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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Centro commerciale naturale a Udine: esperienza vincente, ma si deve fare rete

Ieri a Friuli Future Forum il primo workshop, in collaborazione con Confcommercio, sui centri commerciali naturali. Operatori udinesi a confronto con le esperienze dell’Andalusia, del Piemonte e della Toscana

«Primero compartir y luego competir». In pratica: prima cooperare e poi competere. I commercianti andalusi, come ha spiegato Carlos Bejarano, direttore generale del Centro commerciale “aperto” della regione spagnola, hanno sposato questo motto, passo passo, grazie a un processo di confronto e operatività partito già dal 2000: hanno capito cioè che per potersi sviluppare meglio, in questo momento difficile, è necessario prima mettersi in rete e superare le naturali tendenze all’individualismo, sancendo di fatto la prima regola di un Centro Commerciale Naturale (Ccn) che sta diventando luogo concreto di fabbricazione del futuro delle città di tutta la regione iberica. E così Udine si è messa all’ascolto, nel primo appuntamento che la Camera di Commercio, con il suo percorso Friuli Future Forum, ha organizzato oggi in collaborazione con Confcommercio e il coinvolgimento del Comune. Una giornata di scambio e analisi tra operatori ed esperti, chiamati a illustrare i progetti di rivitalizzazione che hanno caratterizzato il rilancio di Siviglia e dell’Andalusia, ma anche di Bra in Piemonte e di Lucca in Toscana. Il primo, dunque, di una serie di workshop che saranno realizzati in questi due mesi con tematiche trasversali a tutti i settori economici, per permettere alle esperienze di successo realizzate in Italia e all’estero di diventare momento formativo e di confronto con le realtà produttive locali.

Come ha evidenziato il presidente mandamentale dell’associazione commercianti cittadina nonché componente di giunta camerale Giuseppe Pavan, «anche a Udine il dibattito sul Centro commerciale naturale è esempio di una buona partnership pubblico-privato, rimarcata dall’avvio di un processo virtuoso e innovativo, che parte dal centro per espandersi al territorio». Si fa riferimento a UdineIdea, l’associazione guidata da Gianni Croatto, che «con il supporto convinto della Cciaa e del Comune si pone come interlocutore per uno sviluppo nuovo e condiviso del cuore di Udine, con l’impegno a produrre ricadute positive su tutta la città e oltre», ha detto Pavan. E il vicepresidente provinciale Carlo Dall’Ava gli ha fatto eco: «il progetto FFF ha visto lontano, mettendo a sistema realtà produttive di vari settori, categorie e istituzioni, per fare squadra e trainare il territorio, con la possibilità di un positivo confronto con altre realtà che stanno realizzando progetti di successo in Italia e all’estero». “Fare squadra” è stato proprio il concetto sviluppato dal project manager di FFF, Renato Quaglia, «atteggiamento – ha detto – figlio del cambiamento imposto dalla più grave crisi che la nostra economia sta affrontando, che ha modificato tutto e continua a modificare tutto. Da qui, dunque, anche l’idea del Ccn come modalità di affrontare la crisi, che richiede un atteggiamento partecipato. Bisogna fare rete, da soli non si può più procedere».

