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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia Osoppo

Regole violate, un'azienda friulana trascina in tribunale la Germania

La Repubblica Federale cambia i limiti della formaldeide nei pannelli di legno violando, secondo la Fantoni, le regole comuni. Così la fabbrica di Osoppo ha fatto causa

Un nuovo capitolo si aggiunge al contrasto contro la decisione unilaterale della Germania di introdurre propri limiti alle emissioni di formaldeide per i pannelli di legno. Questione già stigmatizzata dal commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton, intervenuto in risposta a due interrogazioni promosse da numerosi parlamentari europei di diverse nazioni, tra cui l’eurodeputata friulana Elena Lizzi, definendo illegale la nuova normativa e perciò nulla. 

La causa contro la Repubblica di Germania

La Fantoni di Osoppo, anche a nome di altre sei industrie della filiera legno (le italiane Frati, Saib, Saviola, Arper e Panguaneta, nonché la belga Unilin), ha avviato un procedimento presso il tribunale di Colonia contro la Repubblica Federale di Germania. La decisione di intraprendere anche la strada giudiziale, opportunità riservata alle sole aziende produttrici, è stata presa con il supporto di Fedelegno e dopo un’analisi preliminare dello studio legale Dwf di Bruxelles. 

Perché si

Le argomentazioni a supporto della causa legale, seguita dallo studio Melchers di Francoforte, sono di carattere esclusivamente tecnico. La modifica dei limiti introdotta dalla Germania lede l’uniformità dei metodi di misurazione e di classificazione della formaldeide e quindi crea un vulnus alla stessa marcatura CE per i prodotti a base di legno. Inoltre, il provvedimento tedesco, entrato in vigore il 1° gennaio 2020, non è stato neppure notificato alle autorità europee prima della sua adozione. Infine, osservazione di carattere generale, altera la libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico europeo.

Il Far West

“Non siamo a priori contro nuovi standard dei livelli di emissione di formaldeide – sottolinea Paolo Fantoni, che è anche presidente dell’European Panel Federation (EPF) – siamo bensì contrari a un Far West in cui singoli Paesi adottano scelte unilaterali e asimmetriche. Su 28 Paesi comunitari, sette già prevedono un limite cogente e tra questi la Germania ha pensato di introdurre unilateralmente regole ancora più restrittive e metodi di test diversi, che però vanno a limitare la libera concorrenza all’interno del mercato unico. Tutto questo non solo genera problemi per i produttori europei nelle loro vendite in Germania e lascia aperte le porte all’importazione nel resto dell’Unione di prodotti extraeuropei che non rispettano alcun parametro, ma genera anche confusione nel consumatore finale. Per questo abbiamo da tempo chiesto alla Ue di intervenire per assicurare un’uniformità delle regole introducendo un’unica classe massima di formaldeide”.

Le barriere non doganali

La questione, però, si inserisce in un quadro molto più ampio e, proprio per questo, preoccupante.  “Il mondo è entrato in una fase di guerra commerciale che si manifesta in maniera evidente con l’uso dei dazi – spiega Fantoni – ma vengono costantemente introdotte anche barriere non doganali meno visibili che influiscono in modo rilevante sul commercio internazionale, anche all’interno di quello che dovrebbe essere un mercato unico come quello europeo. Confrontandoci con gli uffici della Commissione Europea abbiamo constatato un enorme numero di casi di introduzione unilaterale di limiti normativi e tecnici, che vedono protagonisti soprattutto i Paesi centroeuropei. Tanto che le stesse autorità di Bruxelles sono in questi mesi oberate di lavoro. E così chi dovrebbe essere guardiano del mercato unico è in estrema difficoltà nell’intervenire in maniera rapida e risolutiva”.

La riduzione dei limiti della formaldeide

I pannelli prodotti in Europa sono utilizzati nell’arredamento, nelle costruzioni, negli imballaggi e in molti altri settori. Lo standard EN13986 prevede attualmente due classi di emissione di formaldeide: E2 ed E1. Il secondo, più basso (pari a 0,1 ppm - parti per milione - come raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità), fin dal 2007 è stato adottato dalle industrie che aderiscono all’European Panel Federation (EPF). La Federazione intende spingere per una riduzione precauzionale della sostanza volatile, sulla base delle recenti valutazioni fatte dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa). La Germania nel gennaio 2020 ha introdotto unilateralmente un limite di emissioni pari alla metà del parametro E1, denominandolo E0,5, su tutti i prodotti introdotti nel suo territorio.

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