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Cronaca

Estratto il cranio di Bruno, il secondo dinosauro del Fvg, il sesto d'Italia

E' stata rimossa da una roccia del Villaggio del Pescatore la testa di un adrosauroide erbivoro vissuto circa 70 milioni di anni fa. Si tratta di un esemplare di Tethysadros insularis leggermente più grande rispetto al cugino Antonio estratto 19 anni, alto all'incirca 1,5 metri e lungo 4

Si è conclusa ieri, giovedì 28 giugno, con il trasporto presso il laboratorio specializzato della ditta Zoic srl del geologo Flavio Bacchia, la complessa operazione di rimozione dalle rocce de Villaggio del Pescatore di Duino-Aurisina del cranio di “Bruno”, l’adrosauroide vissuto circa 70 milioni di anni fa, forse pochi milioni di anni prima della misteriosa estinzione mondialeL’estrazione del prezioso reperto paleontologico è stata condotta, su incarico della Soprintendenza Archeologia del Fvg, dal geologo Antonio Klingendrath, che effettuò già nel 1999 lo scavo del Tethyshadros insularis, noto con il nome di “Antonio”.

Bruno

Bruno-2L’adrosauroide “Bruno”, di circa un metro più lungo di “Antonio”, è il secondo dinosauro, quasi completo,  rinvenuto nel Villaggio del Pescatore, un tempo un ambiente paludoso caldo-umido e oggi un giacimento italiano di dinosauri, uno dei siti paleontologici più interessanti a livello internazionale e geosito tutelato. Il corpo dell'adrosauro (un precursore dei più evoluti dinosauri “a becco d’anatra”) fu già estratto nel 1999 e depositato presso il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Recentemente è stato invece ricomposto nel laboratorio della stessa ditta per gli studi del caso. Dopo il corpo e la testa, resta da estrarre solamente la coda, ancora fossilizzata tra le pietre di Duino. Il geologo Klingendrath ha comunque affermato che "lo scheletro di Bruno sarà sicuramente simile a quello di Antonio, anche se la completezza e la qualità del primo dinosauro rinvenuto sono difficilmente raggiungibili".

Lo scavo

L’operazione è iniziata con un intervento di scavo preventivo mediante tagli effettuati con appositi seghetti di precisione. In questo modo è stato creato lo spazio per poter accedere successivamente alle ossa fossili con mezzi manuali ad alto controllo. L'esecuzione dei tagli è stata un'operazione delicata e non semplice eseguita da tecnici specializzati della ditta Tietz di Trieste. Le difficoltà sono state principalmente quelle di decidere come e dove tagliare, per non rischiare di intaccare il reperto.  Ciò ha richiesto un grande impegno e studio approfondito da parte degli specialisti della Zoic che in base alle dimensioni dello scheletro di “Bruno”  hanno determinato quelle del cranio e quindi ipotizzato la sua disposizione spaziale nella roccia, tenendo conto della stratificazione che, nel punto del rinvenimento, è quasi verticale. Nei lavori di avvicinamento al punto dove il cranio si immerge nella roccia, sono emerse una serie di pieghe ben più complesse di quelle già presenti sullo scheletro. Il dinosauro, infatti, è ripiegato su se stesso di 180° e il cranio sembra piegare verso sud in modo tuttora poco chiaro. Anche la nuova ipotesi di genesi del giacimento, retaggio di un grande blue hole (dolina o un pozzo naturale marino, dai bordi circolari, solitamente di origine carsica), spiega solo in parte la natura delle complesse curve e pieghe che interessano il fossile di dinosauro. Questa particolarità rappresenta un’assoluta novità e costituirà certamente argomento di studio per gli scienziati.

L'estrazione

Poiché la traccia del fossile giaceva su un piano di roccia orizzontale l'operazione è stata effettuata coniugando tecnologia moderna a tecnologia antica. Inizialmente, con una sega a disco di ultima generazione, capace di montare dischi diamantati di 1,6 m di diametro e di effettuare tagli fino a 73 cm di profondità, sono stati eseguiti alcuni tagli per isolare perimetralmente il blocco e realizzare, da un lato, un pozzetto di 73 cm di profondità mediante il quale poter effettuare l'ultimo taglio, quello di base, per staccare il blocchetto dalla roccia sottostante. Successivamente, con la tecnica antica dei cunei, sono stati praticati 6 fori orizzontali nei quali si sono infissi i cunei spaccaroccia, moderna evoluzione dei cunei di legno usati dai romani, che hanno determinato, dopo pochi colpi di mazza, il taglio di base, permettendo il distacco del blocco di circa 600 kg di pietra calcarea (cm 85 x cm 65 x cm 43) contenente, verosimilmente, il cranio fossilizzato dell'adrosauroide “Bruno”.

Guarda lo speciale andato in onda su Geo (Rai 3)

La roccia che contiene il cranio

Il cranio del dinosauro "Bruno" rimosso dalla roccia al Villaggio del pescatore-2

Antonio

Il cranio del dinosauro "Bruno" rimosso dalla roccia al Villaggio del pescatore-4

Adrosauro Tethysadros insularis

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Museo di Storia Naturale di Trieste (Via dei Tominz, 4)

Il cranio del dinosauro "Bruno" rimosso dalla roccia al Villaggio del pescatore-5

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