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Cronaca

Per una sera, le luci di negozi e osterie di Udine di nuovo accese: protestano in 200

Il flash mob silenzioso ha coinvolto tutta la città: oggi saranno consegnate simbolicamente le chiavi dei locali al primo cittadino Pietro Fontanini

È stata la serata perfetta, per la protesta silenziosa di osterie e negozi di Udine. Una pioggia rumorosa, nel silenzio delle vie deserte, è scesa sulle insegne accese dei locali che hanno aderito al flash mob lanciato in tutta Italia. Quello della pioggia è stato per ore l'unico rumore che si è sentito per la città vuota e, per una sera, illuminata nuovamente dalle insegne di negozi e locali. Quasi una beffa, dopo tante giornate di sole, a voler quasi dire "piove sul bagnato" e a teatralizzare ancor più un'atmosfera già surreale e cupa. Eppure l'adesione all'iniziativa è stata sorprendente: sono stati in 200 a rispondere all'appello, a Udine e non solo. 

Ciò che è emerso, passando davanti a negozi e locali, è stata la caparbietà dei titolari: nonostante la commozione di alcuni e la rabbia di altri, il sentimento prevalente è stato il profondo amore per il proprio lavoro. A farsi portavoce dei gestori dei locali è stata Debora Del Dò, che alle 12 di oggi si recherà dal sindaco di Udine a consegnare simbolicamente le chiavi di tutte le attività rimaste chiuse insieme a una lettera con le richieste e i sentimenti dei gestori. 

  • Flash mob osterie

La lettera al Sindaco di Udine

Inutile spiegare le difficolà che stiamo attraversando in questo periodo: da due mesi a questa parte siamo stati messi all'angolo...dimenticati. Le nostre realtà commerciali non hanno discusso quando, senza preavviso, ci è stata imposta la chiusura. Abbiamo compreso l'emergenza sanitaria e ci siamo chiusi in casa...barricati...e nel frattempo passavano i giorni, poi i mesi e tutto continuava a tacere... Oggi, come mai, ci sentiamo presi in giro...calpestati. Il presidente del consiglio non ci ha mai fatto ben intendere in che direzione stessimo andando ma abbiamo stretto i denti...con rabbia ma disarmati. Ora abbiamo bisogno di voi, voi tutti...partendo dal comune di cui lei, Sindaco, è il primo cittadino.

A lei chiediamo di venirci incontro per primo.

Non ci importa se secondo le università più prestigiose e Forbes la nostra piccola Udine viene descritta come perla, una delle poche città in cui sarà più facile ripartire, due sole in tutto il nordest. Noi siamo Udine e Udine non è pronta.

Con l'ultimo decreto le aperture delle attività commerciali del settore Ho.re.ca. sono slittate a giugno, il primo giugno 2020. Sarebbe utile cominciare capire come dovremo muoverci, si fanno strada indiscrezioni sull'utilizzo di barriere in plexiglass, termoscanner, macchine per la sanificazione con ozono dal costo impegnativo e soprattutto...il distanziamento sociale.

Il distanziamento sociale puo' esistere in relatà diverse da quelle che noi rappresentiamo: al supermercato il distanziamento potrebbe essere attuato, ma non in osteria o al ristorante. Per antonomasia i ristoratori, quelli bravi, vendono emozioni, emozioni forse effimere ma è proprio con quella nota leggera che si creano le interazioni tra noi. Non è possibile stravolgere realtaà fatte di risate, brindisi e abbracci...snaturandole mettendo picchetti e spruzzando amuchina.

Amiamo i nostri locali come se fossero casa nostra, anzi molto di più, sono un palcoscenico dove esibirci e accogliervi. Vi apriamo le porte di casa. Non possiamo permetterci d'essere tristi, cerchiamo di farvi distrarre e magari un po' ubriacare per dimenticare i brutti pensieri...ma sapete che c'è?

C'è che questa volta abbiamo bisogno di farci asoltare e di essere la parte da salvare, non a parole come facciamo noi coi nostri clienti, ma coi fatti! Ora, chiediamo di ricevere quello che ci spetta.

