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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Anche i pensionati criticano la riforma sanitaria: "Sbagliato il via libera ai privati"

Critici i sindacati dei pensionati che ribadiscono la loro contrarietà al disegno di legge Telesca: "Preoccupano l'articolo 45 e la retromarcia sui medici di base"

"Il sistema socio-sanitario regionale non ha bisogno di allargare gli spazi ai privati. I livelli essenziali di assistenza, infatti, vanno garantiti potenziando l'offerta pubblica e uniformando verso l'alto gli standard qualitativi dei servizi richiesti ai soggetti privati già accreditati". A sostenerlo i sindacati pensionati Cgil, Cisl e Uil del Friuli Venezia Giulia, con i segretari generali Ezio Medeot (Spi-Cgil), Gianfranco Valenta (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil), che ribadiscono la loro contarietà all'articolo 45 del disegno di legge Telesca.

"Pur condividendo l'impianto generale della riforma sanitaria – spiegano Medeot, Valenta e Gruarin – abbiamo già espresso all'assessore la nostra contrarietà a un articolo che rischia di liberalizzare l'accesso agli operatori privati nella sanità e nell'assistenza. Siamo infatti convinti che l'obiettivo di rafforzare i servizi socio-sanitari, che è uno dei pilastri sulla riforma, possa e debba essere perseguito attraverso un efficace riequilibrio della spesa tra ospedali e territorio, e non favorendo l'accesso di nuovi soggetti privati, che non garantirebbero né una maggiore uniformità dei servizi sul territorio né tantomeno un contenimento della spesa". I pensionati, in particolare, sono contrari all'aumento dei posti letto in casa di riposo: "La priorità – sostengono – non è quella di aumentare i posti accreditati oltre all'attuale tetto di 10.400, ma di rafforzare l'assistenza domiciliare da un lato, dall'altro concludere il processo di riqualificazione delle case di riposo e rafforzare gli strumenti per contrastare il caro delle rette, il cui livello sta diventanto insostenibile per un numero crescente di famiglie".

Ma i nodi, per i pensionati, non si limitano all'articolo 45. Medeot, Valenta e Gruarin criticano anche la marcia indietro della Giunta nella parte relativa ai medici di base, e in particolare il venir meno dell'obbligo di avviare, a partire dal 2017, quei servizi innovativi come la medicina di gruppo e le aggregazioni funzionali che dovevano garantire, nella prima formulazione della riforma, l'apertura per 12 ore al giorno sei giorni su 7 degli ambulatori. "In questo modo rischia di venir meno uno degli aspetti più innovativi della riforma", commentano i segretari regionali, che auspicano il ritorno da parte della Giunta all'impostazione iniziale, "vincendo le resistenze di chi si oppone a un modello di sanità diverso e più radicato al territorio".

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