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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Impossibile riportare a casa le ceneri del padre, il racconto

A raccontare la vicenda Valentina Tomada, figlia di Giuliano Tomada stroncato da un infarto in Slovacchia. Il rimpatrio del defunto si è trasformato in un vero e proprio incubo per la famiglia

“Ho già sforato di10 minuti e devo andare a casa”. Tanto si è sentita dire al telefono Valentina Tomada da un funzionario del Comune di Udine alla sua richiesta di aiuto dopo la morte del padre all’estero.

Una storia che ha dell’incredibile, che coinvolge un’intera famiglia già pesantemente segnata dalla scomparsa prematura del familiare.

I fatti

Era il 22 gennaio quando Giuliano Tomada, udinese di 68 anni da poco trasferitosi in Slovacchia per lavoro, viene a mancare a causa di un infarto. La figlia Valentina e la moglie Cristina partono quindi per Nitra per ricongiungersi al familiare e preparare la documentazione necessaria per il reimpatrio delle ceneri. Una procedura che, trattandosi di stati europei, avrebbe dovuto essere sufficientemente snella da permettere alle due donne di poter rientrare in Italia in breve tempo. Ma qualcosa è andato storto, rendendo l'iter incredibilmente difficile.

Il racconto della figlia Valentina

Come volontà di mio padre – racconta Valentina - abbiamo proceduto alla cremazione in Slovacchia, espletando tutte le pratiche autorizzative e chiedendo quindi indicazioni per poter rientrare in Italia e celebrare il funerale e la sepoltura. Qui è cominciato l’inferno”.

Per le pratiche di disponibilità all’accettazione delle ceneri – racconta Valentina – era necessario un documento emesso dall’ufficio preposto del Comune di Udine il quale, per poter espletare la pratica, avrebbe dovuto ricevere dall’ambasciata italiana in Slovacchia le carte certificanti l’avvenuta cremazione per poter quindi poi “emettere” il sigillo che mi avrebbe permesso di tornare in Italia insieme a mio padre”.

L' incredibile epilogo 

“Ho contattato il Comune di Udine il venerdì intorno alle 12.15, cercando il responsabile delegato a questo genere di servizi - prosegue Valentina - ma mi sono sentita agganciare il telefono dalla portineria per ben due volte prima di venire contattata finalmente dal responsabile delle pratiche al quale ho fatto gentile richiesta di attendere pochi minuti per la ricezione della PEC da parte dell’ambasciata per poter avere il foglio necessario e poter partire nel pomeriggio alla volta dell’Italia.

"Sono restata basita nel momento in cui mi sono sentita dare risposta negativa, motivata con il fatto che il suo orario di lavoro era già terminato da 10 minuti e che quindi la mia pratica sarebbe stata trattata nel lunedì, pur essendo consapevole che questo avrebbe significato rimanere due giorni in più all’estero e dover conservare nella camera d’albergo l’urna con le ceneri.

"Il documento di accettazione - prosegue Valentina - ci è stato fornito a mezzogiorno del lunedì con richiesta di essere a Udine entro la prima serata dello stesso giorno per la consegna delle ceneri. Cosa impossibile visti i tempi di percorrenza dalla Slovacchia a Udine in automobile".

"Negli incontri successivi con i funzionari, l’unica cosa che ho potuto notare - conclude Valentina - è stata solo una totale mancanza non solo di efficienza, ma anche di sensibilità ed educazione (l'apice lo abbiamo raggiunto con gli sfottò al momento dell'espletarsi delle pratiche) nei confronti di una famiglia di cittadini che in un momento delicato come questo non ha trovato né l’aiuto né il supporto dell’istituzione”.

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