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Previsioni

Nel 2023 stop alla crescita dell'economia regionale

Lo afferma lo studio di Confindustria regionale: fino a fine 2022 ci sono previsioni di crescita, nel 2023 lo stallo, per poi ripartire con un +0,9 per cento nel 2024

Per il 2022 le previsioni sono migliori rispetto alle indicazioni precedenti. Mentre per l'anno successivo si ipotizza un deciso stop per l'economia regionale. Queste sono le indicazioni, aggiornate in base ai dati Prometeia, che ha divulgato Confindustria regionale.

L’anno in corso

Nel 2022 andrà meglio rispetto alle previsioni con una crescita del Pil del Friuli Venezia Giulia, rispetto al 2021, pari al 3,2 per cento, contro il 2,7 stimato a luglio. Pesano favorevolmente una capacità di recupero dei valori pre-pandemia non riscontrata in precedenza. Nel secondo trimestre l’economia regionale si è evoluta positivamente, oltre le aspettative. Sostenuta non soltanto dai consumi ma anche dagli investimenti e dalle esportazioni.

Nel dettaglio

Per gli investimenti, dopo il forte rimbalzo registrato nel 2021 (+17,8%), si prospetta una dinamica vivace anche nell’anno in corso, +7,9%, grazie agli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio e alle risorse del Pnrr. Questo nonostante le difficoltà di approvvigionamento dei materiali, la carenza di manodopera qualificata, i rialzi dei prezzi dei beni.

I consumi delle famiglie sono cresciuti con un andamento leggermente meno sostenuto, +5,1%, rispetto al 2021, per l’affievolirsi della fiducia e il ridotto potere d’acquisto.

Le esportazioni hanno avuto una crescita in volume a doppia cifra nel 2022, +10,5%. Le importazioni attese dovrebbero aumentare addirittura del +14,7% quest’anno.

Nel prossimo biennio


Nel 2023 la crescita si arresterà. Le prospettive economiche appaio meno favorevoli. Le incertezze legate alla crisi energetica, all’inflazione, alle tensioni geopolitiche internazionali, stanno infatti determinando un rallentamento del ciclo economico, che ha portato a rivedere significativamente al ribasso le stime per il prossimo biennio.

Il prossimo anno, viceversa, si potrebbe registrare una brusca frenata degli investimenti -1,4%. Si stima una variazione del +0,2% dei consumi delle famiglie. Le esportazioni dovrebbero rallentare bruscamente. Frenata ancora più accentuata per le importazioni che potrebbero segnare una variazione negativa per il prossimo anno. Sul dato dell’export estero peserà la brusca frenata dell’attività produttiva e della domanda internazionale nell’ultima parte dell’anno in corso e nella prima parte del prossimo, soprattutto nei principali mercati di sbocco delle merci del Friuli Venezia Giulia.  (Europa, Germania in primis, e Stati Uniti). Il dato dell’import per il 2023 sarà determinato dall’indebolimento della domanda, in particolare quella per investimenti.

Occupazione


Quest’anno si recupereranno interamente le unità di lavoro perse con la pandemia. Il tasso di occupazione (rapporto percentuale tra gli occupati 15-64 anni e la corrispondente popolazione di riferimento) si porterà al 70,3% (era 67,4% nel 2021 e 66,6% nel 2019). Il tasso di disoccupazione (rapporto percentuale tra i disoccupati e le corrispondenti forze di lavoro) scenderà dal 5,8% del 2021 al 5% del 2022 come conseguenza della prosecuzione della fase di riduzione delle persone in cerca di lavoro.

Le dichiarazioni

Il commento del presidente reggente di Confindustria Fvg Gianpietro Benedetti: “Ci sono due scenari possibili: nel primo, se la situazione in Ucraina restasse immutata, avremmo ancora una conseguente precarietà sul fronte della disponibilità del gas e volatilità dei prezzi dell’energia. Nel secondo scenario, più probabile, avremmo un price cap di 80 euro che potrebbe condurre in prospettiva, nella seconda metà del 2024, a un mercato stabile su questi valori. È altresì possibile che nel primo semestre 2023 la guerra in Ucraina raggiunga una sorta di tregua, dando successivamente il via alla ricostruzione. Comunque, si può presupporre che il contrasto all’inflazione prosegua con il rialzo dei tassi e quindi meno denaro circolante”. Sull’Italia Benedetti ha affermato: “A causa dell’enorme debito pubblico accumulato, un aumento dei tassi sarebbe poco sostenibile, soprattutto se a ciò si aggiunge il costo per calibrare i prezzi dell’energia. Serve quindi un aiuto europeo per evitare situazioni ancora più impegnative”.

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