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Cronaca

«Le discoteche? Non esistono più: è cambiata un’epoca»

Renato Pontoni, celebre dj udinese, racconta la trasformazione dei locali in Friuli: ecco cosa è successo attraverso un’analisi tra le tendenze di ieri e di oggi

Si potrebbe dire che “Il tempo non torna più”, prendendo in prestito le parole di un brano reso celebre da Fiorella Mannoia. Il riferimento è alla graduale scomparsa delle discoteche nel territorio di Udine e provincia: crisi o cambiamento epocale? A rispondere è Renato Pontoni, celebre dj e figura di riferimento per tutti gli amanti della movida friulana e non.

«Abbiamo assistito ad un’evoluzione che, nel tempo, si è trascinata non solo in Friuli ma in tutta Italia – spiega Pontoni –. Dopo il boom dei locali è cambiata un’epoca, iniziata 20 anni fa dalla Spagna con i music bar e gli aperitivi: ed è ciò che continua ad avvenire oggi, dove tutti hanno un dj nel bar». 

Non si tratta, quindi, di una questione economica? «La crisi ha sicuramente influito, ma a fare la differenza è stata la trasformazione di un periodo. Mi riferisco, cioè, ad una vera e propria mutazione temporale: l’aperitivo ha ricalcato la fascia oraria degli anni ’80: dalle 9 di sera all’1 di notte. E poi è cambiata la modalità: in discoteca pagavi l’ingresso, al bar no. I costi di gestione erano sicuramente diversi».

D’accordo. Ma chi vuole andare a ballare, oggi come oggi, quale alternativa ha? «Rispondo con una domanda. Quanti ballano a un concerto di David Guetta? Nessuno. A meno che non si crei un vero contesto per il ballo». 

Allora sono cambiati i giovani? «Più che altro, oggi, non ci sono regole. Ormai sembra che valga tutto: ma in realtà, quando qualcosa non costa niente, non vale niente e a risentirne è la qualità, soprattutto se pretendi di pagare un dj 50 euro, munito di pc e con il solo obiettivo di diffondere musica. La verità è che non si può tornare indietro e i ragazzi crescono con la mentalità contemporanea. Ed è altrettanto vero che se oggi un giovane di 20 anni ama gli anni ’80, lo fa perché ha trovato una differenza rispetto ad altri generi».

Qual è, quindi, il modo migliore per cercare il divertimento? «Ci vogliono posti sicuri, voglia di divertirsi e gente perbene. Ingredienti “normali” che però non fanno notizia, a differenza degli episodi di cronaca che hanno per protagonista chi fa un incidente e va in ospedale,  oppure si ubriaca e si infortuna». 

Lei è considerato il “padre” del Ceghedaccio: l’evento è un punto di incontro tra generazioni? «Il Ceghedaccio è nato 23 anni fa con un lavoro molto lungo, ma non è un appuntamento per nostalgici. Semmai lo si può essere anche a 20 anni, poiché chi non vive di passato non vive di futuro. Vi partecipano i figli di chi ha vissuto il periodo degli anni ’70 e ’80: quella era musica vera, suonata e cantata, senza computer. Donna Summer o Barry White cantavano senza loop. Non è un caso se, al giorno d’oggi, si continui a campionare quel genere di musica o l’hip hop si rifaccia a quelle melodie».

Pontoni, un consiglio per l’estate? Nonostante i cambiamenti, dove conviene andare a ballare? «Si va verso il mare. A Lignano, per quanto riguarda i club, ci sono il Mr Charlie e il Kursaal. Senza poi dimenticare il Tenda Bar e Punta Faro».  
 

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