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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Rallenta l'immigrazione, l'export respira dopo il periodo più buio

I dati sono stati diffusi dal rapporto annuale dell'IRES FVG sulla condizione socio-economica della nostra regione. La popolazione invecchia e cresce sempre meno, la disoccupazione giovanile sfiora il 21%

L’indagine è stata realizzata dall’IRES FVG, e traccia il profilo socio-economico del nostro territorio regionale. Per sviluppare la ricerca l'istituto udinese si è avvalso del sostegno  finanziario della Regione - Direzione centrale cultura, sport, relazioni internazionali e comunitarie.

LA POPOLAZIONE INVECCHIA

Il rallentamento della crescita della popolazione è una diretta conseguenza dell’attenuazione dei flussi migratori. Nel periodo 2009-2011 gli stranieri residenti in regione sono cresciuti di circa 10.000 unità (+10,9%), contro le oltre 22.000 dei due anni precedenti (+31,1%). Tale segnale di inversione di tendenza, se confermato in futuro avrà importanti conseguenze anche sulla struttura della popolazione residente.

L’altro fenomeno che ha provocato un profondo mutamento nella struttura demografica regionale, per certi versi di segno opposto rispetto all’immigrazione, è quello dell’invecchiamento della popolazione. La popolazione anziana (gli over 65), nel 2011 è pari al 23,4% (quasi 290.000 abitanti), ed è cresciuta di 2 punti percentuali nel biennio. Il Friuli Venezia Giulia è al secondo posto a livello nazionale dopo la Liguria; in provincia di Trieste la percentuale si sta avvicinando addirittura al 30% (27,8% nel 2011).

Va sottolineato che negli ultimi dieci anni la popolazione under 15 e quella over 65 sono entrambe cresciute del 14%, mentre è rimasta sostanzialmente stabile (-0,3%) la fascia della popolazione in età lavorativa. Tale tendenza ha evidentemente delle conseguenze rilevanti sul mercato del lavoro regionale e sulla sostenibilità del sistema previdenziale.

LA TIMIDA RIPRESA DEL SISTEMA PRODUTTIVO E I GIOVANI DISOCCUPATI

Il 2011 ha rappresentato un periodo di ripresa dell’occupazione, seppure modesta, anche nella nostra regione. Il numero degli occupati in regione, dopo essere sceso da 522.000 unità nel 2007 a 508.000 nel 2010, nell’ultimo anno è tornato a sfiorare le 511.000 unità. Pordenone è la provincia in cui la ripresa è stata più sostenuta; all’opposto Trieste presenta la situazione meno favorevole, anche a causa di un considerevole numero di persone uscite dal mercato del lavoro, sintomo di un effetto di scoraggiamento.

Appare particolarmente penalizzata l’occupazione maschile nel settore industriale. Il tasso di disoccupazione, inoltre, cresce soprattutto nelle classi di età più giovani, che risultano quelle con le maggiori difficoltà a trovare un’occupazione (nel 2011 è pari al 20,9% per la fascia 15-24 anni). Un esito meno scontato dell’attuale situazione di difficoltà economica, anche rispetto al passato, è costituito invece dall’aumento del tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Il tasso di disoccupazione nel 2011 si attesta al 5,2% e il numero di disoccupati, dopo aver superato quota 30.000 nel 2010, nel 2011 è tornato pari a 28.000 unità. La crisi ha provocato inoltre una drastica riduzione delle assunzioni effettuate con i contratti a tempo indeterminato e di apprendistato, a favore di tipologie contrattuali che forniscono minori garanzie e sicurezze per i lavoratori.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è rimasto molto elevato anche nel 2011. Il dato più preoccupante riguarda gli interventi straordinari, in aumento anche nel 2011 (+4,3%), sintomo di diffuse e gravi crisi aziendali che spesso portano alla chiusura dell’attività. Tra i settori più in difficoltà da questo punto di vista si evidenziano il settore del legno-arredo, l’industria metalmeccanica, l’edilizia.

Anche la propensione imprenditoriale ha registrato una flessione (-867 imprese tra 2009 e 2011, pari a -0,9%). I giovani, oltre ad essere penalizzati nel mercato del lavoro, dimostrano anche una bassa inclinazione all’imprenditorialità; la loro presenza alla guida delle aziende regionali risulta in calo negli ultimi anni (meno del 5% dei titolari di impresa), ed è anche inferiore alla media nazionale (pari al 6,9%).

L'EXPORT TRASMETTE FIDUCIA

I risultati più confortanti per l’economia regionale provengono dal commercio estero, anche alla luce della stagnazione della domanda interna, decisamente aggravata dall’attuale congiuntura.

A partire dal 2010 le esportazioni stanno infatti gradualmente risalendo verso i livelli precedenti alla crisi; il valore delle esportazioni nel 2011 è superiore a 12,5 miliardi, pari al 5% in meno rispetto al valore registrato prima della crisi nel 2008. La performance delle imprese regionali sui mercati esteri si mantiene però inferiore rispetto alla media nazionale; su questo risultato pesano le difficoltà del settore del legno-arredo in provincia di Udine e della produzione di elettrodomestici in quella di Pordenone. Mentre è riconfermata la significativa importanza degli scambi commerciali  con i paesi BRIC (ad eccezione del Brasile), dei paesi dell’Africa del Nord, dei Paesi Arabi e della Turchia.

QUALE FUTURO?

Il quadro che emerge dall’analisi mette in evidenza una regione in cui la crisi ha avuto un forte impatto soprattutto su alcuni settori industriali portanti.

Le conseguenze sull’occupazione, come si è visto, sono state notevoli e si protrarranno ancora a lungo. Per una parte considerevole dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro regionale, che difficilmente riusciranno a essere riassorbiti nel breve periodo, devono essere concepiti dei percorsi mirati di reinserimento e di riqualificazione, dato che spesso si presenteranno delle opportunità di reimpiego solo in settori diversi da quelli di provenienza. Tale questione è particolarmente importante per i lavoratori più “anziani", per i quali la riconversione appare meno agevole.

LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE RILEVATA, IN ITALIA E FRIULI VENEZIA GIULIA

GLI STRANIERI RESIDENTI E L'INCIDENZA PERCENTUALE SULLA POPOLAZIONE TOTALE

 

 

 

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