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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Anolfo: pensare diversamente lo sviluppo, limitando il consumo di suolo

Il presidente provinciale di Confagricoltura interviene sulla questione dello sviluppo extraurbano, proponendo una ricetta per coniugare crescita economica e rispetto del territorio

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

L'intervento inviatoci da Maurizio Anolfo, presidente provinciale di Confagricoltura, che pubblichiamo interamente:

il 7 luglio scorso nel corso di un incontro organizzato dalla Provincia di Udine ho posto il problema del consumo del suolo sotto il duplice aspetto della realizzazione delle infrastrutture e dello sviluppo urbanistico.

Per quanto riguarda le infrastrutture ho sostenuto che è indispensabile una rigorosa verifica circa la loro effettiva necessità e ho fatto l'esempio dei Peep e Pip che tutti i Comuni volevano e che ora , dopo aver sottratto terreno all'agricoltura, in molti casi sono desolatamente abbandonati.

Per quanto riguarda i centri urbani assistiamo da un lato al loro continuo espandersi e contestualmente vediamo aree al loro interno degradate e abbandonate.

L'assessore Regionale Riccardi ha puntualmente risposto alla sollecitazione sostenendo che la Regione Friuli Venezia Giulia sta predisponendo disposizioni normative in materia.

L'11 luglio la Commissione Ambiente del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il Governo a predisporre nuove norme di indirizzo in materia urbanistica con l'obiettivo di limitare il consumo di suolo libero con l'introduzione di un sistema bilanciato di incentivi e disincentivi fiscali.

Il 24 luglio il Ministro delle politiche agricole Mario Catania ha pubblicamente manifestato l'intenzione di portare a settembre 2012 in Consiglio dei Ministri un disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo.

Alcune considerazioni:

L'aumento progressivo delle superfici costruite, è stato una costante negli ultimi due secoli, anche se fino a tempi molto recenti la crescita delle città è stata molto più rapida sul piano demografico che non in termini di spazio occupato. Oggi molti in paesi europei queste dinamiche si presentano rovesciate con il consumo del suolo che in molte città cresce più rapidamente della popolazione.

Negli ultimi dieci anni in Italia il consumo del suolo naturale ha proceduto secondo ritmi analoghi a quelli conosciuti negli anni del boom economico e demografico, con la differenza rispetto ad allora che la popolazione è rimasta sostanzialmente stabile e il Pil è cresciuto pochissimo.

Nella situazione italiana poi i tassi accelerati di consumo di suolo appaiono correlati con alcuni caratteri specifici, non positivi, del nostro modello insediativo: la tendenza ad una crescita degli insediamenti a "macchia d' olio", secondo lo schema del cosiddetto "urban sprawl"; l'altissimo livello di disordine urbanistico, la tendenza a privilegiare l'edificazione di aree libere, sempre più lontane dai centri delle città, piuttosto che la densificazione urbana e l'utilizzo di aree urbanizzate dismesse.

La drastica riduzione del consumo del suolo extra urbano si ottiene mediante una politica incentivante che incoraggi le potenzialità della "rigenerazione urbana", una nuova idea di sviluppo delle città fondata sul recupero delle aree industriali dismesse o di aree urbane comunque degradate, insomma della cosiddetta "città consolidata".

Un'operazione che nel suo complesso migliorerebbe la qualità urbana, le condizioni di vivibilità delle città italiane , porterebbe benefici e ricchezza al Paese e condizioni utili anche per gli enti locali.

Da diversi anni l'Unione Europea ha fatto proprio l'obiettivo di limitare il consumo di suolo; più di qualche Paese europeo ha varato normative finalizzate a tale obiettivo; in Italia si sono moltiplicate le iniziative promosse da organismi pubblici e privati per contribuire ad arginare i fenomeni legati al consumo di suolo.

Ora i tempi sono maturi perché Governo nazionale e Governo regionale agiscano di conseguenza.

In particolare è indispensabile introdurre meccanismi di riforma dell'attuale fiscalità urbanistica, tali da incoraggiare gli interventi su aree già urbanizzate e da penalizzare gli interventi su aree ancora naturali, bisogna favorire forme di compensazione tali da consentire, su scala intercomunale, l'utilizzo coordinato di aree già urbanizzate da rigenerare.

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