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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Edoardo Bennato: "Siamo tutti destinati a salpare"

Intervista al cantautore protagonista in concerto a Nova Gorica: "Non emigrano solo profughi ma tutta l'umanità. L'emergenza del flusso? I tutori dell'etica troveranno la soluzione quando il problema ci arriverà in faccia"

“Siamo tutti sulla stessa barca e destinati a salpare”. Parola di Edoardo Bennato, leggenda del rock italiano, protagonista venerdì 22 ottobre sul palcoscenico del Casinò Perla di Nova Gorica, di un concerto che ha attraversato i brani più noti del cantautore: da ‘Sono solo canzonette’ a ‘L’isola che non c’è’, l'artista ha raccontato un'intera carriera musicale presentando anche l'ultima fatica discografica intitolata ‘Pronti a salpare’.

Un album capace di riportare al pubblico i riferimenti fiabeschi della storia di Pinocchio, senza trascurare le tematiche di attualità mescolate al sarcasmo che lo contraddistingue.

“Il disco – spiega Bennato – non è solo dedicato agli emigranti, ma rappresenta il destino dell’umanità intera che emigra e che ci porta a salpare: siamo, infatti, tutti sulla stessa barca e della stessa razza. Riteniamoci pure tutti coinvolti, soprattutto noi privilegiati”. 

A pochi passi dal confine italiano, la Slovenia, come altri stati europei, sta gestendo a fatica il flusso dei richiedenti asilo. Quale sarà la soluzione? 

“Dovrei dire cose impopolari e i professoroni direbbero che sono 'political scorrect'. Ma per essere propositivi bisogna essere ‘political scorrect’. C’è una regola etica che recita così: ‘non si può intervenire negli affari e nella sovranità di un paese’. È implicito che la famiglia umana adulta non possa intervenire negli affari di una nazione in cui l’umanità è ancora bambina come Iraq, Iran, Afghanistan... La soluzione ci sarà automaticamente quando saremo tutti alle strette, quando il problema ci arriverà in faccia: allora i sacri tutori dell’etica e della morale cambieranno idea”.

Dopo il diciottesimo album di inediti, Edoardo Bennato si sente più rock, più blues o più cantastorie? 
“Si sente in varie formule: in un one man band, o con il quartetto d’archi come è avvenuto all’Expo di Milano: ho attinto ai vari classici della musica rossiniana, da ‘In fila per tre’ a ‘Dotti medici e sapienti’. Per esempio, questo disco contiene il testo della calunnia, che è un venticello di Rossini: l’ho scelto perché volevo parlare dell’atteggiamento della gente, che è buona, ma a volte si scatena e il venticello diventa una tempesta”.

Tra le profonde contaminazioni dell’eterno Peter Pan, rimane la voglia di raccontare ciò che si osserva quotidianamente: “La musica rock è diversa dalla musica leggera, che invece aiuta a svagarsi e a non pensare. Io faccio un tipo di musica che non riesce ad allontanarsi dai problemi, ma fa in modo che diventino canzoni ed energia vitale: altrimenti che senso ha parlare di denuncia? Io protesto per quello che vedo attorno a me”.

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