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Debito pagato, ma Equitalia continua a chiedere soldi

La vicenda kafkiana di un cittadino udinese, perseguitato da Equitalia per una cartella esattoriale che è già stata saldata

Non una, ma tre cartelle - tutte di importo diverso - per uno stesso debito, che peraltro è stato pagato anche per un importo non dovuto. La situazione paradossale - che sarebbe piaciuta molto a Franz Kafka - tocca un cittadino udinese, che ci ha segnalato l’anomalia. Nel marzo del 2014 il soggetto in questione venne condannato - dal tribunale di Udine - al pagamento di un’ammenda di 500 euro a causa di una contravvenzione in materia edilizia. «Durante i lavori di ristrutturzione di un immobile di cui sono titolare vennero violate delle norme, e giustamente fui condannato a pagare» ci ha raccontato il nostro interlocutore. «La leggerezza venne commessa da chi seguì i lavori, io non me ne intendo per nulla, ma in questi casi risponde anche il committente. Ne presi atto e, intenzionato a saldare immediatamente ogni pendenza, mi presentai da Equitalia per il pagamento, visto che veniva indicata come l'agente che avrebbe dovuto riscuotere il tutto. Allo sportello mi comunicarono che la pratica era in elaborazione, e che avrei dovuto attendere la cartella. Così feci». A un anno di distanza arriva il documento. Siamo ad agosto del 2015, la cartella viene notificata, scadenza per effettuare il pagamento entro 60 giorni. Tutto secondo i piani, con 500 euro di sanzione e 5,88 euro di diritti di notifica. 

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Ad ottobre però - poco prima del termine prescritto per sanare il debito - la situazione si complica. Arriva, sempre per la stessa situazione, una seconda cartella, questa volta maggiorata delle spese processuali (che, il malcapitato scoprirà successivamente, non esistere in questi casi). 

Seconda rata-2«A questo punto - dice il "debitore" - pur infastidito da questa ulteriore "gabella" presi atto della situazione e mi rassegnai a pagare anche la maggiorazione, sfruttando però l'ulteriore termine che mi veniva concesso, che spostava la scadenza a dicembre». Il 10 dicembre 2015 il pagamento viene effettuato, con la convinzione di aver definitivamente chiuso questa faccenda. Ma non sarà così.

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Siamo infatti ai primi di luglio di quest'anno, e a casa del "debitore", convinto di essere a posto con i pagamenti, arriva un'ulteriore richiesta, in questo caso di 600,45 euro. Una parte si riferisce alla contravvenzione e l'altra alle spese processuali. Terza cartella-2

In più, come se non bastasse, la pretesa economica è accompagnata dall'enunciazione delle conseguenze che si prospettano in caso di omissione.

Screenshot 2016-07-17 18.23.18-2Spaventato, il "debitore" - perché per Equitalia, nonostante tutto, è ancora tale - si rivolge a un legale di fiducia - l'avvocato Nicola Cannone -, che chiarisce la vicenda smascherando gli errori dell'istituto di riscossione e precisando che la somma da pagare avrebbe dovuto essere quella della prima cartella, e non della seconda. Così la situazione di rovescia, e da "debitore" il protagonista della vicenda diventa "creditore", di circa 150 euro. Senza scadenze da poter imporre a Equitalia o allo Stato però, perché in questo caso l'unico strumento a cui può fare ricorso il cittadino è quella della pazienza. 

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