Si parte, perciò, dal confronto con altre esperienze. La prima è quella portata da Bejarano, quella andalusa, che ha fatto della chiarezza e della riconoscibilità la prima bandiera per la condivisione del Ccn tra imprese e comunità. Un marchio unico a livello regionale, a indentificare un territorio che intende promuoversi con unitarietà verso l’esterno, ma che ha poi all’interno specificazioni e particolarità che ciascuna città si sceglie, sotto quel cappello comune. In Andalusia, il modello del Ccn funziona, basandosi su una sorta di “disciplinare” ben definito – il mancato rispetto del quale limita l’“abilitazione” allo status di Ccn e ai relativi finanziamenti, e con un controllo durante tutto il percorso – e su tre pilastri. «Noi abbiamo un modello di città. Sono le attività produttive a doversi adattare a quel modello, non viceversa – ha precisato –.  Secondo:  a livello di gestione e management, utilizziamo gli strumenti degli shopping mall di periferia e li adattiamo alle esigenze peculiari del centro città, che ha bisogno di una gestione parimenti professionale, ma nel rispetto del patrimonio storico e artistico e con una maggiore necessità di messa in rete e condivisione, fra categorie merceologiche diverse e livelli istituzionali che devono convergere». Terzo pilatro: il finanziamento. «Negli ultimi anni abbiamo lavorato con i finanziamenti del governo regionale, ma ora lo scenario è cambiato. In Andalusia stiamo perciò cercando fonti di finanziamento alternative, passando dall’autofinanziamento – che però non sempre tutti possono permettersi – fino all’introduzione di forme di tassazione alternativa che vadano poi a sostenere i Ccn». Ccn non più interpretabili come associazioni di settore, ma come «sistema vivo e in rete, in tutte le variabili, dall’investimento in promozione e infrastrutture alla valorizzazione del patrimonio artistico, ridefinendo il modello di centro commerciale in grado di sviluppare l’intera le città dal basso». Un punto condiviso anche dalla testimonianza di Bra, portata dalla presidente del locale Ccn “La Zizzola”. La presidente Manuela Pecchia ha riferito che a Bra hanno aderito al Ccn tra le 60 e le 90 attività. «La nostra iniziativa è partita dal basso, sono stati gli operatori del centro a suggerire soluzioni ottimali su arredi urbani, viabilità, aree pedonali», ha confermato. La realtà piemontese (nata nel 2005) funziona, ha spiegato, «perché riesce a concretizzare l'obiettivo di portare più gente in città». Una città di poco meno di 30mila abitanti ma dalla quale, sostiene Pecchia, «Udine può apprendere il metodo di lavoro. A Bra il centro commerciale naturale si è consolidato partendo da un'analisi fatta prima dai commercianti e poi integrata dall'amministrazione comunale. Il consorzio è nato anzi dall'esigenza dell'economia di avere più peso decisionale nelle scelte strategiche per il centro storico. È stato un lavoro via per via, con il coinvolgimento dei comitati di quartiere. La documentazione il Comune ha tratto consapevolezza delle criticità da risolvere». Nel dettaglio è entrato Guglielmo Pilato, responsabile del dipartimento di urbanistica commerciale di Confcommercio locale, confermando che il “modello Bra” è stato anche “esportato” in altre realtà di città e territori, come quello del cuneese. A completare il quadro è stata l’esperienza di Lucca, approfondita nella sessione pomeridiana del workshop. Gli eventi e le progettualità, secondo Andrea Nardin, direttore regionale di Confcommercio Toscana, sono gli elementi forti per convincere i commercianti all'adesione al Ccn. «Eventi consolidati e di  sicuro successo ma anche iniziative che da soli gli operatori non riuscirebbero a mettere in piedi». Qualche esempio? «In alcune nostre realtà – ha evidenziato Nardin – sono operative app che consentono ai clienti di individuare i parcheggi liberi oppure che calcolano i punti accumulati in vari modi per ottenere sconti sui successivi acquisti». A Firenze operano più centri commerciali naturali, ma il modello per Udine può essere quello della realtà medio-piccole: «Ce ne sono un centinaio in tutta la regione – ha detto –, e la maggior parte non vive più a rimorchio dei finanziamenti pubblici». Gli eventi aggregano, ha insistito anche Federico Lanza, presidente del Ccn “Città di Lucca”. «Ai “soliti” momenti aggregativi natalizi, con il clou delle proiezioni di luci sulla città, abbiamo aggiunto qualche novità – ha spiegato –. La più coinvolgente, nell'ultima settimana dei saldi invernali, è la “outlet week”, una sorta di fuoritutto, con i commercianti che alzano ulteriormente la percentuale di sconto e mettono a disposizione della clientela gli ultimi capi». Perché funzionano? «Perché i commercianti hanno compreso l'opportunità dell'aggregazione».

Un’opportunità che alla Camera di Commercio di Udine sta a cuore da tempo e che sta cercando di diffondere anche con iniziative come questi workshop: nati da un’indagine condotta tra le imprese friulane, in collaborazione con le associazioni di categoria, per ascoltare le reali richieste ed esigenze d’innovazione delle Pmi friulane, i focus presenteranno temi, esperienze e protagonisti italiani e internazionali. «La stretta cooperazione tra Cciaa, categorie di tutti i comparti e istituzioni rappresenta un modello di lavoro fondamentale in questa fase di difficoltà per il sistema produttivo – ha commentato il presidente Giovanni Da Pozzo –: serve un approccio di rete, alla ricerca di nuovi strumenti per adeguarsi al profondo cambiamento in atto. Si sviluppa dunque così, concretamente a sostegno dell’innovazione, la linea 2013 di FFF, che vedrà un sempre più marcato coinvolgimento delle imprese, con in approfondimenti e momenti formativi. Tra i forum, alcuni saranno premessa di quanto stiamo preparando per l’evento d’autunno, un Festival che mira a portare Udine al centro del dibattito sul futuro e sulle esperienze produttive più innovative». Questo primo incontro, sul Ccn, ha visto come detto la collaborazione di Confcommercio; ecco qualche anticipazione sui prossimi: verso fine mese si parlerà di nuovi modelli per gli agriturismo e del marketing per promuoverli (in collaborazione con Confagricoltura); quindi, in collaborazione con Confindustria, si tratterà di “Private equity” con Carlo Asquini, gm di Alpimerchant. Con Confcooperative si parlerà poi di sostenibilità ed energia rinnovabile, con il presidente Ance Valerio Pontarolo, e dei nuovi fab/lab, di reti transfrontaliere, di biotech, nanotecnologie e Open source.  Dal 29 maggio inizierà anche un ciclo di incontri per i consumatori, curati dagli esperti Catas, su ciò che occorre sapere per vivere la casa, l’ufficio e l’alimentazione con sicurezza e in salute (da come scegliere i mobili per i bambini all’arredo-cucina, fino agli ingredienti alimentari e alla capacità di leggere le etichette). sfide del mercato», conclude il presidente Da Pozzo.

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