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Pd in cerca di se stesso: 9 anni fa la standing ovation al discorso di Debora Serracchiani

All'interno del partito i problemi del 2009 appaiono ancora quelli di oggi. Nel dibattito interno si profila l'ipotesi di un referendum, ma Debora sembra aver perso il potere "magico" del suo golfino

Conflitto di interessi da risolvere, questione morale, linea univoca, diversità da ridurre (votando e lasciando a casa qualcuno), incarichi da assegnare alle figure con posizioni prevalenti, superamento dei protagonismi e linea maggioritaria da seguire. Questi i punti salienti del famoso discorso che 9 anni fa spinsero Debora Serracchiani alla ribalta nazionale. Un'altra era geologica, politicamente parlando, eppure quelle stesse istanze presentate il 21 marzo del 2009 all'assemblea nazionale dei circoli del Pd a Roma sembrano ancora il nocciolo della questione all'interno di un partito nato per essere colleggiale e unitario e diventato nel tempo sempre più maggioritario e divisivo

"Candidati espressione dei circoli, non di segreterie"

La giovane avvocatessa Serracchiani, all'epoca segretaria dell'Unione Cittadina e consigliera d'opposizione all'interno del Consiglio Provinciale, rivolse un appello alla platea e all'allora segretario Dario Franceschini, da poco subentrato al dimissionario Walter Veltroni, per trovare linea e mentalità rinnovate per diventare un Partito più forte e più credibile. Quel celebre discorso di 13 minuti si concluse con una frase ancora attuale visto la situazione in cui si trova il Pd dopo l'esito delle elezioni politiche del 4 marzo: «A Udine, il nostro regolamento interno all'articolo 28 prevede il referendum consultivo sugli argomenti e i temi che riguardano la politica del Partito. Questo non è un tema dove vanno sentite le basi? Chiedo che le indicazioni delle candidature alle Europee non ci vengano date dai segretari regionali, ma che ci vengano chieste a noi come circoli. Credo sarebbe un segnale importante».

Perso il potere del golfino taumaturgico

serracchiani-3Qualche mese dopo quell'arringa, la giovane avvocatessa iniziò la sua vera ascesa politica vincendo le elezioni europee del 7 giugno 2009 dove vinse su un certo "Papi" (Berlusconi). Proprio in quella occasione indossò per la prima volta un capo d'abbigliamento (vedi fotografia a destra) che da quel giorno divenne per lei una sorta di amuleto, un golfino beige che scaramanticamente vestì anche alle Regionali del 21 e 22 aprile 2013 che la videro nuovamente vittoriosa sul favoritissimo Renzo Tondo. Ora, non sappiamo esattamente come sia andata domenica scorsa, ma dalle fotografie scattate durante le votazioni del 4 marzo e dal disastroso esito delle urne (che hanno sì visto la sua elezione al fotofinish ma che l'hanno anche costretta alle dimissioni da vicesegretaria nazionale) si evince che quel maglioncino andrebbe reindossato al più presto, quantomeno per le elezioni regionali e comunali del 29 aprile 2018.

Ipotesi referendum

Nei prossimi giorni/mesi si svolgerà un duro e serrato dibattito interno, locale e nazionale, per capire come riappropriarsi dei voti dispersi. E se a livello locale i tempi stringono visto le scadenze elettorali, la situazione nazionale non appare tanto diversa visto che i vertici del partito molto presto saranno chiamati in causa da Mattarella per sapere se accetteranno o meno la richiesta di fare da "stampella" responsabile ad un governo di scopo. La base dem "in rivolta" chiede di essere ascoltata e ha lanciato l'idea di un referendum interno per trovare delle risposte (metodo invocato nel 2009 dalla stessa Serracchiani, ad esempio). Ora bisognerà capire se ci siano o meno i tempi tecnici e, soprattutto, se l'idea possa essere presa in considerazione al Nazareno. 

La seconda parte dell'intervento 

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