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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Osoppo

Pittini: il Tar ha azzerato la maxi multa da 43 milioni di euro

Il Tribunale amministrativo ha accolto i ricorsi presentati dalla società di Osoppo e dalle altre aziende siderurgiche. Smontata la sentenza che vedeva un "Cartello del tondo" e cancellati 140 milioni di sanzioni. Ora l’Antitrust potrebbe presentare ricorso al Consiglio di Stato. Federico Pittini: "Sanzioni comminate con leggerezza ed arroganza"

La Prima Sezione del Tar del Lazio ha accolto i ricorsi presentati delle aziende siderurgiche che, lo scorso anno, si erano viste comminare multe per un totale di circa 140 milioni di euro con provvedimento dell’AGCM (n. 26686 del 19 luglio 2017) per una presunta attività di cartello sui prezzi per il mercato nazionale del tondo per cemento armato, praticata tra il 2010 e il 2016. Sotto istruttoria erano finite le riunioni quindicinali della Commissione Prezzi della Camera di Commercio di Brescia e quelle mensili dell’associazione Nuovo Campsider, che avrebbero avuto come obiettivo il «coordinamento delle politiche commerciali, finalizzate a limitare il confronto concorrenziale tra le imprese sui prezzi di tondo per cemento armato e rete elettrosaldata», costituendo «un'intesa restrittiva della concorrenza».

A ottenere l’annullamento delle sanzioni dell’Antitrust, grazie ai rispettivi ricorsi presentati nel corso del 2017, sono state Alfa Acciai (cui era stata comminata una sanzione da 30,4 milioni di euro); Ferriera Valsabbia (10,8 milioni di euro);Feralpi Siderurgica (29,4 milioni); Ferriere Nord – Fin. Fer. (43,5 milioni); Riva Acciaio (15 milioni); Industrie Riunite Odolesi (6,3 milioni); ORI Martin (7 milioni di euro). L’ottava era azienda era Stefana (multa di 119mila euro), che non ha presentato ricorso.  

Nella serie di sentenze emesse ieri, con le quali il Tar del Lazio ha annullato il provvedimento sanzonatorio dell’AGCM, si parla di «difetti istruttori» nell’analisi svolta dall’Autorità, perché non avrebbe fornito «elementi sufficienti a porre in effettiva correlazione le informazioni scambiate in Nuovo Campsider e le successive attività camerali». «Il provvedimento - si legge nella sentenza che accoglie il ricorso di Feralpi, con una formula ripetuta in modo simile anche negli altri pronunciamenti - si basa, infatti, sull’assunto che il legame esistente tra il rottame ferroso e il prodotto finito sarebbe sufficiente a dimostrare la correlazione tra lo scambio informativo a monte in Nuovo Campsider e la fissazione congiunta in sede camerale dei prezzi». Un’affermazione che non sarebbe stata «adeguatamente dimostrata» e che non terrebbe conto «dell’incidenza degli altri fattori produttivi ai fini della fissazione del prezzo di vendita finale». Medesima è l’analisi per quel che riguarda il comportamento delle aziende negli incontri della Commissione prezzi della Camera di Commercio di Brescia.

Secondo il Tribunale amministrativo, inoltre, l’Autorità avrebbe «avviato l’istruttoria dopo un tempo non ragionevolmente congruo rispetto al momento in cui potevano considerarsi acquisite tutte le notizie rilevanti ai fini della decisione dell’avvio della contestazione». Il procedimento, infatti, era stato avviato il 21 ottobre 2015, ma la segnalazione ricevuta da parte del liquidatore di una società di rivendita di prodotti in acciaio per l'edilizia porta la data del 15 novembre 2011. Contro l’annullamento del proprio provvedimento, l’Antitrust può presentare ricorso al Consiglio di Stato. Sarà quindi il massimo tribunale amministrativo a chiudere definitivamente la partita.

Federico Pittini: "Sanzioni comminate con leggerezza ed arroganza"

«È importante, in casi come questi, trovare dei giudici competenti che si sono impegnati a leggere tutti gli atti del procedimento ed abbiano compreso le nostre motivazioni – ha detto Federico Pittini, presidente del Gruppo Pittini -. È disdicevole che in Italia esistano delle agenzie governative e dei funzionari che con grande leggerezza ed arroganza comminano sanzioni smisurate ad aziende che faticano nella competizione internazionale». In un comparto, come quello dell’acciaio, «caratterizzato da estrema competizione, industrie pubbliche sovvenzionate, Paesi che erigono barriere protezionistiche, il nostro Paese riesce sempre a distinguersi nel cercare di affossare significative realtà industriali e tecnologiche realizzate con il lavoro di generazioni». Per quanto concerne l’esito del ricorso al Tar «siamo soddisfatti dell’accoglimento».

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