A lei Sindaco chiediamo poche cose, quelle che ha il potere di gestire, non chiediamo la luna: chiediamo di avere la terra, la terra sotto ai piedi. Non possiamo continuare a pagare per ciò che ci è stato tolto! La colpa di questa epidemia non è attribuibile ad un soggetto, ma le conseguenze tragiche sono attribuibiliad una pessima gestione da parte degli organi di governo. Ci è stato inflitto un gran colpo... potrebbe essere l'ultimo...avete in mano il destino di un paese.

Rendendo questa lettera a cuore aperto più breve e sintetica le chiediamo, signor Sindaco: aiuti economici concreti da attingere dalle casse comunali e dal fondo affitti. Si parla di oltre 9.5milioni di euro disponibili, se i capitali ci sono debbono servire per il sostegno ai cittadini, i suoi cittadini. Chiediamo di non pagare la Cosap, tassa di occupazione suolo pubblico, non servono spiegazioni sul perchè della richiesta. Chiediamo di non pagare la Tari tassa sui rifiuti, e nemmeno qui servono spiegazioni sul perchè. Tutti gli oneri verso il Comune debbono decadere al fine di garantirci la sopravvivenza!

Non vogliamo pagare più nulla!!!! Non dobbiamo pagare più nulla... le carte in tavola non sono più quelle dello stesso mazzo e sono sparse senza criterio: siamo i figli di questa terra oltre che di una nazione che non ci rappresenta e non ci tutela...ahinoi la nazione non ci tutela da tempo e ci trascura. L'Italia, rappresentata sempre come una bella donna, ci ha girato le spalle con noncuranza e schifo...l'Italia ci guarda ma non ci vede.

Lei ha il dovere di portare alla conoscenza di chi la indirizza ciò che le stiamo riportando in poche righe: stiamo camminando sul confine del baratro e qualcuno è già caduto. Sa, Sindaco, molti dei miei colleghi vedono nero... comincio anch'io.

Manteniamo collaboratori che non hanno ricevuto la cassa integrazione disposta da voi e che gli spetta di diritto: sapete cosa succede se siamo "noi" a non pagare gli stipendi? Avete idea di come arrivate a pignorare tutto? Percheè "noi" sottostiamo a tanti doveri e quando spetterebbe a voi non sembrano più così importanti?

"Verrano accreditati 600 € sul conto corrente..." ci avete detto: a qualcuno sono arrivati tirando un sospiro di ingenuo sollievo...alla maggior parte delle Partite iIa no. Il 60% di credito d'imposta sugli affitti (non per gli affitti d'azienda...) è stato applicato e pure il 20% a carico della regione Fvg. Ma pensate davvero che delle manovre del genere siano sufficienti? Non è compito mio dare una risposta al quesito. Vogliamo lavorare, ma non vogliamo aprire per chiudere dopo qualche mese divorati dai debiti e dalla frustazione del locale vuoto. Ci chiedete sacrificio...no, il sacrifico lo dovete fare voi tutti mettendovi la mano sulla coscienza e nelle tasche. Abbiamo bisogno del denaro per vivere fino a giugno (oltre agli arretrati) e se giungo non dovesse essere il mese giusto.. beh dovrete continuare a fare "il sacrificio" eliminando le spese inutili e pensando a noi!!!

Consegnamo le chiavi di ogni porta, vi lasciamo fare. Sarebbe tragicomico vedervi sanificare ogni piastrella e sgabello, misurare le distanze, pensare alla temperatura del frigorifero e alla tracciabilità dei prodotti. Lla quotidianità di chi fa impresa è difficile: gioiamo spesso per una giornata andata bene ma non ci demoralizziamo per una andata male. Aabbiamo la pelle dura, ma l'affronto in questo caso penetra come una spada anche attraverso la pelle più dura. Abbiamo protestato senza alzare la voce, perchè il silenzio a volte vale più di mille inutili parole.

Tocca a voi tacere e agire. In attesa di celeri sviluppi
I suoi concittadini, persone. 
    
    


 

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