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Economia

Brexit: cinque ‘mosse’ per continuare a fare business nel Regno Unito

Gran Bretagna quinto paese di destinazione del nostro export

“Secondo Confindustria, il nuovo modello di partnership tra Unione Europea e Regno Unito dovrebbe essere impostato perseguendo i seguenti cinque obiettivi nel medio-lungo termine: conservare l'integrità del Mercato unico; mantenere le relazioni economiche più strette possibili tra l'UE e il Regno Unito; organizzare un periodo di transizione graduale verso un futuro accordo commerciale, per consentire alle imprese di prepararsi e adattarsi al nuovo scenario; mitigare gli effetti negativi della Brexit per imprese e cittadini; garantire al più presto certezza del diritto, raggiungendo soluzioni realizzabili in un periodo di tempo ragionevole e prevedibile”.

E’ quanto ha ribadito Cristian Vida, vice-presidente vicario di Confindustria Udine, aprendo, a palazzo Torriani, un incontro tecnico di approfondimento sul Regno Unito organizzato dagli industriali friulani in collaborazione con lo studio legale Ferrari Scolz (Udine – Londra) e B&M Law LLP (Londra).  

Vida, nel suo intervento, ha scattato una fotografia precisa anche della bilancia commerciale Italia-Regno Unito. L’export del nostro paese verso il mercato britannico ha superato, nel 2016, i 23,4 miliardi di euro (5,3% la quota sul totale delle esportazioni italiane). La Gran Bretagna, peraltro, rappresenta il quinto Paese di destinazione delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia con oltre 701 milioni di euro nel 2016, di cui la parte preponderante è costituita dai 276 milioni di euro per i mobili. Le importazioni si attestano invece sotto la quota dei 100 milioni di euro

Da rilevare, ancora, che tra i settori che potrebbero subire effetti negativi e barriere tariffarie più elevate vi sono: “Autoveicoli”, “Tessile e abbigliamento”, “Macchinari”, “Bevande, vini e altre bevande alcoliche” (con un picco del 19%) e “Agrifood” che, oltre ad elevate barriere tariffarie, potrebbe subire ripercussioni negative dovute anche ad un eventuale allungamento dei tempi di sdoganamento delle merci (in particolare per i prodotti freschi). Come contraltare, il Centro Studi di Confindustria stima che l’effetto netto della Brexit per l’Italia potrebbe determinare un aumento di investimenti diretti esteri pari a 26 miliardi di euro in dieci anni. Tale incremento si tradurrebbe in un aumento pari a 5,9 miliardi di euro annui del PIL.

Il convegno di palazzo Torriani ha avuto poi un taglio tecnico, affrontando alcune tematiche del fare impresa nel Regno Unito, con approfondimenti legati al diritto commerciale, alla fiscalità e con un focus sui contratti di agenzia e distribuzione. Sono intervenuti Michele Ferrari (Ferrari Scolz Law firm), Luigi Bernardis, solicitor (B&M Law LLP), Francesco Camilotti, avvocato & solicitor (B&M Law LLP), Roberto Scolz (Ferrari Scolz Law firm) e Samantha Buttus (Università di Udine).

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