Il Trovatore al Verdi di Trieste dal 19 al 27 gennaio
Inizia il nuovo anno e riprende la Stagione Lirica del Teatro Giuseppe Verdi di Trieste con una delle opere più famose e amate dal pubblico. In scena dal 19 al 27 gennaio, Il Trovatore completa insieme al Rigoletto- che ha aperto la passata stagione Lirica- e alla Traviata- che concluderà quella di quest’anno- la famosa trilogia popolare di Verdi, apice artistico e di successo del compositore di Busseto.
Dramma strutturato in quattro parti su libretto di Salvatore Cammarano, tratto da El trovador di Antonio Garcia Gutiérrez, Il Trovatore proposto al pubblico del Verdi è un allestimento del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor per la regia, le scene e le luci Filippo Tonon e i costumi di Cristina Aceti.
Il Trovatore
Direttore: Francesco Pasqualetti
Maestro del coro: Francesca Tosi
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Il conte di Luna Domenico Balzani/Stefano Meo
Leonora Marily Santoro/Ana Petricevic
Azucena Milijana Nikolic/Isabel De Paoli
Manrico Antonello Palombi/Dario Prola
Ferrando Vladimir Sazdovski
Ines Momoko Nashitani/Rinako Hara
Ruiz Andrea Schifaudo
Un messo Roberto Miani/ Francesco Paccorini
Un vecchio zingaro Fumiyuki Kato
Rappresentazioni:
Venerdì 19.01.2018 ore 20:30
Sabato 20.01.2018 ore 16:00
Domenica 21.01.2018 ore 16:00
Martedì 23.01.2018 ore 20:30
Giovedì 25.01.2018 ore 20:30
Sabato 27.01.2018 ore 20:30
La vicenda si finge nella Spagna del xv secolo
ATTO PRIMO
IL DUELLO
Atrio nel palazzo dell’Aliaferia.
Ferrando, capitano della guardia del Conte di Luna, racconta ai suoi soldati quanto successo al castello più di vent’anni prima: il loro signore, allora bambino, era stato stregato da una zingara poi imprigionata e mandata al rogo per questo delitto. Una figlia della zingara aveva però rapito, per vendetta, il fratello infante del conte e sembrava che lo avesse ucciso gettandolo sulla stessa pira.
Giardino del palazzo.
La nobile giovane Leonora d’Aragona confida alla sua ancella Ines di non poter dimenticare il dolce canto di uno sconosciuto trovatore, udito alla sua finestra. Ora lo risente in lontananza ed esce dal castello per andare incontro al cantore. Ma si imbatte nel Conte di Luna, quasi scambiandolo nel buio per il trovatore. Il Conte di Luna, che si stava recando da Leonora per dichiararle il suo amore, è furente di gelosia e intima al trovatore di svelarsi. Il giovane trovatore si chiama Manrico; il conte in lui riconosce un seguace del ribelle principe Urgel e lo sfida a duello.
ATTO SECONDO
LA GITANA
Accampamento degli zingari.
Dopo il duello con il Conte di Luna, Manrico ripara in un accampamento di zingari sui monti della Biscaglia. Qui la zingara Azucena, che egli ritiene sua madre, gli racconta del supplizio inflitto alla nonna dal padre del conte; nel racconto si commuove profondamente e quasi rivela che, nel dolore per la sorte della madre, ha confuso il bambino da gettare sulla catasta ardente. La zingara interrompe il racconto accorgendosi che involontariamente si sta tradendo. Manrico vuol saperne di più, ma Azucena non gli dà ulteriori risposte significative. Intanto giunge la notizia che il Conte di Luna sta per conquistare la città di Castellor e che Leonora, convinta di avere perso il suo trovatore, ha deciso di prendere il voti. Manrico parte immediatamente alla difesa della città e di Leonora.
Nei pressi della città di Castellor.
Il Conte di Luna si prepara a rapire Leonora. Ma all’arrivo dalla giovane sopraggiunge anche Manrico che impedisce al conte di portare a termine il suo piano. Grazie all’intervento di Ruiz e di altri seguaci di Urgel, Manrico e Leonora fuggono insieme.
ATTO TERZO
IL FIGLIO DELLA ZINGARA
Accampamento del Conte di Luna nei pressi della città di Castellor.
I soldati si accingono alla battaglia finale per la conquista della città e il conte è deciso a strappare Leonora all’odiato rivale. Una zingara, arrestata mentre si aggirava intorno all’accampamento, viene condotta innanzi al conte e Ferrando crede di riconosce in lei la ragazza che aveva rapito il fratello del conte. I sospetti sembrano confermarsi e il conte infierisce sulla zingara condannandola al rogo quando la sente invocare il nome di Manrico.
Cappella nel palazzo della città.
Manrico dà gli ultimi ordini per la prossima definitiva battaglia e si prepara alle nozze con Leonora. Ma Ruiz lo avverte di quanto sta accadendo nell’accampamento nemico. Sconvolto il giovane accorre subito in soccorso della madre.
ATTO QUARTO
IL SUPPLIZIO
Palazzo dell’Aliaferia e carceri.
Il generoso tentativo di Manrico di salvare la madre fallisce. Egli viene rinchiuso con Azucena in una segreta e allo spuntare del nuovo giorno gli sarà mozzata la testa, per ordine del Conte di Luna. Leonora è decisa a salvare il suo amato e promette al conte che, se libererà i due prigionieri, si concederà a lui. Ma, per non mancare alla promessa con Manrico, decide di sacrificarsi e ingerisce un veleno. Poi reca la notizia della prossima liberazione ma Manrico rifiuta la grazia, perché ne ha capito il prezzo. Nelle carceri intanto il veleno compie la sua tragica azione e Leonora muore, tra le braccia del trovatore. Dimenticando la promessa fatta, il conte decide di giustiziare subito Manrico. Quando la sentenza è ormai eseguita Azucena gli rivela la terribile verità. Per errore, accecata dal dolore per la morte della madre, ella aveva messo sul rogo il proprio figlio: Manrico era il fratello rapito del Conte di Luna. La vendetta di Azucena è finalmente compiuta.