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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Piccinetti: «Le fiere devono lavorare assieme, chi si isola è morto»

«Per ogni euro che fatturiamo noi - dice l'amministratore di FieraPordenone S.p.A.- ne ricadono dai 10 ai 20 sul territorio, Pordenone godrà di un indotto dai 20 ai 30 milioni di euro nel 2016»

Amministratore delegato della Fiera di Pordenone - che va a gonfie vele -, da aprile del 2016 chiamato al delicato ruolo di amministratore unico della Fiera di Roma. Di certo non mancano gli impegni a Pietro Piccinetti, ma al tempo stesso non fa difetto nemmeno di verve e buona volontà. Lo abbiamo contattato per conoscere lo stato di salute della sua amministrata friulana, e ci ha raccontato delle cose interessanti, legate allo sviluppo e ai progetti che accomunano l’ente naoniano con quello della Capitale.

Come se la passa la Fiera di Pordenone?
«Sta andando bene, anche quest’anno chiuderà in utile. Quello che è però più significativo, al di là dei bilanci, è che in quattro anni di attività abbiamo saputo sviluppare il maniera importante il “b2b”, le transazioni tra imprese, dando un’impostazione moderna alla struttura».

C’è un avvenimento del quale va particolarmente orgoglioso?
«Ovviamente penso che tutto il lavoro fatto sia stato di qualità, ma dovessi citare un esempio farei quello del SamuExpo (il salone della tecnologia e degli utensili per la lavorazione dei metalli). La manifestazione è stata riorganizzata al meglio, infilandoci dentro anche le macchine per la lavorazioen delle plastiche. L’iniziativa ha dato un impulso enorme, tanto da dover aggiungere un padiglione in tecnostruttura visto che quelli che avevamo non bastavano».

Siete proiettati sempre al futuro.
«Si, ci tengo parecchio. Per questo abbiamo dato il via anche a un processo di internazionalizzazione concreto. Siamo stati i primi ad andare in Iran, abbiamo saputo intercettare settori merceologici e sviluppare molte novità».

Com’è possibile sopravvivere per una fiera piccola?
«Ogni dimensione ha le sue virtù, i suoi pregi e i suoi difetti, quindi una fiera di questo genere può funzionare benissimo, non è detto che si debba essere dei giganti per fare le cose bene. Certo è che le fiere devono lavorare assieme, si devono unire».

Il pensiero va a possibili sinergie con Udine e Gorizia Fiere.
«Due anni e mezzo fa ho fatto la mia proposta sul tema, ma non ho ricevuto risposta. Non è che posso deciderla io la fusione, sono un’amministratore. Sarebbe bene iniziare anche dal fare insieme acquisti, programmazione, allestimenti, poi l’unione potrebbe essere un passaggio successivo. Non sono cose che posso scegliere io però, lo ripeto. Le mie idee sono chiare. In questo senso faccio già lavorare Pordenone assieme a Roma, e tutte e due avranno benefici».

È necessaria apertura mentale quindi, ora più che mai visti i periodi.
«Sicuro. Quest’anno - con queste logiche - avremo 550mila visite in Fiera a Pordenone. Per ogni euro che fatturiamo noi ne ricadono dai 10 ai 20 sul territorio, Pordenone godrà di un indotto dai 20 ai 30 milioni di euro. Chi resta da solo, si isola, è perduto, morto. Bisogna fare accordi, sinergie, è l’unica strada percorribile».

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