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Cronaca Forni di Sotto

Ospedale di Udine: si aggrava la carenza di personale

Emergenza nel reparto di cardiochirurgia. "Turni impossibili in corsia" è l'accusa lanciata da Alessandro Baldassi della FP-CGIL regionale. La direzione aziendale non è riuscita a compensare le assenze"

Alessandro Baldassi della FP-CGIL provinciale denuncia una situazione di disagio che coinvolge uno dei reparti più all'avanguardia dell'ospedale cittadino, quello di cardiochirurgia.

"Allarme rosso in cardiochirurgia, uno dei fiori all’occhiello dell’ospedale di Udine. Il problema, sorto già da qualche mese, nasce dal drastico calo del personale infermieristico dovuto ad una serie di contemporanee assenze (assolutamente giustificate) per gravidanza e malattie lunghe. Assenze che la direzione aziendale non è riuscita a compensare con altrettante immissioni di operatori, scaricando così il problema sulle spalle degli infermieri.
 

I pochi professionisti superstiti si sobbarcano tutto il peso del lavoro e l’effetto che ne deriva sono riposi saltati, richiami al lavoro nelle poche giornate libere, turni massacranti. Turni anche di questo tipo: mattina al lavoro (dalle 7 alle 14.30), poi poco più di 6 ore di pausa e a seguire una notte di lavoro dalle 21 di sera alle 7.30 del mattino. Incredibile, ma vero.

Così crescono in modo esponenziale le normali dosi di stanchezza che il lavoro in corsia comporta e crescono pure, assieme alla fatica e allo stress, le possibilità di commettere errori. La grande professionalità e capacità di lavoro del personale ha sempre garantito la qualità del servizio, ma andare avanti così non è possibile. Né per i pazienti, né per i lavoratori.

Alla nuova direzione dell’Azienda ospedaliero universitaria di Udine spetta il compito di riorganizzare i servizi tenendo conto delle forze effettivamente disponibili in campo. Ma questo non basterà se non si affronterà – in tutta la Regione – l’origine vera del problema: i vuoti negli organici degli operatori. Non occorre essere Sherlock Holmes per individuare la causa madre di questa situazione. I nodi che vengono al pettine in cardiochirurgia – ma anche in altri reparti – sono l’eredità delle scelte regionali sbagliate degli ultimi anni: riduzione delle risorse assegnate dalla Regione alle Aziende, assunzioni con il contagocce e un’enorme voragine negli organici degli infermieri (e non solo), con 500 operatori in meno nella sanità del Fvg nel solo anno 2010!

Chi ha innestato questa marcia indietro del sistema sanitario regionale ha dimenticato una cosa molto semplice: la cura e la prevenzione delle malattie sono garantite innanzitutto dalle mani e dalle menti del personale. Tagliare sul personale, quindi, significa non soltanto più stress per gli operatori, ma anche meno salute per i cittadini.

Serve un radicale cambio di rotta per riportare alla normalità cardiochirurgia e tutti i reparti in sofferenza, e per evitare che simili situazioni si estendano a macchia d’olio. Un compito, questo, che spetta necessariamente al grande timoniere, cioè alla Giunta regionale e all’assessorato alla Sanità. Ad essi chiediamo di affrontare il problema delle risorse intervenendo sulla spesa superflua, anche attraverso il rilancio del Centro servizi condivisi, quella grande macchina produci risparmi che può accentrare in una sola struttura la gestione degli aquisti e degli appalti delle aziende, tagliando i costi del sistema per decine e decine di milioni all’anno.

Operando in questo modo sarà possibile recuperare risorse per fermare l’emorragia di personale degli ultimi anni e ripartire con un piano di assunzioni legato ad una riforma del Sistema sanitario regionale. Il rilancio della buona sanità, infatti, passa attraverso la riforma dei servizi e la centralità del personale che li eroga".

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