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Dipiazza (A.R.): le autonomie locali si possono riformare, partendo da Trieste città metropolitana

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

“La kafkiana riforma delle Autonomie Locali della Giunta Serracchiani invece di semplificare, moltiplica i centri di spesa e ingolfa la burocrazia con altra burocrazia, mantenendo nei fatti le quattro province, divise in ambiti territoriali, realizzando sedici unioni di Comuni e mantenendo gli attuali 217 Comuni. Considerando le profonde differenze territoriali tra il Friuli e la Venezia Giulia, una reale razionalizzazione dell’apparato amministrativo dovrebbe passare, come primo atto, attraverso la trasformazione di Trieste in città metropolitana”.
 
Lo dichiara il consigliere regionale di Autonomia Responsabile, Roberto Dipiazza che ha predisposto un emendamento al disegno di legge di riforma con cui si istituisce la città metropolitana di Trieste.
 
“Con la legge regionale n.1 del 2006 – spiega Dipiazza – è già possibile istituire città metropolitane nelle zone comprendenti i Comuni capoluogo e altri Comuni contigui i cui insediamenti abbiano rapporti di stretta integrazione territoriale in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali, alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali, a condizione che la popolazione risultante non sia inferiore a 200mila abitanti”.
 
“E’ evidente – continua Dipiazza – che Trieste città metropolitana oltre ad assicurare un miglioramento dei servizi ai cittadini, garantirebbe realmente anche la tutela delle minoranze presenti. Realizzare una città metropolitana con Trieste (208 mila abitanti) assieme a Duino Aurisina (10mila abitanti), Muggia (13.500 abitanti), San Dorligo (6.500 abitanti), Sgonico (2.200 abitanti) e Monrupino (800 abitanti) permetterebbe si di abbattere la burocrazia ed i costi di gestione. Purtroppo, nei fatti, la volontà della maggioranza di centrosinistra è invece quella di moltiplicare i centri di spesa, perché se volesse realmente far funzionare bene le cose ha già gli strumenti normativi per poterlo fare”.

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