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Rifugiati afghani in mezzo alla strada: "Cerchiamo solo di vivere"

Rimandato a giovedì prossimo l'abbattimento del mini accampamento posto vicino al cimitero monumentale di San Vito. La disperazione degli occupanti invitati a trovarsi un'altra sistemazione

Lo sgombero dei rifugiati senzatetto e lo smantellamento del vecchio baracchino dei fiori posto a lato del Cimitero monumentale di San Vito, a ridosso del nuovo piazzale denominato "11 febbraio 1945", è stato rimandato al 26 aprile. Doveva avvenire questa mattina, ma per alcuni motivi di natura privata, è stato deciso di posticiparlo. Dopo lo sfalcio dei campi e la potatura degli alberi eseguiti dal propietario su richiesta del Comune di Udine, l'area che circonda la baracca da giovedì prossimo sarà via via del tutto bonificata e andrà a migliorare una zona della città che negli ultimi 24 mesi ha visto un progressivo riammodernamento con l'insediamento o il rinnovamento di diverse attività commerciali e il rifacimento della viabilità e del manto stradale. 

Prima ancora di sapere che l'operazione non sarebbe stata portata a termine, stamane diversi agenti della Questura ed un paio di vigili urbani dell'Uti Friuli Centrale erano sul posto per i controlli dei documenti degli inquilini abusivi e per sorvegliare l'andamento dello sgombero, poi - di fatto - saltato. Ad abitare la capanna in questi ultimi 2-3 mesi c'era un gruppo di 7 afghani che ora dovrà impegnarsi nel trovare un nuovo giaciglio o dell'ospitalità, come avvenuto durante i freddi mesi invernali quando sono stati ospiti della Croce Rossa. Si tratta di 7 ragazzi, dai venti ai trent'anni, tutti riconosciuti rifugiati politici e per questo motivo in possesso di  regolare permesso di soggiorno. Si trovano in Italia da 4-5 anni e dopo le scuole di lingua e diversi tentativi di inserimento, si trovano ora a dover affrontare la povertà, la solitudine e l'assenza di una casa. 

"Dico grazie alI'talia per quello che hai fatto per me in questi quattro anni - ci spiega uno degli inquilini abusivi, affetto da continue emicranie e per questo desideroso di cure e medicinali -. Ma ora che ho il permesso di soggiorno non so più dove andare, mi trovo in mezzo alla strada, senza cibo, acqua, niente. Cerco solo di vivere ma ovunque vada non c'è possibilità. In Afghanistan c'è la guerra e ci sono i talebani, che hanno sgozzato mio padre, militare dell'esercito. Ma anche qua ho paura, perchè sono malato e non ho più le medicine per il mio mal di testa". "Non potevamo morire in Afghanistan - ci racconta un secondo profugo dall'ottimo italiano ma che ci chiede gentilmente di non essere reso riconoscibile -. Là non c'è vita. Qua, anche se 'viviamo di merda', stiamo tutto sommato bene. Almeno possiamo uscire di casa sapendo che potremmo farci ritorno. In Afghanistan, invece, è impossibile saperelo, ed è per questo motivo che i nostri genitori mi hanno invitato a fuggire, a migrare altrove, con la speranza, un giorno, di poter ricongiursi a me in Italia. Mi mancano tanto - conclude commosso- ed è ancora più dura quando non si ha nessuno". 

La vita e le speranze del rifugiato senzatetto Rahimullah Rehan

Oggi sarebbe dovuto essere smantellato il vecchio baracchino dei fiori posto a lato del Cimitero di San Vito su piazzale 11 febbraio 1945. Questa mattina, agenti di Polizia e vigili urbani hanno controllato i documenti delle persone che utilizzano ancora

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