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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Donne e lavoro, in Fvg cresce il part time involontario

Lo svela una ricerca commissionata dalla Cisl Fvg. Il sindacato: dato condizionato dall’andamento della crisi

Lavoro femminile sempre più improntato al part time involontario: è il primo dato che emerge dalla ricerca sull’occupazione delle donne nella nostra regione, commissionata dalla Cisl Friuli Venezia Giulia ad Idea Tolomeo e presentata a Palmanova.

A fronte di un tasso di occupazione pressoché stabile – attestato nel terzo trimestre 2015 al 54,7% (contro il 55,3% del 2014) – a crescere in maniera sensibile, così come in tutto il NordEst, è la quota di donne occupata a tempo parziale, con una percentuale che da noi raggiunge il 35%. Tuttavia, il dato più delicato riguarda la
matrice del part time, che, sempre più, risulta di natura involontaria. Si assiste ad un avvicinamento numerico tra tempi parziali involontari e volontari, con questi ultimi in calo, in particolare tra il 2008 e il 2011. Dati che aprono ad una riflessione, tanto più se si considera che - da una parte - l’Italia, nel quadro dell’Unione Europea, è il Paese con la più elevata incidenza di part time femminile involontario (il 19% contro una media Ue ferma all’8%) e - dall’altra – che Stati a noi vicini come l’Austria vantano, invece, anche in periodi di crisi, un forte aumento della scelta volontaria. Quanto al Friuli Venezia Giulia, la quota di part time involontario è al 15%, contro il 5% di Austria, il 2% di Croazia e l’1% di Slovenia.

“Sicuramente - commentano per la Cisl Fvg, il segretario generale Giovanni Fania e la segretaria Claudia Sacilotto – il dato è condizionato dall’andamento della crisi, che ha colpito anche l’occupazione femminile e le possibilità reali per una donna, magari con figli, di trovare il lavoro desiderato. Rispetto a questa situazione ci preoccupano molto anche le ricadute, a partire anche dalla capacità salariale”.

A prendere corpo dalla ricerca è anche il problema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con la regione in bilico tra due “modelli” contrapposti, e diversi fattori in gioco, a partire dai servizi, in particolare quelli dedicati all’infanzia e alla presa in carico dei bambini. Nonostante il Friuli Venezia Giulia confermi l’importanza della spesa operata dai Comuni e la minore percentuale di spesa pagata dagli utenti (18% rispetto al 19% italiano), con un
costo complessivo tra i più bassi, dopo il Veneto, "resta prioritario e strategico ampliare la gamma dei servizi offerti (anche in relazione alla flessibilità oraria) e rendere ancora più accessibili le rette delle strutture, comunque alte" si legge in una nota della Cisl.

Dagli ultimi dati regionali emerge che le donne sono sottorappresentate; sono solo il 12% a ricoprire ruoli dirigenziali mentre nei profili impiegatizi sono il 57,6%. Per quanto riguarda le retribuzioni, per le donne a livello dirigenziale sono inferiori addirittura di oltre il 20%, mentre il gap diminuisce leggermente nei profili delle operaie.

Quanto ai settori di occupazione, le donne del Friuli Venezia Giulia continuano ad essere orientate prevalentemente sui servizi, che rappresenta circa l’80% degli sbocchi. Un’inversione di tendenza, invece, si assiste sul fronte degli studi: rispetto al 2007, infatti, e discipline che hanno conosciuto la maggiore crescita di donne laureate sono state l’architettura (+95%) e le materie economico-statistiche (+19%), accanto al tradizionale insegnamento (+19%).

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