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Deposito Giordani invaso dall'energia della band de Lo Stato Sociale

Il quartetto bolognese è tornato nel nord-est per una serata coinvolgente. Brani vecchi e i nuovi successi da "Turisti della domocrazia" hanno fatto ballare i numerosi fan del gruppo di Lodovico Guenzi

Serata all’insegna del puro intrattenimento ieri al Deposito Giordani, per un evento organizzato da Sounds Like: a salire sul palco del locale pordenonese è toccato infatti al carrozzone bolognese de Lo Stato Sociale, band electro-pop che può essere considerata uno degli exploit indipendenti di questo 2012. Forti del successo del loro album, “Turisti Della Democrazia”, uscito a inizio anno, e dopo aver fatto già tappa in FVG due volte (Udine e Trieste), eccoli tornare in regione per un altro concerto all’insegna del divertimento. Ad aprire lo show ecco gli emiliani-argentini Espana Circo Este, che ci hanno regalato quaranta minuti di intrattenimento con ritmi latini e coinvolgenti.

C’è anche qualche fan già in delirio, ma è per Lo Stato Sociale che quasi tutti i presenti sono qui. Salgono sul palco alle 22 e 50, e regalano un set che inizia pescando i brani vecchi del repertorio, per poi sfumare nei successi dell’ultimo album; anzi, a dire il vero è il bassista Alberto a salire sul palco per primo, annunciandoci che il resto della band non è potuta venire e che sarà lui stesso ad intrattenerci con il suo side-project: due ore di basso distorto. La prima bufala di serata viene subito smascherata dall’arrivo degli altri quattro musicisti, con il cantante Lodo che ci dice anche qualcosa in friulano (ha studiato recitazione a Udine per qualche anno), prima di partire con Febbre. Lo show prosegue sulle note di Anche La Stasi Aveva Un Cuore, Magari Non è Gay Ma è Aperto e Brutale, prima che il nuovo album trovi spazio in scaletta con l’ormai celebre Sono Così Indie.

Lo Stato sociale al Deposito Giordani: le foto di © SEBASTIANO ORGNACCO

Lo show è un susseguirsi di battute, elementi surreali (il bassista Alberto si lancia sul pavimento del Giordani prima di Amore Ai Tempi Dell’Ikea) e anche ammonimenti politici (non vengono risparmiate battute su Renzi, Marchionne e Tremonti, che a quanto dicono loro “non se lo ricorda più nessuno, poverino”, proseguendo nell’atmosfera scherzosa). La tripletta finale è da brividi, con Cromosomi, Mi Sono Rotto Il Cazzo e Abbiamo Vinto La Guerra, brani destinati a diventare veri e propri inni generazionali dell’ultima generazione di fan della nuova musica italiana indipendente.

E poi ci sono i bis: si parte sul classico balletto di Quello Che Le Donne Dicono, solo che a metà viene interrotto, lo iniziano a suonare dal vivo (pratica iniziata con questa tranche del tour) e ci infilano dentro un po’ tutti i brani che non sono riusciti a suonare prima: Pop, L’Escapista, L’Apatico, La 626 e anche We Are Your Friends dei Justice. L’ultimo brano in scaletta è Ladro Di Cuori Col Bruco, geniale racconto di una festa e di una ragazza, che sfuma in un mare electro-dance di cui non si conosce il titolo, ma che Alberto, con tono di voce sovietico, usa per invitare i presenti a “Invadere l’Emilia”, mandando anche il tastierista Carota a prendere i primi volontari. Il tutto si protrae per più di dieci minuti, in cui il palco del Giordani diventa un vero e proprio dancefloor, con anche il sottoscritto a ballare e poi suonare la chitarra di Lodo, per quello che forse è il concerto più riuscito della nuova stagione di concerti pordenonesi.

LA SCALETTA

Anche La Stasi Aveva Un Cuore
Magari Non è Gay Ma è Aperto
Brutale
Sono Così Indie
Maiale
Amore Ai Tempi Dell'Ikea
Cromosomi
Mi Sono Rotto Il Cazzo
Abbiamo Vinto La Guerra

Quello Che Le Donne Dicono
Ladro Di Cuori Col Bruco

 

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