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Cronaca Tavagnacco

Hypo Alpe Adria Bank, truffa da 88 milioni di euro

Le indagini della Guardia di Finanza di Udine hanno calcolato in oltre 72 milioni di euro gli interessi non dovuti su 54.568 contratti. Associazione per delinquere e truffa le accuse ipotizzate all'ex direttore generale Di Tommaso e ad altri manager della banca austriaca

La Guardia di Finanza di Udine ha concluso le indagini, delegate dalla Procura della Repubblica alla sede, nei confronti di Hypo-Alpe-Adria Bank. Le indagini sono state avviate a seguito di alcuni esposti presentati alla Procura udinese a seguito di un’inchiesta trasmessa da un noto programma televisivo. Gli accertamenti, delegati al Nucleo di Polizia Tributaria di Udine hanno permesso di individuare precise responsabilità penali a carico di un sodalizio di dirigenti dell’istituto di credito i quali, quantomeno a partire dal 1997, avevano realizzato una manipolazione del software in uso alla banca per la fatturazione dei leasing al fine di incassare interessi superiori rispetto a quelli addebitabili da contratto. I “fattori correttivi” utilizzati, applicati a partire dal 2004 ad oltre 54.000 contratti, hanno consentito alla banca di introitare illecitamente la somma di almeno 72.747.000 Euro relativi ai leasing gestiti da Hypo-Alpe-Adria Bank SpA nonché di 15.387.000 Euro relativi ai contratti gestiti da Hypo Leasing SpA.

Grazie a questo collaudato sistema illecito i bilanci dell’istituto di credito, malgrado il noto periodo di sofferenza per le aziende operanti nel settore, si erano incrementati a tal punto che la Hypo-Alpe-Adria Bank appariva come la società più performante dell’intero Gruppo bancario di appartenenza, permettendo così ai manager di conseguire remunerazioni e premi di valore apicale per l’area di riferimento. Le indagini si sono concluse con la segnalazione alla Procura della Repubblica di Udine di una associazione per delinquere, composta da 7 persone fisiche, tutte con ruoli apicali in seno alla banca, che operavano in sinergia affinché le condotte fraudolente non fossero di facile individuazione rispetto alle ordinarie verifiche previste in ambito bancario, civilistico e fiscale. I vertici si sono pertanto resi responsabili del delitto di “Ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza” contemplato dall’art. 2638 del codice civile per aver esposto fatti non rispondenti al vero sulla situazione patrimoniale della società nelle comunicazioni periodiche a Banca d’Italia con riguardo alla classificazione e valutazione dei crediti. Anche l’istituto di credito è indagato per la violazione del D.Lgs. 231/2001 (Responsabilità amministrativa da reato) in relazione agli illeciti commessi nel suo interesse e a suo vantaggio dal sodalizio criminale.
 

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