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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Il Fogolâr Civic alla mostra goriziana sull'Impero asburgico

Il presidente Travain: “Si specifichi che l'Austria-Ungheria rispettava le lingue dei suoi popoli”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

“Tutte le nazioni dello Stato hanno uguali diritti e a ognuna di esse deve essere riconosciuto come inviolabile il diritto alla cura della propria nazionalità e rispettiva lingua. Lo Stato riconosce, quindi, parità di trattamento a tutte le lingue usate entro i confini della Monarchia, così nella scuola come negli uffici e nella vita privata. Nei paesi abitati da popolazioni di diversa nazionalità le istituzioni educative devono garantire a tutti la necessaria formazione servendosi ognuno del proprio idioma senza l'imposizione di altra lingua”. Così al paragrafo 19 della legge costituzionale asburgica del 21 dicembre 1867. Ebbene, nel visitare, accompagnata da apprezzato personale, la bella mostra ospitata presso la magnifica dimora Coronini Cronberg di Gorizia ed intitolata “Uno Stato in uniforme. La società goriziana e l’impero asburgico alla vigilia della Grande Guerra”, una delegazione sociale del Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic” e del Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, giunta da Udine e guidata dal prof. Alberto Travain, è rimasta alquanto perplessa di fronte ad alcune affermazioni riportate in un pannello didascalico sentenziante come nello storico impero sovranazionale mitteleuropeo l'unica lingua ufficiale, scritta ed orale, fosse quella tedesca, senza nulla aggiungere e specificare, senza chiarire come mai in ogni caso l'inno, i proclami e la scuola, ad esempio, non escludessero certo le altre lingue, grandi e piccole (compreso il friulano!), dell'Austria-Ungheria, esclusione che caratterizzò invece solitamente i liberali Stati nazionali sorti od ampliatisi a spese della Duplice Monarchia. Anche senza essere affatto accecati dal fascino di un mito austroungarico fondato non solo – come suggerisce lo stesso pannello – su artificiose mitologie seriori, ma su memorie reali di un vissuto popolare ben testimoniato, almeno nell'antica contea isontina, e con riverberi significativi anche nel resto del Friuli, spiace immaginare, nel caso specifico, a quali conclusioni sballate possa essere indotto il visitatore medio riguardo all'esperienza storica del cosmopolita impero degli Asburgo, precursore importante di unità europea, nei fatti tutt'altro che monolingue e quindi oppressore dell'identità dei suoi popoli. Un invito, quindi, alla riflessione... e anche a visitare l'interessante mostra.

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