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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Crisi commercio: perse 246 aziende in sei mesi, quasi due al giorno

Per Confesercenti Friuli Venezia Giulia il trend dei consumi 2014 va verso il baratro e i cosiddetti segnali di ripresa sono visti solo da "categorie di privilegiati chi non hanno alcun problema ad arrivare a fine mese"

Crisi del commercio, i primi sei mesi dell'anno fanno registrare in Italia una perdita di 13.972 imprese per quanto riguarda i negozi al dettaglio, frutto del saldo tra 26.446 chiusure e 12.474 nuove aperture, tanto che nel 2014 ci sono state 302 chiusure al giorno, a fronte di sole 109 nuove aperture. In particolare, in Friuli Venezia Giulia si sono perse 246 aziende, frutto delle 160 aperture e contestuali 406 chiusure con una media di due chiusure giornaliere contro l'1,9 segnato un anno fa.

Tra le categorie merceologiche nei primi sei mesi dell'anno in Italia cessano l'attività 1.471 negozi di alimentari e 12.501 nel no food nel quale si rilevano i saldi negativi di abbigliamento, che segna un meno 3305, e dei venditori di sigarette elettroniche con un  meno 592. I numeri corrispondenti in Friuli Venezia Giulia parlano di una perdita di 246 aziende di cui la stragrande maggioranza nel no food.

Nel commercio al dettaglio di tessile, abbigliamento e calzature il saldo negativo è di 40 unità con 77 le ditte cancellate in sei mesi, in quello ambulante il saldo negativo è di 28 unità con 60 chiusure registrate, in quello elettronico si sono perse 12 aziende, mentre tra gli intermediari del commercio sono state perse 27 ditte.
Venendo al settore turistico, che comincia male il secondo semestre penalizzato da un clima ingrato, ci sono state 18 imprese alberghiere perse mentre nella ristorazione il saldo negativo è di 71 unità considerando le 150 chiusure avvenute nel primo semestre dell'anno. Tra i bar infine, si registrano 78 locali in meno con 170 cancellazioni in sei mesi.

Per Confesercenti Friuli Venezia Giulia il trend dei consumi 2014 va verso il baratro e i cosiddetti segnali di ripresa sono visti solo da "categorie di privilegiati chi non hanno alcun problema ad arrivare a fine del mese". Chiaro riferimento alla politica, cui viene detto che la crisi continuerà almeno fino al 2015 se il Governo non si impegnerà in una seria revisione fiscale con conseguente riduzione delle tasse ai settori produttivi, tagli veri agli sprechi, avvio reale della riforma della burocrazie e della semplificazione delle procedure.

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