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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Via San Osvaldo, 48

Chiusura dell'ex Encia: si lavora per non fare la fine dell'Ideal Standard di Zoppola

I dipendenti non si arrendono ma ipotizzano che la chiusura possa essere stata architettata già a fine 2015, durante la vendita fra le due multinazionali Nestlé e Bob Martin. Ora Sant'Osvaldo rischia seriamente di perdere la sua ultima attività manifatturiera

La situazione che sta coinvolgendo l'ex Encia e i suoi 74 dipendenti ricorda molto quella vissuta nell'estate del 2013 all'Ideal Standard Zoppola di Pordenone. Commesse previste fino al primo bimestre del 2018, pagamenti regolari, contributi versati puntualmente all'Inps e conti tutto sommato in regola ad eccezione delle consistenti fatture scoperte da saldare ai fornitori esterni. Insomma, a parte qualche campanello d'allarme, nessuno si sarebbe aspettato che alla riunione di ieri (chiesta 4 mesi fa per chiedere conto delle fatture scoperte) venisse annunciata la chiusura della storica attività produttiva di Sant'Osvaldo, presente nel quartiere dal 1965, fondata nel 1936 da Enzo Ciani e rilevata dalla Bob Martin alla Nestlé solamente un anno e mezzo fa. Le motivazioni dei vertici aziendali parlano di sito poco remunerativo e dall'alto costo se paragonato alle altre sedi del colosso inglese sparpagliate in giro per il mondo. Ma la senzazione che serpeggia fra i lavoratori è che la chiusura fosse già stata architettata dalla stessa Nestlé nel 2015, prima della vendita agli inglesi avvenuta il primo gennaio 2016. Questo anche per la mancanza di dirigenti o di vere e proprie figure di riferimento che non sono mai state inserite in questo periodo all'interno della struttura di Sant'Osvaldo. Era infatti presente solamente un direttore di facciata, privo di firma e in quiescenza dallo scorso mese.

VIDEO: L'intervista a Loretta Comici, rsu dell'azienda, presente ieri mattina all'incontro con i vertici e i legali della Bob Martin

Vertice in Regione

Alle 13.30 di oggi è stato fissato un incontro urgente fra il vicepresidente della Regione, l'assessore regionale al lavoro e i rappresentanti della Bob Martin. Al tavolo mancheranno i delegati sindacali ai quali è stato chiesto di non partecipare per non esacerbare gli animi. Bolzonello e Panariti cercheranno di trovare qualche compromesso che possa portare se non altro l'azienda a rimandare la sua decisione, almeno fino a quando non si trovi un nuovo acquirente. Questo, sempre che il sito produttivo udinese - che conta 64 mila metri quadri fra capannoni e campi - non sia già stato venduto ad un nuovo proprietario. (Qui come è andata a finire --> La Bob Martin conferma la chiusura alla Regione: nessun passo indietro).

Picchettaggio alla Bob Martin di Sant'Osvaldo

I lavoratori presidiano la sede

L'azienda produceva 5 mila tonnellate annuo di cibo e accessori per piccoli animali. Questo fino a ieri, quando alle 11.30,  dopo aver appreso la notizia e messo in sicurezza la fabbrica, sono state interrotte tutte le attività per iniziare uno sciopero che proseguirà fino alla prossima settimana. Poi si vedrà. In attesa notizie, fuori dalla sede di via San Osvaldo prosegue il picchettaggio dei lavoratori. Ieri notte il cancello è stato presidiato fino a mezzanotte, questa mattina e poi ripreso verso le 7.30. Nessuno ha intenzione di mollare ed è anche già circolata la voce di creare una cooperativa fra gli stessi dipendenti. Ma la vera ed unica speranza è che gli inglesi vendando ad un nuovo acquirente interessato davvero a portare avanti il sito produttivo.  Se le cose dovessero invece andare male ai 68 dipendenti a tempo indeterminato (sono esclusi ovviamente i 3 interinali e i 3 a tempo determinato) si prospettano 2 anni di disoccupazione NASpI.

Manifattura finita a Sant'Osvaldo

Questa mattina sono iniziate intanto anche le visite dei politici che provano a portare sostegno e solidarietà ai dipendenti: da Roberto Pascolat, segretario provinciale del Pd ed ex residente della zona, a  Eleonora Meloni, consigliera comunale delegata al quartiere di Sant'Osvaldo. «Questa decisione è un colpo all'anima del quartiere - ha riferito un'avvilita Meloni -. Quest'azienda rappresenta oltre 70 famiglie. Ora attendiamo l'evolversi degli incontri, certo è che se fosse confermata la cessazione dell'attività chiuderebbe l'ultima attività manifatturiera di Sant'Osvaldo». 

La condanna del sindaco Honsell

Anche il primo cittadino di Udine, accompagnato dall'assessore alla Cultura, Federico Pirone, ha fatto visita in mattinata ai dipendenti. "Trovo assolutamente vergognoso il comportamento tenuto dall'azienda Bob Martin nei confronti dei lavoratori della sede di Udine - ha dichiarato Honsell-. Ritengo quindi che sia assolutamente indispensabile intervenire a tutti i livelli per bloccare la messa in mobilità degli addetti, e mi metto a disposizione sia della Regione che delle organizzazioni sindacali per tutelare i diritti dei lavoratori. Sono particolarmente colpito da questa vicenda perché meno di due anni fa l'allora proprietaria dello stabilimento, Nestlè, aveva garantito che ci sarebbe stato un importante sviluppo della sede di Udine, una rassicurazione che invece è stata disattesa, e in un modo assolutamente ingiustificato e improvviso. Quella di S. Osvaldo è un'azienda molto importante nella storia di Udine, ma sono soprattutto i diritti dei lavoratori che non possono venire calpestati. Sono infatti assolutamente scandalizzato che nel XXI secolo possano ancora esserci aziende che non tengono conto del futuro dei loro lavoratori, e soprattutto che non abbiano piani industriali sostenibili a meno di due anni dall'avvio della loro gestione".

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