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Cronaca

Cyberbullismo, colpito il 42% dei ragazzi ma solo metà denuncia

Illustrati suggerimenti utili per i genitori. L'sssessore Raffaella Basana: «Importante momento di condivisione con le famiglie»

Il 42% dei ragazzi iscritti alle scuole secondarie di primo grado nell'ultimo anno ha osservato insulti, scherzi pesanti o prese in giro che hanno fatto stare male un loro amico, compagno di classe o di scuola. Il 60% di questi non ha reagito né denunciato (il 40% perchè "non sono fatti miei" e il 20% per "paura di essere a mia volta preso di mira"). 

L'INDAGINE. Sono i dati più significativi (derivanti dall'indagine "Generazione Smartphone 2016-2017 svolta dall'Associazione M.E.C. di Aviano su un campione di 2150 studenti del Fvg) illustrati nel corso del seminario '"Cyberbullismo e altre sfide", tenutosi alla scuola secondaria di primo grado G. Tiepolo lo scorso 25 maggio, realizzato  dalla Cooperativa Aracon nell'ambito delle proposte migliorative per il servizio di Doposcuola del Comune di Udine e rivolto a educatori, insegnanti e genitori. Più di 150 persone hanno ascoltato i relatori che, dopo aver illustrato i dati del fenomeno che certo non esclude le scuole udinesi, hanno anche fornito molti suggerimenti utili per le famiglie. Un pubblico attento e partecipe per un tema di grande attualità per tutti i soggetti che si occupano oggi di educazione.

BASANA. A portare i saluti del Comune di Udine, l'assessore allo Sport, all'educazione e agli stili di vita del Comune di Udine Raffaella Basana. «Questo seminario costituisce un momento di formazione e condivisione con le famiglie su un tema di importanza fondamentale» ha commentato. A seguire è stato il saluto del Dirigente dell'Istituto Comprensivo I, Mauro Cecotti. Si è quindi entrati nel vivo della trattazione con Giacomo Trevisan, esperto di sicurezza in rete e di prevenzione del cyberbullismo nonché coordinatore dell'Associazione MEC (Media Educazione Comunità). 

L'ANALISI. Come hanno spiegato i relatori, «il dato della mancata denuncia degli atti di bullismo è molto importante perchè, anche sulla base di ricerche europee, è proprio l'indifferenza o complicità degli osservatori a permettere lo sviluppo delle dinamiche di cyberbullismo, mentre al contrario proprio la loro responsabilizzazione può rappresentare lo strumento più efficace di prevenzione». Altri dati hanno confermato la diffusione degli strumenti di comunicazione tra i più giovani: il 79% degli studenti delle secondarie di primo grado ha un cellulare smartphone personale (incremento dell'8% dai dati dell'anno scorso). In terza media si supera il 90 per cento. Il 68% degli studenti (oltre due su tre) può tenerlo in camera durante la notte; il 70% gioca con videogame e di questi il 73% decide autonomamente quali videogiochi utilizzare senza ricevere vincoli dai genitori (utilizzando anche videogame sconsigliati ai minori di 18 anni). Il il 32% dei ragazzi dice di ricevere mediamente più di 100 messaggi whatsapp in un pomeriggio, il 20% più di 200. 

RIMEDI. Che cosa fare quindi per reagire al fenomeno? A conclusione del convegno sono stati illustrati alcuni suggerimenti proposti dall'Associazione MEC. Prima di tutto, contrastare l'indifferenza diffusa ai fenomeni di cyberbullismo, stimolando i ragazzi all'intervento quando riconoscono situazioni di sofferenza on-line. Fondamentale è il dialogo costante con i figli rispetto a interessi, comportamenti e rischi della rete, e l'alleanza tra genitori e tra genitori e scuola. E poi imporre poche, ma efficaci regole di tutela del minore, in particolare per i minori di 14 anni: i genitori devono sempre conoscere le password e monitorare periodicamente ciò che fanno i ragazzi on-line, e questo vale anche per i gruppi whatsapp che al momento sono una delle principali fonti di problematiche relazionali tra studenti, nonchè di distrazione dallo studio (non tutti sanno che l'età minima per l'utilizzo di Whatsapp è di 13 anni). I genitori devono limitare il tempo di utilizzo degli smartphone e di internet, promuovendo momenti "disconnessi": in particolare la notte lo smartphone deve restare fuori dalla camera. Infine, le applicazioni devono essere scelte e scaricate in accordo con i genitori  (e questo vale anche per la scelta dei videogame). 

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