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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Povoletto

Il caso: «Insegno da ottobre e non ho visto uno stipendio, in tanti come me»

Maddalena Vitiello, docente di sostegno alle medie di Povoletto, racconta la situazione paradossale che sta vivendo nella scuola pubblica italiana

«Noi supplenti temporanei non veniamo pagati da mesi. Dopo l’inizio dell’anno scolastico - ho iniziato ad ottobre - non ho mai visto uno stipendio». Se c’è una costante nel sistema educativo pubblico italiano, “Buona Scuola” o meno, è quella del ritardo dei pagamenti dei docenti a tempo determinato. La storia che ci racconta Maddalena Vitiello, insegnante di sostegno alle scuole medie (ora è impegnata a Povoletto), fa da paradigma per tanti colleghi e colleghe, costretti ad attendere fino a non si sa quando per ricevere lo stipendio. 

LE RESPONSABILITÀ. Il disagio è amplificato dalla mancanza di interlocutori. «Sembra paradossale - racconta Maddalena -, ma nessuno è in grado di dare risposte sul tema dei pagamenti. Tutti - dirigente scolastico in primis - dicono che non dipende da loro. Al Miur non c’è la possibilità di parlare con nessuno, non si capisce a chi ci si deve rivolgere. Idem i sindacati, che non sanno che pesci pigliare. All’Agenzia delle Entrate mi hanno liquidata sostenendo che mi interessasse “trovare un colpevole”, ma a me importa solo di essere pagata, niente di più! È desolante, passano i mesi e - pur impiegando risorse - non abbiamo visto ancora un euro. Ci dicono di controllare il nostro account sul Noipa (il portale della pubblica amministrazione sul quale vengono indicati anche gli accrediti) e ci ritroviamo a passare le ore facendo “refresh” sulla pagina, nell’attesa di veder comparire il saldo positivo». 

LE SOLUZIONI. In casi come questi si cerca la solidarietà dei tanti altri coinvolti, per riuscire almeno a protestare tutti assieme, ma gli “sciacalli” sono sempre dietro l’angolo. Emblematico il caso dei “finti numeri verdi”. «Navigando su internet alla ricerca di altre persone nella mia situazione - dice Maddalena - ho trovato su Facebook diversi gruppi di colleghi che vivono lo stesso disagio. Da qualche parte veniva proposto un numero di servizio da poter contattare per essere informati sulla questione. Ho provato a chiamare e nel momento stesso in cui lo facevo ho realizzato che si trattava di un fake, organizzato apposta per “rubare” il denaro del conto telefonico. Oltre al danno anche la beffa quindi, ma il fatto che ci sia gente che si organizza anche con questo genere di truffe fa capire che sono davvero tante quelli che vivono la mia situazione». 

I PRECEDENTI. «Disagi simili - prosegue Maddalena - ci sono stati anche lo scorso anno scolastico, e i colleghi hanno iniziato a percepire lo stipendio dopo 4/5 mesi. Io ero nella condizione di “supplenza fino ad avente diritto”, diversa da quella attuale, e mi è andata “meno peggio” visto che gli stipendi sono arrivati con soli due mesi di ritardo».

LO SCONFORTO. Maddalena non nasconde l'umore: «Così è davvero dura. Vai in rosso sul conto, c’è il rischio che blocchino il telefono perché non paghi le bollette. Come si fa a tenere la gente in queste condizioni, senza che nessuno faccia almeno sapere qualcosa sulle tempistiche? Vi garantisco che trovarsi nel periodo di Natale dovendo contare i soldi per fare i regali ai propri bambini è stato umiliante, lavorando comunque tutta la settimana. Gli altri, che fanno il nostro stesso lavoro, percepivano la tredicesima e noi non avevamo nemmeno lo stipendio base».
 

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