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Cinema Centro / Via Fabio Asquini

Daniele Vicari: “gli albanesi fondamentali al Friuli Venezia Giulia”

Presentato a Udine "La nave dolce", il film sullo sbarco di 20 mila albanesi a Bari nel 1991. "E' la perdita dell'innocenza". Racconta la partenza da Durazzo, lo sbarco a Bari e la gestione dell'emergenza nella città pugliese

Tra il Friuli Venezia Giulia e l'Albania c'è un forte legame: non solo la Regione sta promuovendo un progetto turistico per sviluppare una cooperazione tra le due terre, ma a Udine la comunità albanese è la più numerosa, insieme a quella romena. Per questo il film “La nave dolce” presentato al Visionario dal regista Daniele Vicari si inserisce perfettamente nel contesto friulano. “Noi abbiamo un debito verso la comunità albanese – ha detto il sindaco Furio Honsell presente alla proiezione – perché questo popolo accudisce i nostri figli, i nostri anziani e le nostre case e non c'è nulla di più prezioso”. Gli albanesi in Friuli Venezia Giulia sono un modello di integrazione, come spiegato dal consigliere regionale Roberto Asquini e un esempio di popolo che ha saputo costruire la libertà.

Perché è di “aspirazione alla libertà” che si parla nel film di Daniele Vicari, che ricostruisce fedelmente lo sbarco nel porto di Bari di circa 20 mila albanesi a bordo della nave Vlora nel 1991. Vicari, attraverso immagini di repertorio e interviste a chi è sfuggito al rimpatrio, racconta la partenza da Durazzo, lo sbarco a Bari e la gestione dell'emergenza nella città pugliese. Il regista non lo dice esplicitamente nel film, ma il quadro che ne esce è drammatico, sia per gli albanesi, sia per gli italiani. “E' la perdita dell'innocenza degli albanesi – ha spiegato – che si vedono infranto il sogno italiano, una terra che vedevano ricca, bella e accogliente, che si è dimostrata tutt'altro. E' la perdita di innocenza degli italiani, che da materni e generosi si sono dimostrati capaci di una crudeltà non facile da perdonare”. Il riferimento va ai giorni dopo lo sbarco, quando gli albanesi sono stati “rinchiusi” nello stadio di Bari, “il primo Cie italiano”. Secondo il regista la data d'inizio dell'Italia contemporanea è il 7 agosto del 1991, con tutto il problema immigrazione, che nel 2012 non è ancora risolto. “Se prima erano gli albanesi – ha concluso – oggi sono i nordafricani e noi continuiamo ad imprigionare persone che non hanno commesso crimini”.

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