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Cronaca

“Contro il libero mercato”: la “Joibe Grasse” anti-liberista del Fogolâr Civic

Storica riunione sociale tenutasi alla Contadinanza, antica sede del rivoluzionario tribunato della plebe friulana.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Giovedì 8 febbraio 2018, nel giorno del Giovedì Grasso, data storica di rivoluzione in terra friulana, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico "Fogolâr Civic" si è riunito a Udine, presso la Casa della Contadinanza a Udine, antica sede del tribunato della plebe friulana d'età moderna, con uno scottante argomento all'ordine del giorno: la posizione del sodalizio, promotore tradizionale di cultura civica difensiva, sulla specifica materia del rapporto tra bene comune e sistema economico-politico preferibile.

“'Affermando il primato dell’interesse comunitario su quello privato ove quest’ultimo intacchi il Bene comune', la nostra 'Costituzione morale' ci richiama chiaramente ad una fiera avversione nei confronti di un libero mercato in cui prevale la ragione del più forte, quindi certo non quella delle nostre genti, del nostro Friuli e di infinite altre parti d'Europa e di globo. Il 'nemico', il Golia da abbattere, il tiranno supremo da fermare, è il liberismo. Chi è la causa della chiusura di tante nostre attività economiche, di tanta disoccupazione, di tanta precarietà, di tanto sfruttamento anche in terre lontane in cambio di un tozzo di pane o di un bicchiere di sale? Il libero mercato, che, affrancato dai vincoli di una legittima sovranità territoriale dei popoli, oggi ti sfama, domani ti arricchisce, dopodomani ti affama e ti affonda a sua discrezione o meglio di coloro che al suo interno hanno già la forza per prevalere”. Trascinante l'accorato discorso del presidente sociale prof. Alberto Travain, orazione ricca di richiami anche a miti e glorie resistenziali storiche del popolo friulano. “Ecco di nuovo il Trace contro cui prevalse la nostra irriducibile Aquileia! Ecco l'Alençon su cui ebbe a trionfare la battagliera Udine di un tempo! Ecco il mostro, ecco l''orcolat' cui i nostri popoli sono chiamati a contendere ogni palmo di terra possibile, ogni palmo di umanità! Ecco la nuova, avanzante, barbarie! L'Unione Europea, rivelatasi infine guardiana di quel sistema a discapito dei suoi popoli, può riacquistare legittimità solo se rifondata su basi altre, democratiche, partecipative, tese fortemente a ridimensionare ovvero ad escludere capitale e finanza dalle sedi decisionali del destino delle nazioni federate d'Europa!”.

La prof.ssa Renata Capria D'Aronco, membro eminente del Fogolâr Civic e presidente dell'Arengo udinese oltreché del Club per l'Unesco di Udine, ha presto condiviso le posizioni del leader Travain, disconoscendo legittimità a qualunque sistema dia campo di agire contro il supremo bene comune. Del pari, lo storico romano Alfredo Maria Barbagallo ha voluto sottolineare il valore storico della testimonianza di civile dissenso antisistema incarnata a Udine dal Fogolâr Civic ed altrove capillarmente da più o meno analoghe realtà sociali: una testimonianza che è antemurale contro il tracollo di una civiltà costituita attorno al bene dell'Uomo. Sulla stessa linea, le eminenti attiviste sig.ra Jolanda Deana, segretaria del sodalizio, Marisa Celotti, Milvia Cuttini. Così il priore della confraternita udinese del Santissimo Crocifisso, sig. Giuseppe Capoluogo. Un momento importante, insomma, per dissipare eventuali dubbi sull'orientamento del benemerito movimento civico che, procedendo dalla città di Udine, pur ostacolato dalla ricorrente censura da parte del maggiore quotidiano locale, ha tenuto campo per tre decenni sulla scena del vero civisimo friulano non creato ad arte dalla partitocrazia: Fogolâr Civic è antiliberista, perché umanista, comunitarista, patriottico, indisponibile a vedere asservita la propria gente a logiche estranee ad un bene comune autodeterminato, rispettoso del peculiare e dell'interesse comune, a procedere dal piccolo e dal basso, dalle realtà locali. “I centri commerciali di oggi sono sovente naturali 'nemici' delle nostre città storiche, delle nostre tradizionali reti economiche e sociali, per cui noi siamo 'nemici' di quei centri, dei loro sostenitori ed accolti, che additiamo come minaccia alla tenuta di un'economia a misura d'uomo e di comunità! Tanto per mettere le cose in chiaro e spiegare il senso socioculturale profondo di tante commemorazioni storiche relative a rivolte contro antichi attentati ad un bene collettivo!”.

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