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Elezioni amministrative 2023

Elezioni amministrative 2023, le pagelle della partita

Passeggiate presidenziali, campioni di preferenze, poesie greche dedicate ai perdenti. Come sempre c'è stato di tutto. I nostri voti

Dalla walk of fame del presidente ai grandi "vecchi" della politica di paese, passando per sistemi informatici che fanno difetto, strateghi raffinati e nuovi protagonisti. Le pagelle delle elezioni.

10, La passeggiata di Fedriga. Tutti a chiedersi in sala stampa “ma quando arriva il presidente?”. I più accorti lo hanno aspettato sotto casa, immortalando la camminata dalla sua residenza fino in piazzale Oberdan. È stato il momento simbolo di questa campagna elettorale. Fedriga era in compagnia di Demetrio Damiani, Edoardo Petiziol e Pierpaolo Roberti. Stile gruppo brit pop anni ’90. In Friuli non hanno compreso: “Ma non potevano andare in macchina?".

3410, gli elettori di Francesco Martines. Detto sindaco è stato il crack delle preferenze per le regionali. Nessuno ha saputo fare meglio di lui e con un partito in grande difficoltà il risultato assume ancora più valore. Alle sue spalle Stefano Mazzolini, “fermo” a 3319. Bisogna però considerare che le preferenze le ha prese in una circoscrizione più piccola come quella di Tolmezzo. Animale da raccolta voti. Benissimo pure Barbara Zilli, che ha toccato quota 4546 sommando i voti presi a Udine e Tolmezzo (1682+2864).

3, l’ora in cui Insiel ha dato l’ultimo risultato che interessava. È stato necessario fare i Perozzi e aspettare notte fonda per sapere che Piero Mauro Zanin, nelle liste di Forza Italia, era stato sorpassato da Roberto Novelli soffiandogli il posto di consigliere. Nell’azienda pubblica hanno provato a metter mano, a turno, in parecchi. Il risultato è però sempre lo stesso per chi vuole essere aggiornato in tempo utile, se reale non è possibile: scadente.

10, l’organizzazione del centro sinistra udinese per lo spoglio. Se pensate di saper fare le cose con metodo confrontatevi con il gruppo che nel capoluogo del Friuli ha seguito i risultati delle votazioni per De Toni. Sapevano tutto prima di tutti. Una vera e propria macchina da guerra (fredda), con il know how di quelli cresciuti con le logiche del Pci unito alla saggezza democristiana. In più c’è pure un gruppo di giovani smart. La vera Insiel sono loro, provare per credere. 

7, la capacità di spostare il focus di Pietro Fontanini. Inutile negarlo, Pieri sperava in una vittoria al primo turno grazie al traino che avrebbe potuto dargli Fedriga. Così non è stato e sarà costretto a confrontarsi al ballottaggio. Al momento delle prime dichiarazioni, però, via i musi lunghi e le preoccupazioni che lo avevano condizionato fino a quell'attimo e subito all’attacco di una presunta Stalingrado del Friuli, per distrarre dalle difficoltà dei suoi. “Sapevamo che Udine è una città di sinistra”. 

7,5 la rimonta di De Toni. Ha cominciato la campagna elettorale facendo quasi tenerezza per l’approccio inadeguato alla materia politica. Nessun problema: da accademico si è messo a studiare e ha macinato chilometri non solo in centro ma pure nelle periferie, anche se lì la sua coalizione continua a essere in difficoltà esattamente come cinque anni fa. Ha sfiorato il 40 per cento e nessuno pensava potesse fare tanto. Ci crede.

7, il risultato di Salmè. “Torno in consiglio comunale dopo 25 anni” ha esultato. Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano. Il bagaglio di consenso anti sistema che si porta dietro lo proietta quindi dritto nel sistema e appena ha avuto consapevolezza del tesoretto accumulato non si è fatto prendere da vecchi rancori germogliati durante la passata legislatura. Ha aperto a tutti e due i candidati, pronto ad ascoltare le loro offerte. 

8, la grinta di Tripoli. Vota al suo seggio e serena se ne va al Vinitaly, come se tutto l’ultimo periodo intenso non avesse prodotto stanchezza. Poi passa abbondantemente lo sbarramento del 4 per cento, ma non la lista che la appoggia, sotto di 90 voti. Di conseguenza niente rappresentanza in consiglio regionale. Vince ma perde. Una sorta di metafisica del novaxismo. L’avvocata non demorde e annuncia ricorso.

2,75, la percentuale del Terzo polo. Le amministrative non sono le politiche e si vede. Fa simpatia Maran che per dimostrarci che, come tanti, è andato a scuola ha spiegato che “ci sono battaglie perse che vanno combattute sempre e comunque. Io ho partecipato a quella che volevo, ricordando anche l'ultimo verso di una poesia dedicata agli eroi spartani che si sacrificarono alle Termopili. L'onore più grande, ha scritto il grande autore greco Kostantinos Kavafis, era infatti dovuto a coloro che si batterono fino all'ultimo, pur sapendo che avrebbero comunque vinto i persiani". Robe da farci tifare per i persiani.

8, il mestiere della politica. Per nessuno di questi la politica è un lavoro (per fortuna sono in grado di arrangiarsi con dell’altro). Resta il fatto che sappiano pure avere a che fare con la cosa pubblica e i risultati lo testimoniano. Mauro Delendi rientra in corsa a Martignacco e si riprende il suo storico ruolo di sindaco, Pietro Valent a San Daniele evita il fuoco amico di Fratelli d’Italia e raddoppia il suo impegno dopo i primi cinque anni, Moreno Lirutti da Tavagnacco fa all inn entrando in Regione e piazzando il suo Giovanni Cucci al palazzo di Feletto.
 

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