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Buon compleanno Friuli: oggi la "Piciule patrie" compie 939 anni

Si celebra oggi la ricorrenza dell'istituzione della Patria del Friuli, quando Sigeardo ricevette da Enrico IV l'investitura a Duca del Friuli. Quest'anno le celebrazioni sono a Gradisca d'Isonzo. Festa anche allo stadio per l'incontro tra Udinese e Napoli

Il 3 aprile di 939 anni fa nasceva lo Stato patriarcale friulano - la Patrie dal Friûl -, un’istituzione che rappresentò per quei tempi un esempio unico di amministrazione democratica. L'appuntamento ufficiale di oggi è organizzato dal Comune di Gradisca d’Isonzo, in collaborazione con l’Arlef, la Regione, le Province di Gorizia, Udine e Pordenone, l'Istitût Ladin Furlan "Pre Checo Placerean" e con la partecipazione delle Diocesi friulane, l'Università degli studi di Udine e l'Ufficio Scolastico Regionale. Il tutto avrà inizio alle 10.30, in piazza Unità, a Gradisca, con l’esposizione della bandiera con l’aquila gialla in campo blu. A seguire, il concerto degli "Scampanotadôrs dal Guriza alle 11.15, in Duomo la messa in friulano. Al termine, alle 12.30, nel Nuovo Teatro Comunale, si darà lettura della Bolla dell'Imperatore Enrico IV (del 3 aprile dell'anno 1077), atto fondativo della Patria del Friuli.

FESTA ALLO STADIO. Dalle ore 10.30, infatti, orario di apertura dei tornelli, fino alle 12.30, momento del fischio d’inizio della partita, l’animatore dello stadio Poma (Alessandro Pomarè) e Dj Tubet, il famoso rapper friulano, proporranno una frizzante animazione bilingue per preparare i 25.000 tifosi a un vero e proprio evento: la proiezione, in anteprima (anche se quasi in contemporanea con quella legata alle celebrazioni ufficiali della Fieste, a Gradisca d’Isonzo), del video realizzato dal regista monfalconese, Massimo Racozzi, sulle note e parole dell’inno “ufficiale” della Fieste de Patrie “No sta a contâmi dome chê storie”, scritto e interpretato da Dj Tubet e accompagnato da Camilla Grassi. 

LA STORIA. Enrico IV, sceso in Italia per ottenere la revoca della scomunica ricevuta da papa Gregorio VII (celebre l'episodio della cosiddetta umiliazione di Canossa), si trovò ben presto ad affrontare una rivolta dei nobili, dovuta alla sua lontananza ed al fatto che il papa, pur avendo ritirato la scomunica non aveva annullato la dichiarazione di decadenza del trono. Risolti i problemi con il papa Enrico tentò di precipitarsi in patria per ristabilire il suo potere, scoprì però che i nobili locali che controllavano i valichi alpini si erano schierati con la nobiltà tedesca, vista al momento come favorita. Solo il patriarca di Aquileia, Sigeardo di Beilstein, gli concesse di passare.
Il 3 aprile 1077, per la fedeltà dimostrata, Sigeardo ottenne dall'imperatore Enrico IV, che nel frattempo era riuscito a ristabilre la sua autorità, l'investitura feudale di Duca del Friuli, Marchese d'Istria e il titolo di Principe, costituendo quindi il Principato ecclesiastico di Aquileia, feudo diretto del Sacro Romano Impero.

I CONFINI. La patria era delimitata a nord dalle Alpi, a est dal corso del Timavo, a sud dal mare Adriatico ed a ovest dal corso del Livenza e, cosa piuttosto rara per i ducati dell'epoca, a parte alcuni piccoli territori sotto diretta dipendenza dell'Impero, godeva di unità territoriale. Anche i successori di Sigeardo, che per lungo tempo saranno tutti di origine germanica, seguirono tale linea filo-imperiale, il che permise loro di consolidare lo Stato, la Patrie dal Friûl, che oltre giunse ad includere anche Trieste, l'Istria, la Carinzia, la Stiria, il Cadore. L'autonomia durò fino al 1420: nel 1411 il Friuli divenne campo di battaglia per l'esercito imperiale (schierato con Cividale) e quello veneziano (schierato con Udine). Nel dicembre del 1411 l'esercito dell'imperatore si impadroniva di Udine ed il 12 luglio 1412 veniva nominato nel duomo di Cividale il patriarca Ludovico di Teck, ristabilendo quindi la linea filo-imperiale. Di lì a poco i veneziani dichiararono guerra al Friuli, allo scopo di impadronirsi delle sue rotte commerciali e per eliminare un potente sostenitore dell'Impero, il quale a sua volta mirava a mantenere la Patria nella sua orbita per avere un accesso sicuro all'Adriatico. Gli scontri furono lunghi e sanguinosi, con alterne vicende, ed i veneziani si diedero spesso al saccheggio delle campagne per costringere i nemici alla fame; alla lunga però le truppe venete respinsero gradualmente quelle imperiali. Il 13 luglio 1419 i veneziani occuparono Cividale e si prepararono alla conquista di Udine, che cadde il 7 giugno 1420, dopo una strenua difesa; alla testa delle truppe di invasione e portante il vessillo di San Marco c'era Tristano di Savorgnan, nobile friulano che si era "dato" a Venezia. Perso anche l'ultimo baluardo e vista sfumare ogni possibilità di vittoria, i nobili friulani si arresero, e caddero infine Gemona, San Daniele, Venzone, Tolmezzo e Monfalcone: era la fine dello stato patriarcale friulano. La pace fra Venezia e l'Impero sancì lo stato di fatto, riconoscendo ad entrambi i contendenti il possesso dei territori occupati in quel momento.

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