rotate-mobile
Economia Largo Carlo Melzi

Esportare il "brain in Italy": se ne è discusso in Confindustria a Udine

L’occasione è stata utile per un confronto con gli imprenditori, per analizzare i punti di forza e di debolezza del Sistema Italia nelle varie fasi di internazionalizzazione delle aziende italiane

Confindustria Udine, in collaborazione con IC&Partners Group, ha promosso ieri pomeriggio, a palazzo Torriani, l’incontro dal titolo “ESPORTARE L’ITALIA: dal Made in Italy al Brain in Italy”, nel corso del quale è stato presentato il libro di Antonio Belloni “Esportare l’Italia. Virtù o necessità?”.

L’incontro - aperto dal direttore di Confindustria Udine, Ezio Lugnani e moderato dal direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier - ha visto la partecipazione di Antonio Belloni, introdotto da Roberto Corciulo, presidente di IC&Partners Group, di Alfonso Santilli, responsabile direzione estero della Banca Popolare di Vicenza (sponsor dell’iniziativa), di Franco Barin ideatore del marchio d’identità Brain in Italy, e di Roberto Siagri, presidente di Eurotech.

Nel suo libro Belloni, consulente industriale, espone la teoria secondo cui, in tempo di crisi, esportare in un mondo ormai piatto non è più solo una virtù ma una consuetudine ed esportare da un Paese fermo non è più solo un’opportunità, ma una concreta necessità: esportare, dunque, l’Italia per dare (ancora) un futuro di benessere al nostro paese e tenerlo agganciato alla serie A del mondo. Ma occorre farlo meglio, in modo più sistemico e organizzato di quanto le imprese italiane lo facciano oggi. É questo il senso e il valore del libro di Belloni, condensato in capitoli agili e puntuali che dipanano luci e ombre del nostro made in Italy.

“Il libro di Belloni – ha evidenziato Corciulo – ha centrato il problema. Le imprese italiane devono almeno saper fare rete, coordinando attività e presenze in nuovi mercati che, in quanto più lontani, sono tanto più complessi rispetto a quelli tradizionali e richiedono un impegno in termini di strutture, uomini e risorse. Da qui vogliamo far partire un messaggio forte: dobbiamo credere nella rete”.   

In Friuli la situazione per lo meno è abbastanza confortante. Lugnani ha evidenziato la funzione trainante dell’export nell’economia provinciale, funzione che va rafforzata. Dal 2005 al 2011 Udine e la sua provincia hanno registrato un +30% nelle esportazioni (rispetto al +26% del Nord-Est) e, a dimostrazione che si tratta di una crescita positiva in termini reali, con un indice di rivalutazione monetaria del 15% a fronte di un incremento dei prezzi all’esportazione del 13%. 

Tuttavia, come ha sottolineato Monestier, la crisi economica è pesante ed è destinata a restare tale per molto tempo. Barin ha invece illustrato il marchio Brain in Italy che rappresenta la metodologia più innovativa per realizzare la tracciabilità delle idee e delle tecnologie, per creare un valore nuovo nelle aziende esportatrici e nel mercato. I vantaggi per l’esportatore sono evidenti: accumulare rilevanza agli occhi dei ‘consumatori di italianità nel mondo’; contribuire a costituire un sistema economico che si identifica con le unicità del nostro Paese, e le trasforma in fattore produttivo; essere in grado di rendere tangibile la propria capacità di riprodurre stabilmente la creatività nei processi.

Ha confermato Siagri: “L’Italia sta diventando oramai più famosa per la capacità creativa che per il manufacturing. Per il manifatturiero è dura se si mette mano alla riforma sul costo del lavoro, se non si rende l’energia a prezzi più appetibili per le imprese, se non si dà vita all’agenda digitale”.   
 

 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Esportare il "brain in Italy": se ne è discusso in Confindustria a Udine

UdineToday è in caricamento