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Cronaca Ronchis

Caso Rizzetto, ora il padre della vittima denuncia l'investitrice

Il genitore del giovane deceduto nel 2014 ha contrattaccato su tutta la linea dopo la denuncia nei suoi confronti per presunte "minacce", chiedendo anche di indagare sulla terza auto coinvolta nell'incidente

La clamorosa denuncia nei suoi confronti per presunte “minacce” presentata dalla donna che gli ha ammazzato il figlio Marco in un incidente non ha affatto fermato la sete di verità e giustizia di Giorgio Rizzetto, anzi. Il genitore del 23enne di Portogruaro deceduto in modo tragico la sera del 2 maggio 2014 nella zona industriale East Gate Park della vicina Fossalta questa settimana ha contrattaccato su tutta la linea, presentando a sua volta una doppia denuncia: una querela presso i carabinieri di Portogruaro nei confronti della stessa investitrice, la 45enne Rosanna Tabino, di Ronchis (Udine), per omissione di soccorso, e un esposto presso la Procura di Pordenone in cui si chiede di fare luce sulla terza auto che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel sinistro creando quanto meno una “turbativa”. La conducente - secondo quanto ricostruito e poi riferito dallo studio legale che segue la famiglia di Rizzetto - «giustificherà la sua manovra scriteriata sostenendo di aver perso la testa perché inseguita da un’altra macchina, ma i familiari del ragazzo stanno ancora aspettando che dica la verità su questa terza macchina e su chi la guidasse».

«Negli atti della Procura è stata sviluppata una ricostruzione dei fatti solo parziale rispetto a quella emersa dalle indagini investigative dei carabinieri, liquidando l'incidente come un comune scontro tra due auto. Non si è tenuto conto che le investigazioni hanno portato a sostenere come quanto mai probabile la presenza di una terza autovettura che avrebbe scatenato la reazione scomposta della Tabino» spiega Rizzetto, assistito nella sua battaglia dall'Avvocato Matteo Liut, con studio Portogruaro, e da Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui la famiglia si è rivolta per ottenere giustizia, attraverso il consulente personale Diego Tiso.

«Purtroppo non è stata sviluppata alcuna indagine sulla presenza in loco di questa terza auto e la questione non è di poco conto. D'altra parte non può trattarsi in alcun modo di quella di mio figlio: non è possibile fare incidenti con chi ti ha puntato i fari contro se stai scappando dalla parte opposta. Il guidatore di questa terza auto, determinando la fuga irrazionale della vettura dove si trovavano i due amanti, ha concausato l'incidente di cui è rimasto vittima mio figlio, senza contare l'omissione di soccorso, essendosi dileguata, e articoli del codice penale inerenti» lamenta il papà di Marco, chiedendo al Pm di riaprire il fascicolo sui fatti di quel 2 maggio 2014 e di disporre indagini specifiche, come l'esame dei tabulati telefonici dei rispettivi coniugi dei due amanti, i primi “indiziati”.

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