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Cronaca

Friuli, testimone storico delle reliquie di Gesù Cristo? “Europa Aquileiensis” intervista Barbagallo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Cosa c'entrano, dunque, i tuoi studi con un'interesse “euroregionale”? Una parte rilevante dei miei studi, che ricordo come di carattere storico archeologico, riguardano l'antica ed immortale esperienza di Aquileia. Nello specifico, di cosa si tratta? Il mio testo parte dallo studio storico della figura cristiana di san Lorenzo. Nella mia ipotesi, un nucleo cristiano romano, in fuga dalla persecuzione imperiale del secolo III, si stacca da Roma per raggiungere Aquileia. Ne è a capo Crisogono... Prosegui... Sempre nella mia ricostruzione, Crisogono appartiene alla comunità cristiana raccoltasi attorno a Lorenzo. E siccome io credo che Lorenzo abbia custodito le supreme reliquie cristologiche, Crisogono ne riporta anche espressamente memoria storica ed iconografica ad Aquileia! Con questo cosa vuoi dire? Che la leggenda poetica medievale del Santo Graal si radica nell'antica tradizione cristiana dei tesori di san Lorenzo. Per come la vedo io, la reliquia del sangue di Cristo, custodita a Mantova, è parte costitutiva di tale patrimonio reliquiario. Aquileia, in base ai miei studi, ne preserva una precisa e preziosa testimonianza iconografica. Non si comprende, perciò, come mai l'Arcidiocesi di Gorizia e le istituzioni correlate in tale ambito tardino in un accertamento che richiedo ormai da tempo! Davvero, eccezionale! I tuoi studi, però, propongono anche straordinari collegamenti tra la realtà aquileiese e friulana e la grande epica latamente laica della nostra Europa e del nostro Occidente... È con profonda sincerità che intendo riconoscere a te, che mi intervisti e che sei figlio intellettuale della terra aquileiese, un moto di gratitudine per l'approfondimento di tematiche per me, romano, non frequentate al giusto livello. In effetti, lo sviluppo degli studi sulla dinamica storica romano-aquileiese dei secoli III-IV, a partire dalle figure misconosciute di Massimino il Trace e Magno Massimo, mi conduce a risultati ulteriormente sorprendenti in connessione con la tradizione celtico-arturiana. La potente resistenza aquileiese agli attacchi imperiali contiene, a mia veduta, nei dettagli storici, l'eco della successiva tradizione dei primi cronisti britannici... Un rimando, quindi, ai tuoi due recentissimi e ponderatissimi testi, usciti di recente, frutto, so, di decennali, serrati, approfondimenti! Contributo nobile alla cultura? Un lavoro lungo ma entusiasmante, che mi porta ora a fare un appello, con senso di responsabilità culturale, anche ma non soltanto, per la dimensione d'interesse del dato, al ceto intelletuale nonché politico-istituzionale regionale del Friuli Venezia Giulia, primario nucleo dell'”aquileiesità”. Il popolo friulano e giuliano è figlio primogenito di questa grande storia. Sta ad esso, perciò, difendere con convinzione ed energia la propria radice primigenia senza lasciarsi arginare da timidezze e gregarietà! Tu hai, dunque, ricostruito la vicenda di un complesso reliquiario cristologico costituito da quali elementi pregnanti? Chi leggerà i miei studi potrà riferirsi a tre componenti centrali costituite dalla Sacra Sindone, attualmente a Torino, dal Santo Caliz, di tradizione dell'Ultima Cena, oggi a Valencia, ed appunto dalla reliquia mantovana del Sangue, secondo leggenda, tratto dal Golgota e ricondotto dal centurione Longino. In base alla mia teoria, questo patrimonio sarebbe stato custodito dal diacono e martire Lorenzo, ucciso a Roma nell'agosto 258, dando così vita alla mistica cristiana sui tesori di san Lorenzo. Che senso hanno per te, alla fine, le reliquie di Cristo e che senso dovrebbero avere per gli appartenenti a una società laica quale la nostra? Per la mia sensibilità personale, di credente, le reliquie di Cristo sono una “bandiera”. Per la nostra società laica, un affascinante campo di studio ed una radice storica di pensiero occidentale. Chi è credente, notoriamente, non ha bisogno di reliquie. Ciò nonostante sarebbe scontato immaginare una Chiesa per lo meno attenta a preservare la dignità storica di una testimonianza innanzitutto culturale pervadente le matrici della civiltà europea-occidentale. È davvero così, a tuo avviso? Ammetto su ciò profonda preoccupazione. La per altro meritoria spinta sociale della Chiesa conciliare rischia, a mio modesto parere, di indebolire tale suprema ricerca e quindi indirettamente le radici stesse della civiltà occidentale che è cristiana! Ho saputo che ci sono stati sviluppi interessanti anche nella parte dei tuoi studi inerente alla cosiddetta “profezia di Malachia”. In quale campo ti sei inoltrato? Si tratta effettivamente di uno sviluppo recentissimo e particolarissimo, che ho ritenuto di lasciare a libera lettura nel web e che è già stato ottimamente recensito dal noto giornalista Antonio Socci. I dati specifici mi conducono a pensare che la celebre profezia di attribuzione medievale inerente ai pontefici sia in diretta relazione con le principali reliquie cristologiche. La fine della Chiesa romana sarebbe quindi, secondo questa interpretazione, legata alla sua fedeltà alle reliquie di Gesù Cristo!

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