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Cronaca

Il prof. Travain e la “Nazion Furlane”

Applaudito intervento “in marilenghe” del Presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” all'incontro pubblico, organizzato dal Club per l'Unesco di Udine, in occasione delle “giornate internazionali” deliberate dall'Onu sui temi “dei popoli autoctoni” e “della popolazione mondiale”.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Apprezzatissima la conferenza del presidente del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, prof. Alberto Travain, intervenuto mercoledì 11 luglio 2018, all'incontro pubblico organizzato dal Club per l'Unesco di Udine, retto dalla prof.ssa Renata Capria D'Aronco, presso la sede universitaria locale di Palazzo di Polcenigo Garzolini di Toppo Wassermann a celebrazione delle “giornate internazionali” deliberate dall'Onu sui temi “dei popoli autoctoni” e “della popolazione mondiale”. Di fronte ad attento pubblico, Travain, anche presidente del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl” e del Coordinamento Euroregionalista Friulano “Europa Aquileiensis” oltreché delegato presidenziale del Club per l'Unesco di Udine alla formazione civica e alla cittadinanza attiva, ha dissertato in lingua friulana sul tema “I Furlans sono une nazion?”. Illustrata la natura varia e sfuggente dell'idea di nazione nella storia europea e globale, il docente udinese ne ha ricercato le applicazioni in Friuli assumendone il tratto diffuso del nesso comunitario esclusivo, su basi ora storiche, ora linguistiche, ora politico-istituzionali. “Che i Furlans a sedin une nazion, un alc par lôr cont, e je convinzion viere, ma la cussience di un tant e je rivade in particolâr dal rapuart cu la Mittel-Europe” ha detto Travain ricordando in particolare il censimento imperiale asburgico del 1857, che registrò per la prima volta separatamente i friulanofoni, nonché le istanze, ancorché strumentali, di riconoscimento e valorizzazione della peculiarità friulana attestate durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, in campo, rispettivamente, austoungarico e nazista. Nel Secondo Novecento – ha ricordato l'insegnante – un'idea “nazionale” friulana potè, seppur difficoltosamente, a svilupparsi in seno al movimento autonomista, ora ancora riconoscendosi nella comunità linguistica ora predilingendo invece un dato storico-territoriale comprendente idiomi diversi. “Ce che al è sigûr, al è che nissun dai Stâts nazionâi, che a incrosin i lôr confins su lis nestris tieris, nol pues contignî e rapresentâ ad in plen la furlanitât tal so costrut di crosere di Europe!”: secondo Travain, “nazion o no nazion”, il Friuli, crocevia d'Europa, non può essere ricompreso nel quadro storico-culturale di uno soltanto dei Paesi che oggi confinano sulle sue terre. “Il Friûl al è ancje talian, ancje austriac, ancje sloven. Al è Friûl, mighe dome un toc di Italie o ben di Austrie o pûr di Slovenie! Al è un toc di dut! Ve che e torne atuâl, alore, chê embleme de 'Patrie' furlane di une volte, chê femine vistude di tancj colôrs par dî che il Friûl al è composizion e federazion di tancj elements. Par chel che al è unic!”

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