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Confindustria Udine: cresce il peso della presenza friulana a Roma

Sono ben undici gli imprenditori della nostra provincia che faranno parte nel prossimo biennio dei comitati tecnici a Roma. Fra questi il presidente provinciale Adriano Luci, Paolo Fantoni, Chiara Valduga e Matteo Tonon

“La visita a palazzo Torriani del direttore generale Marcella Panucci e del direttore del Centro Studi Luca Paolazzi è stato un altro segnale dell’attenzione che Confindustria nazionale riserva alla territoriale di Udine; attenzione che contraccambiamo con l’impegno di tanti imprenditori friulani all’interno dei Comitati Tecnici di Confindustria. Confindustria non è fuori di noi; ma siamo noi che costituiamo Confindustria. Ed allora dovremmo pensare di considerare meno Confindustria come un soggetto ‘terzo’ e più come la nostra rappresentanza di riferimento, qual è, impegnandoci a partecipare, anche a Roma, con stimoli e, se serve, pure con critiche”.

Sottolineatura del presidente di Confindustria Udine Adriano Luci che non può che guardare con compiacimento all’accresciuto peso della territoriale friulana all’interno della Confindustria Nazionale.

Sono infatti ben undici gli imprenditori friulani presenti nei Comitati Tecnici 2012-2014, e più precisamente, lo stesso Adriano Luci e Paolo Fantoni nel Comitato Ambiente presieduto da Edoardo Garrone; Cristina Papparotto e Giovanni Fantoni nel Comitato Energia guidato da Aurelio Regina; Chiara Valduga e Michele Bortolussi nel Comitato Credito e Finanza, di cui è a capo Vincenzo Boccia; Matteo Tonon nel Comitato Ricerca e Innovazione sotto la presidenza di Diana Bracco; Marina Pittini nel Comitato Education  di cui è responsabile Ivanhoe Lo Bello; Carlo Tonutti nel Comitato Reti d’impresa, filiera e aggregazioni retto da Aldo Bonomi; Marco Bruseschi nel Comitato Internazionalizzazione di cui è presidente Paolo Zegna, e Alessandra Sangoi nel Comitato Relazioni Industriali guidato da Stefano Dolcetta.  

 “Confindustria – rimarca Luci – esiste ed opera perché c’è una base industriale che vuole esprimere il suo contributo alla crescita. Oggi c’è l’industria e c’è Confindustria. Sono convinto che ci saremo anche domani perché non è possibile ad un futuro senza l’industria, certo rinnovata e ‘cambiata’, ma sempre centrale quale promotrice di crescita”.

“Molte sono poi le aspettative nei confronti di Confindustria. Chi la vorrebbe più aggressiva, chi che riesca a contare, chi chiede più attenzione ai servizi, chi auspica che si concentri sulla rappresentanza, chi che sappia fare lobby, chi più prosaicamente ribalti il tavolo e che faccia la voce grossa. In realtà – osserva Luci – l’attività di Confindustria non può non comprendere questi diversi atteggiamenti che debbono essere composti nell’unitarietà della sua azione e modulati in rapporto all’esigenza primaria di ottenere risultati”.

“Confindustria – conclude Luci – ha una grande responsabilità che, se gestita accortamente, diventa un merito, quello di rappresentare la volontà dell’industria nella sua accezione più ampia, comprensiva di imprese di produzione e di servizi connessi, di radicare nel nostro paese la cultura dell’impresa e del lavoro, che significa più competitività e produttività, nelle imprese e nella società”.

La partita si gioca su tutti i tavoli e a tutte le latitudini. Non è un caso che lo stesso Luci è ora in partenza per Bruxelles per un corso di formazione rivolto ai presidenti delle territoriali di Confindustria.

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