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Cronaca Amaro

Traffico di cuccioli: «Il cane deve morire in mano al bambino, così ne vorrà un altro»

Dall'operazione eseguita dalla Polstrada di Udine con la Sottosezione di Amaro, che ha smantellato un traffico internazionale di cagnolini provenienti dall'Est Europa, emergono particolari agghiaccianti sul cinismo dei soggetti coinvolti, tra cui un veterinario

Stroncato un traffico di cuccioli da oltre 150mila euro, con otto misure cautelari (obbligo di firma e divieto di espatrio) notificate a sette soggetti, dopo essere state emesse dal gip del tribunale di Udine su richiesta del sostituto procuratore Andrea Gondolo. Le ipotesi di reato fanno riferimento alle fattispecie di "associazione a delinquere", "maltrattamenti" e "truffa"Sono i risultati dell'operazione "Stene", presentata dalla vice questore e dirigente della Polstrada di Udine Rita Palladino, messa a segno dalla Sottosezione della Polizia stradale di Amaro, diretta dall'ispettore capo Sandro Bortolotti. Tutto è iniziato con un sequestro di 65 cuccioli effettuato ad Amaro, nel dicembre del 2017. In varie fasi sono stati sottratti all'organizzazione  — che organizzava trasporti bisettimanali  — oltre 150 cani, ma gli investigatori sono convinti che una  quantità consistente di animali domestici sia stata "piazzata" dagli allevamenti conniventi e tramite annunci on-line. Per questo la vice questore Palladino ha invitato coloro che avessero comprato un cane nei centri presi in considerazione a contattare la Polstrada di Amaro via mail o via telefono allo 0433/466081, per accertarsi della bontà del proprio acquisto e scoprire se si è incorsi o meno nella truffa. 

Il video dell'operazione

Il business

«Abbiamo sequestrato circa 150 cuccioli  — ha precisato Bortolotti  — per un giro di affari che si aggira sui 150mila euro. Se consideriamo che nei luoghi d'origine (Slovacchia e Ungheria) i piccoli venivano comprati per una cifra tra i 50 e i 100 euro e da noi rivenduti, in media, a 1000 euro, capiamo di che volume di denaro si parla».

La presentazione dell'operazione

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Gli allevamenti e i soggetti coinvolti

Nel mirino degli inquirenti sono finiti "Il Roccolino" di Trescore Balneario e il "PE.PE" di Ghisalba, entrambi in provincia di Bergamo. Molti cani venivano venduti anche sul sito gestito da Barbara Boreani, residente a Castemarte (Como), una delle destinatarie delle misure cautelari disposte e identificata come la finanziatrice della banda. Lo stesso provvedimento è stato notificato a Claudio Vigani (classe 1957, Ghisalba), Greta Vigani (1990, Ghisalba) e Marina Gamba (1962, Ghisalba)  — i "commercianti"  — e Alberto Galli (1966, Cassano D'Adda, provincia di Milano), il veterinario dell'organizzazione. Del trasporto si occupavano la polacca residente tra il suo paese d'origine e l'Italia (a Reggio Emilia) Bozena Gembalczyk (del 1958, anche lei colpita dalla misura) e il classe 1946 Ermete Giaroli, residente a Bibbiano (Reggio Emilia) deceduto recentemente. Del sodalizio fa parte anche lo slovacco Roland Hozak, nato nel 1975 e considerato il basista del gruppo, al quale non è stato possibile effettuare la notifica. 

Il cinismo

Si tratta per lo più di pincher,  chihuahua, bulldog francese e akita, sottratti alle mamme a poco più di un mese di età (quando il tempo prescritto va dai tre mesi in su), fatti nascere con un metodo che si può definire industriale per serialità e intenzioni di speculazione, condotti nel nostro paese in condizioni oltre i limiti. «Grazie alla cura del personale specializzato a cui sono stati affidati i cuccioli sequestrati — ha spiegato la vice questore — siamo riusciti a fare in modo che la mortalità si attestasse attorno al 3%. È un grande risultato considerando lo stato di salute e la mancanza di difese immunitarie dei cani costretti a questo calvario». La dirigente ha voluto porre l'attenzione sul cinismo dei componenti della banda. «Letteralmente dicevano che i cuccioli ammalati avrebbero dovuto essere venduti subito perché morissero nelle mani dei bambini che li avevano voluti, così da fare in  modo che l'emozione e il dispiacere producessero altre richieste da poter soddisfare». 


 

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