Le nuove narrazioni del Feff 26 raccontate in 15 prime mondiali e 75 film da 11 Paesi
Settantacinque film, 47 in concorso, 28 fuori concorso, provenienti da 11 Paesi, 15 prime mondiali (incluse quelle dei classici restaurati), 24 anteprime internazionali, 19 europee e 13 italiane. Non bastasse questo, più di mille e 200 richieste di accredito ricevute fino ad ora, il 24% in più rispetto all'anno scorso, oltre 250 le richieste ricevute dagli studenti di cinema provenienti dalle Università di mezzo mondo e più di 100 gli eventi tematici in programma nell'intera città.
Sono solo alcuni dei numeri della nuova edizione del Far East Film Festival 26, il grande evento internazionale che, ancora una volta, catapulterà Udine a capitale mondiale del cinema asiatico dal 24 aprile al 2 maggio nel quartier generale storico del Teatro Nuovo e negli spazi del Visionario. Uno sguardo spalancato sull’Estremo Oriente che, dal 1999, si misura con i fronti della diversità e della distanza, oltrepassandoli, e con tutte le declinazioni dell’aggettivo “inspiring”, non smettendo mai di approfondirle.
Nuove narrazioni
Obiettivo di questa edizione, ma non solo ovviamente, è di cercare nuove narrazioni e nuovi narratori. Se, lo scorso anno, il festival ha documentato le conseguenze culturali e commerciali post-pandemiche, disegnando una mappa che toccava 14 Paesi dell’Asia, quest’anno documenterà i segnali di un’industria generalmente in ripresa, in movimento, animata da espressioni artistiche e da artisti che spesso rappresentano (e simboleggiano) una cesura tra “prima” e “dopo”. Molti giovani registi, per esempio, stanno portando nelle sale una nuova poetica, una nuova visione, raccontando storie locali capaci di parlare a un pubblico globale. E il pubblico (globale) del Feff è già pronto ad ascoltarle.
Una leggenda a Udine, Zhang Yimou
Due Leoni a Venezia, un Orso a Berlino, un Grand Prix a Cannes, tre candidature agli Oscar. Sarà Zhang Yimou, giovedì 2 maggio sul palco del Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, a ricevere il prestigioso Gelso d’Oro alla Carriera.
«Per noi - commentano di Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, responsabili del Feff - il cinema di Zhang Yimou non rappresenta semplicemente uno spazio in cui convergono arte, bellezza e grandezza: per noi rappresenta due punti di svolta assolutamente fondamentali. Il primo è quello di averci spalancato gli occhi sulle meraviglie cinematografiche della Cina continentale quando eravamo poco più che ragazzi. Il secondo è quello di essere stato una delle scintille, una delle urgenze, dalle quali ha poi ha preso vita il nostro festival! Ecco perché consegnare il Gelso d’Oro a Zhang Yimou rappresenta qualcosa che va oltre le motivazioni più evidenti: è il nostro modo per dirgli “Grazie, maestro” e per restituirgli, simbolicamente, tutto quello che ci ha dato».
Capolavori in world premiere
Cos’hanno in comune The Mission di Johnnie To, Vivere! e Lanterne rosse di Zhang Yimou, Il maestro burattinaio e Città dolente di Hou Hsiao-Hsien, oltre al fatto di essere i cinque capolavori che tutti conosciamo? Hanno in comune un produttore assolutamente leggendario come il taiwanese Chiu Fu-sheng, figura unica nel panorama del cinema asiatico del secolo scorso, e anche il fatto di essere ormai introvabili da interi decenni. Cinque capolavori che l’Occidente ha premiato e venerato (pensiamo al Leone d’Oro per Città dolente, al Leone d’Argento per Lanterne rosse o alla marcia trionfale di Vivere! a Cannes). Ed è qui che entra in gioco il Far East Film Festival: se Chiu Fu-sheng ha deciso di restaurare i cinque i titoli, partendo dai negativi originali, sarà infatti il Feff 26 a presentare in world premiere Vivere! e Lanterne rosse.
L'apertura
L’Opening Night di mercoledì 24 aprile viaggerà tra la Cina e la Corea del Sud con due anteprime internazionali. Il compito di aprire il sipario toccherà a Yolo, il campione d’incassi che porta la firma della famosa attrice comica Jia Ling (qui impegnata nel doppio ruolo di regista e di protagonista). È l’adattamento del cult giapponese 100 Yen Love, applaudito al Feff nel 2015, e ruota attorno a una donna che, in modo del tutto inatteso, darà una svolta alla propria vita indossando i guantoni da boxe. Il secondo titolo della serata, Citizen of a Kind della regista Park Young-ju, è invece un’irresistibile action comedy che ruota attorno a una mamma single, disoccupata e vittima di fishing. Riuscirà la nostra non fortunatissima eroina, spalleggiata da un gruppo di amici, a inceppare gli ingranaggi di una pericolosa organizzazione criminale?
Il festival
Impossibile citare qui tutti i film e gli eventi proposti durante questa nove giorni. Si va da alcuni dei più grandi esponenti “dell'onda giovane dell'Asia” come Nick Cheuk e la sua opera prima, Time Still Turns the Pages, ai colori dei sentimenti e della nostalgia del romantic drama 18x2 Beyond Youthful Days, il cui ruolo principale è stato affidato e Greg Hsu.
Graditissimi ritorni saranno anche quello di Shiraishi Kazuya, con lo spettacolare samurai movie Goban-giri, quello di Jun Lana, con la divertente commedia degli equivoci LGBT filippina Becky & Badette, quello di Norris Wong, con il film musicale The Lyricist Wanna Be, e quello di Nick Cheung, l’inimitabile attore hongkonghese alla sua seconda regia: Peg O'My Heart, affascinante e anarchico horror-thriller sulle strade dell’ex colonia britannica.
Classe 1971, radici coreane (il suo nome è Ma Dong-seok) e cittadinanza statunitense, Don Lee, l’eroe più manesco e più irascibile del nuovo cinema asiatico tempesterà di botte i cattivi di The Roundup: Punishment e saluterà la community fareastiana con un cordiale videomessaggio.
Spazio poi alla retrospettiva Greatest Hits from ‘80s e ‘90s, un appassionante racconto iniziato l’anno scorso che proporrà una selezione di 14 titoli. 14 radici artistiche e geografiche accuratamente selezionate tra molte pietre miliari e altrettanti capolavori.
In occasione dell’anniversario della nascita del Kofa (Korean Film Archive di Seoul), Udine sarà la prima dimora per un pacchetto di 7 film coreani degli anni ‘50. Sette autentiche perle del passato, rinate in 4K, che includono anche il seminale Madame Freedom (1956) e The Widow (1955), il primo film diretto da una donna nella storia del cinema coreano.