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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Commercio estero: 2012 sottotono, dal 2013 i primi miglioramenti

Le considerazioni sono tratte dal decimo rapporto elaborato dall'ICE in collaborazione con Prometeia, presentato alla Camera di Commercio. Saranno Asia e America latina i mercati stranieri migliori per noi

Nel prossimo triennio saranno soprattutto i Paesi Bric a offrire la domanda più elevata – e in particolare per autoveicoli, agroalimentare e meccanica. Da un lato, dunque, resteranno solide le nicchie di sviluppo sul mercato tradizionale dell’UE, con tassi di crescita più marcati in Germania e Benelux, dall’altro si punterà sui più promettenti Paesi emergenti – dell’Asia e dell’America latina in primis –, verso cui sempre più le nostre imprese dovrebbero riorientare le proprie strategie di commercio estero.

Sono le indicazioni più interessanti che emergono dal 10° Rapporto Ice-Prometeia, sostenuto da Unioncamere e illustrato questa mattina in Sala Valduga dalla Cciaa di Udine, prima Camera italiana ad ospitarne la presentazione. Ad approfondire i possibili scenari futuri per fornire a esportatori e operatori economici un punto di riferimento sull’evoluzione della domanda internazionale è stato Gianpaolo Bruno, dell’Area Studi, Ricerche e Statistiche dell’Ice, introdotto da Marco Bruseschi, vicepresidente della Cciaa.

Bruno ha rimarcato come per l’anno in corso sia previsto un ulteriore rallentamento del commercio mondiale, ma come i dati facciano auspicare a una robusta ripresa nel 2013 e nel 2014. Certo, però, come detto, con lo spostamento del baricentro della domanda verso i Paesi emergenti. Un fatto che implicherà una modifica delle proiezioni delle nostre imprese, ancora per oltre il 60% lanciate su mercati tradizionali destinati a crescere meno.

Bruno ha voluto sottolineare come nei nuovi mercati stia aumentando esponenzialmente il numero di consumatori potenziali per il made in Italy: «assieme ai redditi – ha puntualizzato – aumenta la richiesta di qualità». I settori più dinamici risultano essere legati al ciclo degli investimenti (meccanica, elettronica ed elettrotecnica), anche se l’effetto specializzazione si vedrà all’interno dei settori più che fra settori diversi. Per le imprese italiane si tratta dunque di saper ritarare gli interlocutori internazionali.

In particolare alimentari e bevande saranno maggiormente richiesti dall’Asia, dal Nord Africa e dall’America latina, oltre che dall’Europa extra Ue (con la Russia e l’Ucraina in testa), e sempre in Asia, assieme all’America Latina, crescerà la domanda di elettronica ed elettrotecnica, anche se in tutti questi comparti la nostra economia è ancora orientata sui mercati meno promettenti dell’Ue.

Nella farmaceutica a primeggiare sarà la domanda dai Paesi Nafta e su questa partita l’Italia ha buone quote di mercato destinate alle crescite migliori. Da orientare verso Asia e America Latina, ma anche verso resto d’Europa e Nord Africa anche la meccanica e gli elettromedicali, così come per i mezzi di trasporto molte chance arriveranno, oltre che dall’onnipresente Asia, anche dall’Europa extra Ue, America Latina, Nord Africa e Medio Oriente. Per il sistema-casa, come detto, ottime chance ci saranno dai Paesi Nafta, oltre che in Asia, Oceania e America Latina, con particolari tassi di crescita (tra il 12  e il 18%) negli Stati Uniti.

Tra i Paesi interessanti, dagli alimentari e bevande ad altri beni di consumo fino alla meccanica, l’indagine registra Colombia e Venezuela, oltre al Brasile, ma anche il Sudafrica. Cina e India restano però, assieme a Corea del Sud, quelli che presentano i tassi più elevati pressoché in tutti i settori: tra il 12 e il 18% o addirittura oltre il 18% in India e Cina sia per mobili sia per gli autoveicoli. Previsioni stimolanti, anche perché si tratta di Paesi verso cui la Camera di Commercio di Udine sta puntando molto con attività di approfondimento e con missioni economiche.

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