavoro o il lavoro accessorio. In tutti questi casi è necessaria almeno una normativa regionale transitoria per salvaguardare i progetti di lavoro già avviati”.

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