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Quando Chiusaforte sfidò Giulio Cesare: Fogolâr Civic sulle orme delle antiche resistenze alpine

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Sulle tracce delle più remote tradizioni alpine di resistenza civica a invasori e tiranni, mercoledì 27 luglio 2016, rientrando a Udine dopo aver presieduto a Coccau (Tarvisio) alle cerimonie commemorative della resistenza popolare carinziana contro i Turchi del 1478, a difesa di quello snodo delle Alpi orientali perciò ribattezzato "Termopili Alpine", delegazioni del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico "Fogolâr Civic" nonché del Circolo Universitario Friulano "Academie dal Friûl" e della federazione provinciale udinese dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, sotto la guida del prof. Alberto Travain, hanno visitato brevemente Chiusaforte, le storiche "Termopoli Friulane" rimandanti alla celebre vittoria locale sui lanzichenecchi del duca di Brunswick nel luglio 1509 durante la Guerra della Lega di Cambrai. "Le tradizioni di Chiusaforte come luogo munito e teatro di valide resistenze contro gli invasori di turno - ha detto Travain, accolto con le delegazioni dalla cortesia del vicario parrocchiale don Rafael Cimpoesu presso la chiesa di San Bartolomeo, sul colle del borgo di Campolaro, cosiddetto Cuel Moresc - non si riducono all'epica vicenda del capitano Antonio Bidernuccio, il 'Leonida' locale, dei suoi quaranta archibugieri venzonesi e della patriottica Anastasia di Prampero detta 'delle Bombarde'. In base a studi aggiornati, in epoca romana qui doveva esserci infatti un 'oppidum' ossia un villaggio fortificato gallico: quello stesso che avrebbe opposto fiera resistenza contro Giulio Cesare dietro le sue solide e incorruttibili difese di larice che vanamente - raccontò Vitruvio nel suo famoso De Architectura - i Romani tentarono d'incendiare. Da qui il nome di 'Castellum Larignum', 'castello dei larici', affibbiato secondo leggenda alla località dallo stupefatto proconsole, e divenuto in seguito Cjampolâr ovvero Campolaro. Con piacere e con commozione - ha proseguito il professore - ricordo quando, dopo aver toccato l'argomento a scuola, una bravissima alunna, di origini romene, si presentò in classe proprio con una scandola di larice realizzata da suo padre: voleva ricordare quella remota resistenza 'friulana' contro la tirannide degli antichi Romani e dello stesso 'padre del Friuli', il famoso Giulio Cesare. Per le Idi di Marzo ne regalammo una anche al Sindaco di Cividale, la cesariana 'Forum Iulii' che passò successivamente il suo nome all'intera regione!". Oltre a Chiusaforte, vi sono altre località, in regione ed altrove, che possono ambire a un riconoscimento quali possibili "Castellum Larignum": vero è, però, che, tra queste, la "Scluse" parrebbe dotata, a differenza di tante, di una lunghissima e in sostanza coerente tradizione di arroccamento. Confermando la storica, proverbiale, tenacia dei suoi parrocchiani, don Cimpoesu ha anche voluto far notare alle rappresentanze convenute come le stesse porte di quella grande chiesa eretta dai Chiusani nell'Ottocento - paragonata da Perluigi Cappello, noto letterato nativo locale, davvero al "cappello di un adulto gettato svogliatamente in testa ad un bambino" - siano, forse non a caso, proprio in legno di larice. Suggestioni di una terra epica! "Ed è sempre un caso - ha soggiunto Travain - che questo piccolo Partenone moderno, dominante un'acropoli, al contrario, molto antica, sia intitolato a un San Bartolomeo la cui ricorrenza, 24 agosto, corrispondeva nel Medioevo a una sorta di 'festa nazionale' friulana o meglio dello Stato patriarcale aquileiese, celebrativa di una grande vittoria di quello stesso patriarca Bertrando cui si dovette e cui fu intitolata la rocca chiusana?". Tra le delegazioni sociali presenti, anche il benemerito don Tarcisio Bordignon, popolarissimo sacerdote udinese originario di Palmanova, oggi cappellano del Fogolâr Civic, e il responsabile provinciale dell'Istituto del Nastro Azzurro, l'apprezzato geom. Sergio Bertini. 

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